Perché la geotermia potrebbe guadagnare posizioni tra le energie del futuro
Secondo le previsioni, i costi della geotermia di ultima generazione potrebbero scendere dell'80% entro il 2035. Ma occorrono più investimenti e politiche per abbattere gli ostacoli amministrativi.
La geotermia, una fonte di energia sotterranea in gran parte inutilizzata, potrebbe soddisfare fino al 15% della crescita della domanda globale di elettricità fino al 2050, se i costi dei progetti continueranno a diminuire. Ciò significherebbe l’impiego di una capacità geotermica pari a 800 gigawatt (Gw) in tutto il mondo, equivalenti all’attuale domanda di elettricità degli Stati Uniti e dell'India messi assieme. Il messaggio uscito dal nuovo rapporto “The future of geothermal energy” dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) è chiaro e invita i Paesi a portare la geotermia in cima all’agenda politica in tema energetico, incoraggiando gli investimenti e ampliando i programmi di ricerca.
Come riassume Fatih Birol, direttore della Iea, le nuove tecnologie stanno aprendo “nuovi orizzonti” per l’energia geotermica in tutto il mondo, e la crescita della filiera potrebbe generare “investimenti per un valore di mille miliardi di dollari entro il 2035 e di 2,5 mila entro il 2050”. Secondo l’Agenzia, molte tecniche per ottimizzare la produzione geotermica si baseranno su pratiche e trasferimento di conoscenze dall’industria petrolifera e gas.
Tra gli approcci più promettenti ci sono i sistemi geotermici potenziati (Egs), che permettono di sfruttare il calore della terra anche in aree prive di risorse naturali convenzionali. Per estrarre calore, si creano artificialmente fratture nelle rocce (spesso attraverso il fracking), in cui viene iniettata acqua che si riscalda nel sottosuolo e viene poi recuperata in superficie. Va detto che il fracking è una tecnica discussa e non priva di controindicazioni, dal rischio di terremoti alla contaminazione delle falde acquifere. Tuttavia, dice la Iea, “i nuovi approcci sperimentali Egs, come l'uso di pozzi orizzontali e pozzi rivestiti, abbinati a nuovi metodi di stimolazione, potrebbero aiutare a risolvere alcune di queste sfide”.
Tra gli strumenti più innovativi, il Rapporto indica anche i sistemi geotermici a circuito chiuso (Clgs), che utilizzano un meccanismo sigillato di tubazioni installate nel sottosuolo. Sfruttando semplicemente il calore conduttivo delle rocce, questo sistema non ne comporta la frattura (come il fracking) o l’accesso a fluidi naturali. I costi della geotermia di nuova generazione, riconosce la Iea, “sono al momento elevati rispetto ad altre tecnologie a basse emissioni”, ma con il giusto supporto politico potrebbero scendere dell'80% entro il 2035. A quel punto, i nuovi progetti potrebbero fornire elettricità al prezzo di circa 50 dollari per megawattora, il che renderebbe la geotermia una delle fonti di elettricità a basse emissioni più economiche e distribuibili. Intanto il settore sta attirando l'interesse di stakeholder al di fuori del settore energetico, comprese le aziende tecnologiche che cercano di soddisfare la domanda in rapida crescita di elettricità nei data center.
La fame di energia dell’AI fa crescere le startup geotermiche Usa
Le startup geotermiche stanno attirando l’attenzione di grandi aziende tecnologiche come Meta e Google, che cercano soluzioni energetiche sostenibili per i loro data center. Settore in crescita negli Stati Uniti, con investimenti stimati a 700 milioni di dollari negli ultimi tre anni.
di Flavio Fabbri
Resta centrale il nodo legato alle autorizzazioni e alla burocrazia, che si stanno rivelando un ostacolo per la realizzazione dei progetti geotermici, i quali possono richiedere fino a un decennio per raggiungere la piena operatività. Il Rapporto suggerisce ai governi una “semplificazione dei processi di autorizzazione”, consolidando e accelerando i passaggi amministrativi necessari per permettere di sviluppare il potenziale geotermico attraverso tecnologie di nuova generazione. Potrebbero anche essere presi in considerazione “regimi di autorizzazione geotermica dedicati”, separati dall’estrazione mineraria.
Oggi la geotermia contribuisce a poco più dell’1% della fornitura globale di elettricità rinnovabile. Solo 30 Paesi nel mondo, secondo le stime della Iea, hanno politiche in atto nel settore, a fronte degli oltre cento che hanno piani per il solare e l’eolico. Insomma, fa notare l’Agenzia, la geotermia convenzionale rimane una tecnologia “di nicchia”, con la maggior parte della capacità installata in Paesi che hanno attività vulcanica o attraversano faglie tettoniche, il che rende le risorse più facili da raggiungere. Stati Uniti, Islanda, Indonesia, Turchia, Kenya e Italia sono i leader del mercato geotermico, anche se un recente report di Rete Geotermica e The European House Ambrosetti ha mostrato come nell’ultimo quinquennio il nostro Paese abbia perso posizioni.
In Italia è la Toscana uno dei territori più ricchi di energia geotermica, in particolare nelle aree di Larderello, Monte Amiata e Travale-Radicondoli: qui la geotermia rappresenta il 70% della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili nella regione e copre il 34% del fabbisogno elettrico regionale.
Copertina: Anastasia R/pexels