La sfida del raffreddamento sostenibile per contrastare il caldo estremo nel 2050
Entro metà secolo quasi una famiglia su due nel mondo potrebbe avere l’aria condizionata, ma l’accesso al raffrescamento sarà diseguale. Dall’isolamento ai materiali riflettenti fino all’ampliamento delle aree verdi, ecco le strategie più efficaci.
L’aumento delle temperature globali è sempre più preoccupante: il 2023 è stato l’anno più caldo registrato in 174 anni di osservazioni, con una temperatura media di 1,45°C oltre i livelli preindustriali. Per poter affrontare il caldo estremo e gli impatti negativi sulla salute e sulla produttività, sempre più persone e famiglie si doteranno di sistemi di raffreddamento. Secondo le stime di uno studio pubblicato a settembre sulla rivista Nature Communications e condotto dalla Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici, entro il 2050 la percentuale di famiglie che possiedono l’aria condizionata potrebbe passare dal 27% a una quota compresa tra il 33% e il 48%.
Tuttavia, l’accesso ai sistemi di raffreddamento rimarrà diseguale: secondo la ricerca, fino a quattro miliardi di persone non avranno l’aria condizionata. In aree particolarmente colpite, come il Sud dell’Asia e l’Africa sub-sahariana, sarà accessibile solo alle persone più ricche.
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Entro il 2100 alcune zone del mondo potrebbero risultare invivibili senza sistemi di refrigerazione, che in pochi si possono permettere. Bulbi umidi e isole di calore i pericoli più seri. L’America sperimenta nuove soluzioni, l’Ue arranca.
La diffusione dell’aria condizionata avrà conseguenze anche sulla domanda di energia e sulle emissioni di gas serra: entro la metà del secolo il consumo di energia elettrica residenziale per i sistemi di raffrescamento potrebbe raddoppiare, causando un incremento dell’anidride carbonica equivalente emessa da 590 a 1365 milioni di tonnellate.
Per questo, alla Cop28 di Dubai 64 Paesi hanno firmato il Global cooling pledge, impegnandosi a ridurre del 68% le emissioni legate al raffreddamento entro il 2050, a promuovere l’accesso al raffreddamento sostenibile entro il 2030 e ad aumentare del 50% l’efficienza media globale dei nuovi condizionatori.
La necessità di adottare soluzioni di raffrescamento sostenibile offre anche delle opportunità per le imprese: secondo una recente analisi congiunta dell’International finance cooperation (Ifc) e del Programma per l’ambiente delle Nazioni Unite (Unep), dal titolo “Cooler Finance: mobilizing investment for the developing world's sustainable cooling needs”, la domanda per sistemi di raffreddamento nei Paesi in via di sviluppo raddoppierà, passando dagli attuali 300 miliardi di euro a 600 miliardi all’anno nel 2050. Il mercato principale sarà rappresentato dalla Cina, ma nei prossimi 25 anni la crescita avverrà soprattutto nel Sud dell’Asia e in Africa.
Per contenere l’impatto sull’ambiente dei sistemi di raffrescamento, sarà fondamentale attuare soluzioni di raffrescamento passivo che permettono di ridurre la temperatura degli edifici senza utilizzare energia, ma anche abbassare le bollette dei consumatori, contribuendo a un risparmio stimato di oltre cinquemila miliardi di dollari nei prossimi 25 anni. Queste strategie includono l’isolamento, i materiali riflettenti, l’ampliamento delle aree verdi e le tecnologie energeticamente efficienti.
Sarà inoltre necessario garantire alla popolazione l’accesso alle risorse finanziarie per adottare nuove tecnologie sostenibili: per colmare il deficit nell’accesso ai sistemi di raffreddamento saranno necessari tra 400 miliardi e 800 miliardi di dollari, secondo le stime dell’Ifc e dell’Unep, oltre a una maggiore cooperazione tra governi, settore privato, imprese locali per accelerare la fornitura di risorse economiche e sviluppare un quadro normativo favorevole alla diffusione di soluzioni sostenibili.
Consulta il report dell’Ifc e dell’Unep
Copertina: Kévin JINER/Unsplash