Oltre il 2030: un piano per adattare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile
In un articolo su Nature dieci studiosi, tra cui Johan Rockström e Jeffrey Sachs, propongono sei priorità per estendere i 17 Obiettivi al 2050, tra limiti planetari e riforma dell’architettura finanziaria.
Quasi nove anni dopo l’approvazione dell’Agenda 2030 i progressi non sono sufficienti per il raggiungimento dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs nell’acronimo inglese). A livello globale solo il 20% dei Target potrebbe essere raggiunto entro il 2030. Anche in Italia, come rileva il Rapporto ASviS 2023, la situazione non è incoraggiante, con un peggioramento rispetto al 2010 riscontrato per sei dei 17 SDGs. In vista del Summit sul futuro delle Nazioni unite, in programma a settembre, dieci studiosi, tra cui lo scienziato Johan Rockström e l’economista Jeffrey Sachs, hanno pubblicato sulla rivista Nature un piano d’azione per adattare ed estendere i 17 Obiettivi al 2050, individuando Target intermedi al 2030 e al 2040. “Alcuni Obiettivi possono e devono essere raggiunti entro il 2030. Per altri c’è bisogno di più tempo e coraggio, come la creazione di sistemi energetici a zero emissioni di carbonio” si legge nell’articolo. Sei le priorità individuate dagli autori per guidare le politiche nazionali e globali fino al 2050, qui di seguito riassunte.
- Estendere e rafforzare il quadro di riferimento
L’adattamento degli Obiettivi al 2050 rende necessario il coinvolgimento nelle consultazioni degli scienziati, delle popolazioni indigene, delle comunità marginalizzate e del settore privato perché “l’inclusione è essenziale per mantenere la consapevolezza e la legittimazione di cui il piano gode oggi”. Fondamentale anche raggiungere un accordo sulla regolamentazione dell’intelligenza artificiale affinché si possano ridurre i suoi potenziali effetti negativi. Il punto di partenza è la Dichiarazione di Montreal sulla sostenibilità nell’era digitale che nel 2020 ha posto le basi perché le innovazioni tecnologiche possano garantire uno sviluppo sostenibile per tutte e tutti. Gli Stati dovranno, inoltre, tenere in considerazione gli impatti transnazionali delle politiche adottate per evitare che i progressi di un Paese compromettano lo sviluppo di un altro.
- Garantire un pianeta sano
Sei dei nove limiti planetari, tra cui il cambiamento climatico e la biodiversità, rischiano di essere superati, con gravi conseguenze anche per il contrasto alla povertà e alla fame. Gli scienziati devono quindi rivedere i Target degli Obiettivi di sviluppo sostenibile per invertire la perdita di biodiversità, rigenerare gli ecosistemi e raggiungere la neutralità carbonica. La buona notizia è che esistono accordi di riferimento, come la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici e la Convenzione sulla diversità biologica; ora occorre concentrarsi sulle soluzioni. Tra le azioni da adottare, gli autori suggeriscono l’introduzione di una tariffa da pagare per le attività dannose per l’ambiente e la fine degli investimenti insostenibili.
- Migliorare la pianificazione e la cooperazione
Le politiche dei Paesi dovranno allineare le priorità nazionali con gli obiettivi globali, promuovendo strumenti e partnership per coinvolgere la cittadinanza e per costruire infrastrutture digitali sostenibili. Data la natura globale delle crisi da affrontare, sarà necessario rafforzare la cooperazione regionale soprattutto nella gestione delle risorse comuni, come le foreste e i bacini idrici. Per questo occorre migliorare la condivisione transnazionale dei dati e delle informazioni.
- Indirizzare gli investimenti e la finanza
Gli investimenti pubblici dovranno essere destinati allo sviluppo complementare di capitale umano, economico e naturale. Risulta cruciale la riforma dell’architettura finanziaria globale, affinché i Paesi a basso e medio reddito possano accedere a fondi a lungo termine e bassi tassi di interesse. Le istituzioni finanziarie regionali dovrebbero, inoltre, favorire i progetti transnazionali che supportano l’attuazione degli Obiettivi.
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- Adottare approcci basati sulle missioni
Stabilire missioni con obiettivi specifici può trasformare le sfide attuali in indicazioni pratiche per il percorso da seguire. La missione dell’Unione europea “Restore our ocean and our waters”, ad esempio, prevede la riduzione dei rifiuti di plastica nel mare del 50% entro il 2030. L’impegno per il raggiungimento di una missione, inoltre, permette di coinvolgere settori diversi e di moltiplicare i risultati degli investimenti, aumentando ad esempio la produttività e le opportunità lavorative. In altri casi i benefici possono essere inaspettati: le missioni Apollo della Nasa, ad esempio, hanno permesso di sviluppare le fotocamere per i telefoni, le coperte isotermiche e il latte in polvere.
- Incoraggiare il cambiamento e la responsabilità
I Paesi ad alto reddito devono continuare a supportare i progressi verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, prestando particolare attenzione agli Stati più vulnerabili ai cambiamenti climatici. Occorre, inoltre, adottare meccanismi di accountability, attualmente irregolari, per controllare la responsabilità degli attori a livello locale, nazionale e globale. Gli autori suggeriscono di introdurre un sistema di analisi delle azioni da parte di Stati terzi e di riconoscimento per i Paesi con le migliori performance. “Sono necessari urgentemente strumenti nuovi per rendere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile più importanti politicamente per i governi” scrivono gli autori.
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