Il futuro degli embrioni artificiali: progressi scientifici e dilemmi etici
Mentre la ricerca promette innovazioni tecnologiche e nuovi sviluppi medici, si aprono le sfide normative e giuridiche: al centro del dibattito la definizione legale di "embrione".
“Entro due-cinque anni saranno prodotti embrioni animali in grado di raggiungere lo stadio fetale” ha dichiarato Naomi Moris, biologa dello sviluppo presso il Francis Crick Institute di Londra, in un approfondimento dell’Economist dedicato al tema. Negli ultimi anni, infatti, la ricerca sugli embrioni artificiali ha fatto passi da gigante, aprendo nuove prospettive per lo studio dell'embriologia e della gravidanza. In particolare, l’uso delle cellule staminali permette di creare embrioni senza spermatozoi né ovuli. Tuttavia, questa frontiera scientifica solleva complesse questioni etiche, essendo gli embrioni artificiali sempre più simili a quelli reali.
Nel 2022 due team, uno guidato da Magdalena Zernicka-Goetz, biologa del California Institute of Technology all'Università di Cambridge, e l'altro da Jacob Hanna del Weizmann Institute of Science in Israele, hanno condotto alcuni studi che hanno portato alla creazione di embrioni di topo con caratteristiche sorprendentemente realistiche, come intestino rudimentale, cervello e cuore pulsante. Gli embrioni umani invece, progettati per imitare le prime fasi dello sviluppo, promettono approfondimenti cruciali nell'embriologia e nella comprensione delle anomalie dello sviluppo e potrebbero rivoluzionare la ricerca sulla fertilità e sulla fecondazione assistita offrendo alternative eticamente accettabili rispetto agli embrioni tradizionali.
Jacob Hanna suggerisce che gli embrioni più sviluppati potrebbero diventare una fonte di cellule utili per trattamenti medici. Ad esempio, il trapianto di midollo osseo geneticamente identico potrebbe aprire nuovi orizzonti nella cura della leucemia. Ancora, dal 50esimo giorno circa, gli embrioni potrebbero sviluppare le gonadi, dando la possibilità alle donne che affrontano difficoltà nella fase di concepimento di ricevere un insieme di ovuli appena generati e pronti per l'utilizzo (l'azienda del dottor Hanna, Renewal Bio, sta perseguendo questo obiettivo).
Tuttavia, la stretta regolamentazione della ricerca sugli embrioni umani, con limiti temporali di 14 giorni, solleva dubbi sulla valutazione accurata degli embrioni più “anziani” e sulla necessità di una ridefinizione normativa.
L'evoluzione della ricerca potrebbe portare a embrioni animali in grado di raggiungere lo stadio fetale, aprendo interrogativi sulla regolamentazione e la definizione legale di "embrione". La proposta della biologa Naomi Moris per una definizione basata sul potenziale di sviluppo del feto potrebbe contribuire a chiarire il quadro normativo, anche se la verifica di questo potenziale potrebbe essere complessa: l'unico modo per sapere con certezza se un embrione può svilupparsi in un feto è quello di testarlo e vedere i risultati. Ma un esperimento del genere potrebbe violare la legge in caso di successo.
Fonte dell'immagine di copertina: Louis Reed/unsplash