Decidiamo oggi per un domani sostenibile

Google e i suoi “snippet”: il motore di ricerca ci dice ciò che vogliamo sentire?

Secondo lo studio di una piattaforma Seo, le notizie in primo piano mostrano informazioni contrastanti a seconda di come vengono formulate le domande. Mountain View replica: forniamo risultati imparziali.

martedì 12 novembre 2024
Tempo di lettura: min

Da una ventina d’anni Google è il motore di ricerca per eccellenza e controlla ancora il 90% delle esplorazioni online, nonostante l’ascesa delle intelligenze artificiali generative stia aprendo nuove sfide per il settore di ricerca tradizionale. Ma un recente studio di Dragon Metrics, piattaforma di ottimizzazione Seo, ha fatto emergere una questione spinosa: gli “snippet”, quei riquadri che Google propone in cima ai risultati di ricerca per rispondere immediatamente alle domande degli utenti, forniscono spesso risposte contraddittorie.

Vuoi ricevere le ultime novità sugli scenari futuri?
Iscriviti alla newsletter

L'utente autorizza il trattamento dei dati personali ai sensi del Gdpr 2016/679.

Secondo Sarah Presch, direttrice del marketing digitale presso Dragon Metrics e autrice dell’indagine, questo meccanismo non è casuale. Piuttosto, ha spiegato alla Bbc, risponde alla volontà di Google di accontentare l’utente, offrendo una verità che rifletta le convinzioni (e in alcuni casi i pregiudizi) di chi formula la domanda. A sostegno della sua tesi, Presch ha portato il caso del legame caffè-pressione alta: inserendo la query “collegamento tra caffè e ipertensione”, il frammento evidenziato cita uno studio della Mayo Clinic, secondo cui la caffeina può causare un “breve ma drammatico aumento della pressione sanguigna”. Tuttavia, scrivendo “nessun collegamento tra caffè e ipertensione”, Google mostra sempre uno snippet della Mayo Clinic, che questa volta afferma come la caffeina “non abbia un effetto a lungo termine sulla pressione.”

“Google seleziona parti del testo per rispondere al modo in cui la domanda viene posta,” ha osservato l’esperta. “Questo permette a chi cerca di trovare sempre la risposta che conferma la propria opinione.” Tale meccanismo si replicherebbe in altri ambiti, incluse le ricerche politiche: cercando “Kamala Harris è una buona candidata democratica”, Google può restituire un quadro positivo, attingendo a sondaggi e articoli che lodano la vicepresidente americana. Ma, con la query opposta “Harris è una cattiva candidata democratica”, i risultati appaiono molto più critici. Un meccanismo che, secondo la stessa Presch, rende inevitabilmente Google una “grande macchina di pregiudizi”.

Il pregiudizio di conferma

La psicologia ha dimostrato che le persone tendono a cercare informazioni che confermano le loro convinzioni esistenti. Questo fenomeno, noto come “pregiudizio di conferma”, è particolarmente insidioso perché spinge l’utente a rafforzare un ciclo di pensiero chiuso e autoreferenziale. “È come lasciare che un bambino scelga la sua dieta: finirebbe per mangiare solo cibo spazzatura,” ha commentato alla Bbc Mark Williams-Cook, esperto Seo e fondatore di AlsoAsked, un tool per l’analisi delle domande ricorrenti su Google.

La questione è ancora più critica visto che Google ha un potere enorme sulle informazioni alle quali accedono gli utenti: con oltre nove miliardi di ricerche al giorno, è il punto di partenza per la gran parte delle esplorazioni sul web. Tuttavia, gli esperti avvertono che i meccanismi di ranking e di selezione dei contenuti rischiano di filtrare le informazioni in modo parziale e, a volte, poco affidabile.

Novità per l’Ai, tra servizi a pagamento ed etichette identificative per le immagini

Gli elevati costi dell’intelligenza artificiale e i rischi della manipolazione di contenuti stanno portando le big tech a introdurre alcuni accorgimenti: per Google si parla di abbonamenti a pagamento, mentre Meta inserisce la sigla “made with Ai”.

Da parte sua, l’azienda di Mountain View difende l’algoritmo alla base della funzione “snippet” e sostiene di offrire risultati equilibrati. “Come motore di ricerca, Google mira a proporre contenuti di qualità che rispondano alla query,” ha affermato un portavoce del gruppo alla Bbc. “Ci impegniamo a fornire agli utenti una varietà di punti di vista, offrendo anche strumenti che permettano di valutare l’affidabilità delle informazioni.” Secondo Google sono gli utenti stessi, con le loro preferenze e scelte, a contribuire a creare il proprio ambiente informativo: più una persona clicca su fonti che rispecchiano la propria visione, più simili contenuti saranno mostrati in futuro.

Questa visione però non convince Presch, che osserva come Google, strutturato per massimizzare la soddisfazione dell’utente, finisca per sacrificare la neutralità e l’obiettività. “Google fa di tutto per dare agli utenti ciò che si aspettano, ma non sempre ciò che si aspettano è l’informazione più utile o accurata,” ha spiegato.

Il problema si potrebbe aggravare con l’introduzione di nuove funzionalità basate sull’intelligenza artificiale, come l’AI Overview e SearchGPT, con cui Google punta a diventare non più solo un motore di ricerca, ma un “motore di risposte”. L’obiettivo è offrire risposte direttamente sulla pagina dei risultati, limitando la necessità di consultare siti esterni. Un concetto che, come rileva Williams-Cook, solleva diverse questioni: “Se Google non si limita più a indirizzarti verso siti web ma risponde direttamente alle domande, diventa ancora più delicato fare la cosa giusta: c’è una sola possibilità di dare la risposta corretta”.

Copertina: Christian Wiediger/Unsplash