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Studio Nature: il lavoro ibrido aumenta la soddisfazione senza ridurre la produttività

Lavorare da remoto due giorni alla settimana farebbe calare anche i tassi di dimissione, con conseguente risparmio economico per le aziende. Lo rivela un esperimento condotto in una multinazionale cinese dai ricercatori di tre università.

mercoledì 19 giugno 2024
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Da quando si sono diffuse modalità di lavoro agile a causa delle restrizioni per la pandemia da Covid-19, c’è stato un grande dibattito sull’impatto di questi nuovi modelli: la produttività calerà? Rallenterà l’innovazione? I lavoratori e le lavoratrici avranno effettivamente più tempo libero? Uno studio randomizzato condotto da ricercatori dell’Università di Stanford, dell’Università di Hong Kong e di quella di Pechino, pubblicato il 12 giugno sulla rivista scientifica Nature, ha dimostrato che il lavoro ibrido, un modello che combina il lavoro tradizionale a quello da remoto, aumenta i livelli di soddisfazione e riduce i tassi di dimissione, in particolare tra le donne, tra i non manager e tra i lavoratori che devono percorrere un lungo tragitto casa-lavoro. La ricerca è stata condotta per sei mesi tra il 2021 e il 2022 nella sede di Shanghai di Trip.com, uno dei principali tour operator cinesi. I 1612 dipendenti coinvolti sono stati divisi in due gruppi: alcuni di loro hanno potuto lavorare da casa due giorni su cinque, mentre altri sono andati in ufficio tutti e cinque i giorni.

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I risultati della ricerca sono positivi. Il lavoro ibrido non ha avuto nessun impatto sulla produttività delle lavoratrici e dei lavoratori, né in senso positivo né in senso negativo: non sono stati osservati cambiamenti né nelle valutazioni sulla performance da parte di clienti, colleghi e responsabili né nei tassi di promozione. Risultati che hanno fatto cambiare idea ai 359 manager coinvolti nello studio, che sono passati da un’opinione negativa a una positiva dopo l’esperimento.

I dipendenti che hanno potuto lavorare alcuni giorni anche da casa si sono detti maggiormente soddisfatti dell’equilibrio tra lavoro e vita privata rispetto a chi è dovuto andare in ufficio tutti i giorni. Lo studio ha dimostrato che i tassi di dimissione tra chi adotta una modalità ibrida sono diminuiti di un terzo, permettendo all’azienda di risparmiare. Secondo le stime di Trip.com, infatti, ogni dimissione comporta costi di assunzione e formazione pari a 20mila dollari statunitensi. L’azienda ha deciso quindi di estendere il lavoro ibrido a tutti i dipendenti. La scelta è stata pubblicamente annunciata e ha ricevuto un’ampia copertura dai media cinesi, portando altre aziende impiegate nel settore tecnologico ad adottare politiche simili.

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La ricerca ha permesso di evidenziare i vantaggi che derivano da una formula ibrida: le aziende risparmiano grazie alla riduzione dei costi legati alle dimissioni, mentre aumenta il benessere dei dipendenti, si riduce lo stress del pendolarismo e si facilitano le attività legate alla cura dei figli. Un modello vincente che potrebbe essere applicato da un numero crescente di imprese.

Copertina: Christin Hume/unsplash