Come le isole Tuvalu resistono alla scomparsa, tra “asilo climatico” e cloni digitali
L’arcipelago del Pacifico verrà sommerso entro i prossimi cento anni. Accordi di migrazione con l’Australia per gli 11.200 abitanti. Ma anche digitalizzazione del territorio nel metaverso, per ricordare “quella che una volta era la nostra casa”.
Le isole Tuvalu nell’Oceano Pacifico saranno il primo Stato insulare ad avere un clone digitale. Il motivo? Preservare la storia, la geografia e la cultura di questo Paese di 11.200 abitanti che, in un lasso di tempo compreso tra i 50 e i 100 anni, sarà probabilmente sommerso dall’acqua. Una condizione comune a centinaia di piccole isole disseminate nel Pacifico. Nel caso di Tuvalu, il livello del mare è aumentato di quasi 10 centimetri negli ultimi 30 anni, e aumenterà di altrettanti entro il 2050.
Gli abitanti si stanno quindi preparando all’inevitabile, o quasi. Tra le prime azioni, una modifica della Costituzione approvata dal Parlamento per chiarire che la nazione manterrà la sua natura di Stato, anche senza un territorio fisico, preservando le prerogative di sovranità.
Poi, un accordo, noto come "Unione Falepili", siglato a novembre con la vicina Australia. Il documento si concentra su tre aspetti: cooperazione climatica, mobilità e sicurezza.
Sul primo punto, i tuvaluani hanno chiarito la loro intenzione di continuare ad abitare le isole fin quando diventerà impossibile fare altrimenti. Per questo, hanno richiesto fondi per misure di adattamento da applicare sul territorio. L’Australia si è impegnata a fornire 11 milioni di dollari al Progetto di adattamento costiero di Tuvalu (che riceve già 36 milioni dal Fondo verde per il clima istituito alla Cop16 di Cancun nel 2010) per finanziare misure di bonifica e rafforzamento delle coste.
Anche abbattendo le emissioni il mare salirà: occorre adattarsi all’inevitabile
Il livello delle acque aumenterà di 10-25 centimetri entro il 2050 e continuerà a crescere nella seconda metà del secolo. Dalle isole galleggianti alle città spugna: ecco come i Paesi provano ad affrontarlo.
Secondo punto: la mobilità. Il governo di Canberra ha promesso che accoglierà i tuvaluani, garantendo loro l’asilo climatico e l’accesso a istruzione, lavoro e protezione sociale. Il tetto massimo di accoglienza sarà però di 280 persone l’anno.
Le misure di “sicurezza” costituiscono la parte dell’accordo che ha fatto più discutere. In cambio dell’accoglienza, il governo australiano si è assicurato di poter esercitare un ruolo forte nelle decisioni di politica estera di Tuvalu. Le isole dovranno infatti concordare con l’Australia le nuove partnership bilaterali che toccano il tema della sicurezza o della difesa. Questa richiesta dell’Australia è volta a contenere la crescente influenza della Cina nel Pacifico meridionale, prevenendo eventuali accordi.
Alcuni analisti hanno criticato il trattato, parlando di derive “neocoloniali” e di una “vittoria unilaterale” per l’Australia. Motivo per cui, anche a causa delle forti pressioni dell’opposizione del governo di Tuvalu, l’accordo verrà probabilmente rinegoziato.
Altre critiche sono piovute sull’Australia, Paese tra i più grandi esportatori di combustibili fossili al mondo, per le mancate misure di mitigazione contro la lotta al riscaldamento globale. “Se l'Australia vuole fornire un percorso umanitario ai tuvaluani, il modo migliore per farlo è ridurre le proprie emissioni, smettere di aprire miniere di carbone e smettere di esportarlo”, hanno commentato le forze di opposizione di Tuvalu.
Accordi o meno, però, queste isole saranno probabilmente condannate a scomparire. Perciò Simon Kofe, ministro degli Esteri di Tuvalu, ha dichiarato che la nazione diventerà il primo Stato digitalizzato nel metaverso. L’annuncio è stato lanciato attraverso un video, girato dalla versione “digitale” dell’isolotto di Te Afualiku, uno dei primi territori dell’arcipelago destinati a essere sommerso dall’acqua. Il video si conclude con una simulazione dell'isolotto nel metaverso, suggerendo come apparirebbe la copia virtuale del Paese.
"Isole come questa non sopravviveranno al rapido aumento della temperatura, all'innalzamento del livello del mare e alla siccità”, ha detto Kofe. “Quindi le ricreeremo virtualmente. Pezzo dopo pezzo preserveremo il nostro Paese, forniremo conforto alla nostra gente e ricorderemo ai figli e ai nipoti quella che una volta era la nostra casa”.
Immagine di copertina: Christoph Burgdorfer/unsplash