Gli Zoomers, più ricchi dei Millennials e dei Boomers, guardano al lavoro in modo diverso
Nonostante i luoghi comuni, la Generazione Z se la cava bene finanziariamente e il timore di condizioni di vita peggiori di quelle dei padri non riguarda i ragazzi dei Paesi emergenti e in via di sviluppo.
Della generazione Z, i nati tra il 1997 e il 2012, si dice sempre siano tristi per colpa degli smartphone e che non abbiano voglia di lavorare. La Generazione ansiosa è il titolo del recente libro dello psicologo sociale americano Jonathan Haidt.
Haidt ritiene che l'ambiente digitale in cui gli “Zoomers” sono cresciuti abbia alimentato “un’epidemia” di sofferenza psichica. Si attribuisce questo fenomeno alla costante esposizione a stimoli digitali che generano dopamina, come i like, i retweet e i commenti, creando una dipendenza che allontana dalla realtà circostante. Questo “collasso esistenziale” è stato associato alla diffusione degli smartphone e alla costante connessione alla rete, impedendo un ritorno a un mondo senza filtri. I dati mostrano un aumento significativo nei tassi di depressione, tentativi di suicidio o pensieri suicidari tra gli adolescenti e i ventenni, soprattutto tra le ragazze.
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Davanti al Congresso americano la difesa degli amministratori delegati delle Big tech, accusati di non aver fatto abbastanza per salvaguardare i giovani online. Video e testo integrali.
Ma non tutti sono d'accordo con le tesi di Haidt. E l'accanimento sull'ansia degli Zoomers ha oscurato un altro aspetto che distingue questa generazione, scrive l’Economist in due recenti articoli.
Innanzitutto il giornale suggerisce di non adottare un punto di vista troppo occidentale riguardo alla questione dei giovani e della tecnologia. Mentre i giovani della nostra parte del mondo spesso temono di avere un futuro peggiore rispetto ai loro genitori, in molti Paesi in via di sviluppo la situazione è opposta. Grazie alla crescita e alla diffusione della tecnologia, i giovani di luoghi come Giacarta, Mumbai o Nairobi sono generalmente in una posizione migliore rispetto alle generazioni precedenti. Sono più benestanti, più sani e istruiti, e coloro che hanno accesso agli smartphone sono più informati e connessi. Non sorprende quindi che un sondaggio delle Nazioni unite del 2021 abbia rilevato che i giovani nelle economie emergenti sono più ottimisti rispetto a quelli nei Paesi più sviluppati.
In termini finanziari, sostiene sempre l’Economist, la Gen Z sta facendo straordinariamente bene: secondo l’analisi del settimanale, la generazione precedente, i Millennials (nati tra il 1981 e il 1996) si è presentata nel mondo del lavoro negli anni caratterizzati dalla depressione del 2008, quindi con un atteggiamento timido e poco incline a contrattare sui loro diritti. Invece gli Zoomers sanno che lasciando un impiego non avranno difficoltà a trovarne un altro (una situazione che difficilmente riflette la realtà italiana).
Questo, a sua volta, sta cambiando il loro rapporto con il lavoro. Circa la metà dei cosiddetti Zoomers ha già un impiego. “In un posto di lavoro medio in America, il numero di persone della Gen Z che lavorano a tempo pieno sta per superare il numero di Baby boomers a tempo pieno, quelli nati dal 1945 al 1964, le cui carriere si stanno concludendo. L’America conta oggi più di 6mila amministratori delegati e mille politici Zoomer”.
I salari degli Zoomers sono più alti in termini reali di quelli dei Millennials e dei Boomers alla stessa età. E tendono ad aumentare. Negli Stati Uniti, la crescita della paga oraria per i giovani tra i 16 e i 24 anni ha recentemente superato il 13% su base annua, rispetto al 6% registrato per i lavoratori tra i 25 e i 54 anni. In Gran Bretagna, dove la paga dei giovani è valutata in modo diverso, la media dell'incremento salariale orario per le persone di età compresa tra i 18 e i 21 anni è aumentata del 15% nell'ultimo anno. Questo supera notevolmente gli aumenti salariali riscontrati negli altri gruppi di età. In Nuova Zelanda, la paga oraria media per le persone di età compresa tra i 20 e i 24 anni è aumentata del 10%, rispetto a una media del 6% per altre fasce di età. Molti hanno scelto di studiare materie che li aiutino a trovare lavoro. In Gran Bretagna e in America gli Zoomers evitano le materie umanistiche e scelgono invece materie più evidentemente utili come l'economia e l'ingegneria.
Inoltre, sottolinea il settimanale britannico, la generazione Z sta già esercitando un notevole impatto sul mondo del lavoro. Con un senso di potere contrattuale più forte rispetto ai loro predecessori, i membri di questa generazione, molto più attenti alla qualità della vita, sono sempre meno disposti a sacrificarla sull’altare del lavoro e preferiscono cercare opportunità migliori. Questo atteggiamento può spaventare i datori di lavoro ma potrebbe portare a un miglioramento complessivo delle retribuzioni e dei benefici per tutti i dipendenti. La generazione Z è anche particolarmente attenta alla questione del cambiamento climatico, influenzando positivamente le politiche e le azioni dei governi.
Copertina: Ben Collins/unsplash