Rispondere al telefono non va più di moda, secondo Gen Z e Millennials
Uno studio ripreso dalla Bbc mostra che il 23% delle persone tra 18 e 34 anni non risponde alle chiamate. La spiegazione è nella scelta di altre forme di comunicazione, ma anche nella paura di esporsi. Vedremo l’estinzione delle telefonate?
Ho 30 anni, e se chiamo una mia coetanea o un mio coetaneo ho una possibilità su quattro che non mi risponda. Non è solo un’impressione personale, perché questa statistica è stata confermata da un recente sondaggio di Uswitch, piattaforma per la comparazione di servizi telefonici (e non solo), ripreso da un articolo pubblicato recentemente sul sito della Bbc. Lo studio, che ha interpellato 2mila cittadini britannici dai 18 ai 34 anni, stima che il 23% degli intervistati non risponde mai alle chiamate. In altre parole, a Gen Z e Millennials non piace rispondere al telefono. Ma perché?
Mandami un messaggio
Ricevere una chiamata inaspettata, peggio ancora se il numero non è salvato in rubrica, è sinonimo di cattive notizie per chi oggi viene identificato come un giovane adulto. Infatti, il 56% di chi ha risposto al sondaggio realizzato da Uswitch dà per scontato che una telefonata non programmata di amici o familiari porti con sé “accolli” che preferirebbe non prendersi. Vengono invece di gran lunga preferiti i messaggi in chat: secondo lo studio, quasi due terzi degli intervistati, il 61% di loro, li preferisce a una chiamata tradizionale.
Ma le chat non sono le uniche a essere scelte in alternativa alle chiamate. Il 48% degli intervistati tra i 18 e i 34 anni dice di sentirsi più a proprio agio a comunicare tramite i social network piuttosto che al telefono, mentre il 37% preferisce i messaggi vocali alla chiamata dal vivo. Sono quindi preferite altre forme di comunicazione alla classica (lo sarà ancora per molto?) telefonata.
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Identità generazionali e comunicazione
Ma quindi perché Gen Z e Millennials stanno abbandonando le telefonate? Secondo Yasmine Rufo, l’autrice dell’articolo pubblicato dalla Bbc, è una questione di identità generazionali. La generazione che era adolescente tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ’90 è cresciuta, e si è soggettivata in quanto gruppo, alzando la cornetta del telefono, rigorosamente fisso. Tutto il contrario per la mia generazione, che è stata praticamente tirata su a pane e Sms. Ancor peggio (o meglio?) per chi è nato dopo di me, ovvero per chi ha potuto avere accesso fin da piccolo a Whatsapp, e quindi alla possibilità di inviare messaggi istantanei in modo illimitato.
Per noi Millennials e Gen Z, semplicemente, inviare un messaggio è più normale che rispondere o effettuare una chiamata. Nell’articolo di Rufo, la dottoressa Elena Touroni, consulente psicologa, afferma che “Le telefonate sono più esplicite e richiedono un livello di intimità più elevato, mentre la messaggistica è distaccata e permette di entrare in contatto senza sentirsi vulnerabili o esposti”. “I giovani”, visto che hanno da sempre avuto la possibilità di evitarlo, “non hanno sviluppato l'abitudine di parlare al telefono, [e] ora si sentono strani perché [non rispondere al telefono] non è la norma”.
Infatti per la generazione più anziana, rispondere al telefono è, a tutti gli effetti, la normalità: sempre secondo il sondaggio di Uswitch, solo l’8% degli intervistati di più di 55 anni ha risposto con “sono d’accordo” o “sono molto d’accordo” alla domanda “non rispondo mai al telefono quando ricevo una chiamata”.
Chiamami, ma solo se è per una buona ragione
Stiamo andando verso l’estinzione degli squilli? In realtà no, le chiamate hanno ancora un senso, ma non quello che gli viene attribuito comunemente. Per esempio, Uswitch fa una classifica dei motivi per cui “vale la pena” ricevere una chiamata, e per il 59% degli intervistati “farsi una chiacchiera generica” è per esempio una buona ragione. Condividere una buona notizia via messaggio, e non con una telefonata, è considerato come un’offesa per quasi metà degli intervistati (46%). Ma il telefono ha una sua giustificazione non solo per comunicare dal vivo cose belle, infatti, per il 56% degli intervistati è giusto effettuare una chiamata per dare supporto a un amico o a un famigliare che sta passando un brutto momento, mentre fare una telefonata per annunciare la morte di una persona cara è giustificato per il 56% dei rispondenti.
Copertina: 123.rf