Il mondo può diventare più intelligente? Sì, garantendo cibi adeguati all’infanzia
Cresce il livello medio di QI, ma non per tutti: la malnutrizione arresta lo sviluppo di milioni di bambini. All’origine non solo la povertà, ma anche cattive abitudini di alimentazione.
Oggi le persone sono più intelligenti rispetto al passato: uno studio condotto in 72 Paesi ha rilevato che tra il 1948 e il 2020 il quoziente intellettivo (QI) medio è cresciuto di 2,2 punti per decennio. L’aumento dei livelli di QI è dovuto in particolare al miglioramento dei livelli di nutrizione e di istruzione nel mondo. “Come i muscoli hanno bisogno di cibo e di esercizi per crescere forti, così il cervello ha bisogno dei giusti nutrienti e attività per svilupparsi” scrive il settimanale inglese The Economist. Fondamentali, in particolare, l’alimentazione delle donne in gravidanza e dei bambini nei primi mille giorni dalla nascita, un periodo in cui si sviluppano milioni di sinapsi.
Per mantenere l’aumento dei livelli di Qi anche nei prossimi anni occorre ridurre ulteriormente i tassi di malnutrizione. I dati sono incoraggianti: a livello globale la percentuale di bambine e bambini di età inferiore a 5 anni sottosviluppati, ovvero più piccoli rispetto alla media, è diminuita dal 33% nel 2000 al 22% nel 2022. Il numero di Paesi in cui i bambini non assumono abbastanza iodio, fondamentale per lo sviluppo, sono passati da 113 nel 1993 a 19 nel 2022. I tassi di fecondità, tuttavia, sono più alti nei Paesi dove la malnutrizione è più diffusa. Secondo le stime dell’Economist, nel 2050 il 67% delle bambine e dei bambini nascerà in Paese dove il tasso di arresto della crescita è superiore al 20%, in crescita rispetto all’attuale 64%. Per questo ci potrebbero essere conseguenze sui livelli cognitivi delle prossime generazioni.
La posta in gioco è alta: alimentazioni inadeguate possono comportare una perdita di produzione pari al 6% del Pil mondiale, una percentuale doppia per i Paesi in via di sviluppo. Le guerre sono tra le principali cause della fame e della malnutrizione: tra i 29 Paesi che nel 2022 presentavano alti tassi di arresto della crescita, più della metà era coinvolta in conflitti. Anche la povertà e una scarsa attenzione a un’alimentazione sana contribuiscono ai livelli di malnutrizione. In altri casi le carenze alimentari si sviluppano già durante la gravidanza: in alcune società patriarcali, infatti, gli uomini mangiano per primi e consumano la maggior parte delle proteine, privando le donne di una alimentazione adeguata.
Come si può intervenire? “Molto dipende dall’insegnare alle famiglie le basi. Le Ong spesso formano la popolazione locale a educare i propri conoscenti, dato che ci si può fidare di più di un vicino di casa rispetto a uno sconosciuto con un tablet” scrive l’Economist. Alcuni piani di formazione prevedono anche piccoli compensi in denaro, come quello del Programma alimentare mondiale (World food programme) e del governo ugandese che offre 20 dollari al mese per due anni a 13mila madri e consigli per crescere frutta e verdura nei propri orti e per dare cibo di qualità ai propri figli. In altri casi vengono distribuiti alle famiglie in difficoltà prodotti alimentari di base fortificati, ovvero cibi a cui sono stati aggiunti micronutrienti, come vitamine o minerali, per migliorarne la qualità nutrizionale.
Fonte copertina: Tumisu / Pixabay