Weo: la crisi energetica potrebbe essere un punto di svolta per la transizione verde
Cresceranno le rinnovabili, nonostante l’aumento contingente della domanda di petrolio e carbone. Ma con le politiche attuali i fossili saranno ancora al 60% del mix energetico nel 2050 e l’aumento delle temperature arriverà a 2,5 gradi.
di Flavio Natale
La crisi energetica globale innescata dall'invasione russa dell'Ucraina sta avendo implicazioni di vasta portata per famiglie, imprese e intere economie, stimolando risposte a breve termine da parte dei governi e generando un dibattito approfondito sugli strumenti adatti a ridurre il rischio di interruzioni future dell’approvvigionamento energetico. Questo il tema caldo al centro del World energy outlook 2022, il rapporto che l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) stila annualmente per fare il punto sullo stato delle risorse energetiche globali.
Il primo punto su cui si concentra l’Iea riguarda i prezzi elevati dell'energia, che stanno causando un “enorme trasferimento di ricchezza” dai consumatori ai produttori: per il petrolio si è registrato un ritorno ai prezzi record del 2014, mentre per il gas naturale si parla di valori “senza precedenti”. Questo gioco al rialzo ha coinvolto le rinnovabili solo in modo marginale, “sottolineando che questa è una crisi in cui le transizioni energetiche sono la soluzione, piuttosto che il problema”.
C’è inoltre da considerare che questo aumento dei prezzi ha generato, “per la prima volta in un decennio”, un incremento del numero di persone senza accesso all'energia. È probabile che circa 75 milioni di persone che hanno recentemente ottenuto l'accesso all'elettricità perdano la capacità di pagarla, e cento milioni di persone potrebbero tornare all'uso della biomassa tradizionale per cucinare.
Se è vero però che la crisi fornisce una spinta a breve termine alla domanda di petrolio e carbone, i “guadagni duraturi” proverranno da fonti a basse emissioni, principalmente rinnovabili, ma anche da nuovi impianti nucleari. Nello Stated Policies Scenario (Steps), ovvero lo scenario che segue l’andamento delle politiche attuali, la crescita della domanda globale di energia (circa l'1% all'anno fino al 2030) viene “soddisfatta quasi interamente” dalle energie rinnovabili. I mercati emergenti e le economie in via di sviluppo, come l'India, si stanno rifornendo di una “gamma più ampia” di fonti energetiche, rinnovabili e non, e di nuove tecnologie, mentre nelle economie avanzate le uniche fonti di energia che mostrano una crescita sensibile sono quelle a basse emissioni – un dato dovuto anche alle politiche attuate a livello europeo (Green Deal) e statunitense (Inflation reduction act) per potenziare l’economia dell’energia pulita.
È inoltre da notare che con la perdita del suo più grande mercato di esportazione in Europa, la Russia affronterà la prospettiva di un ruolo molto ridotto negli affari energetici internazionali, con un significativo impatto sulla distribuzione di combustibili fossili. Dopo i flussi di esportazione record registrati nel 2021 (30% del mercato di gas globale), nello scenario Steps le esportazioni russe scenderanno al 15% nel 2030, mentre nell’Announced pledges scenario (Aps), ovvero la previsione che presuppone che tutti gli obiettivi ambiziosi annunciati dai governi siano raggiunti in tempo, si parla di un crollo al 10%.
Per la prima volta, inoltre, anche nello scenario meno confortante (Steps), l’Iea identifica un picco dei consumi dei combustibili fossili nei prossimi anni.. Secondo il Rapporto, la domanda di carbone raggiungerà questo picco nei prossimi anni, la domanda di gas naturale un livello stabile entro la fine del decennio e la domanda di petrolio un picco a metà degli anni ’30, prima di diminuire leggermente, anche grazie all’aumento delle vendite di veicoli elettrici. Questo vuol dire che “la domanda di combustibili fossili diminuirà costantemente dalla metà degli anni 2020 al 2050”, e se si manterranno i tassi di crescita odierni per solare fotovoltaico, eolico, veicoli elettrici e batterie (con apposite politiche di supporto al mercato), la quota di combustibili fossili nel mix energetico globale potrà scendere dall’80% di oggi al 75% nel 2030, fino ad arrivare a poco più del 60% a metà secolo. Nello scenario Aps, la spinta a soddisfare pienamente gli impegni sul clima permetterebbe una diminuzione ulteriore della domanda di combustibili fossili entro il 2030.
Questo cambio di passo si può registrare anche nel settore dei trasporti. Come già ricordato, nello scenario Steps la domanda di petrolio raggiungerà il picco a metà del 2030, per poi diminuire fino al 2050. Stesso discorso per la domanda globale di benzina: per l’Iea, verrà raggiunto il tetto massimo nel breve termine, e diminuirà con l'impiego dei veicoli elettrici.
Secondo le previsioni dell’Agenzia, la domanda di petrolio nelle economie avanzate diminuirà di 150 milioni di tonnellate all’anno fino al 2030, principalmente a causa della riduzione del trasporto su strada, una diminuzione compensata però dai mercati emergenti e le economie in via di sviluppo, dove la domanda aumenterà di 400 milioni di tonnellate all’anno in questo decennio.
A livello globale, i settori che registrano un aumento dell'uso del petrolio sono l'aviazione e il trasporto marittimo, il petrolchimico (in cui il petrolio viene utilizzato come materia prima) e gli autocarri pesanti, non ancora sostituiti da mezzi elettrici. Questi settori vedono un aumento della domanda di circa 800 milioni di tonnellate all’anno tra il 2021 e il 2050, ma dalla metà degli anni ‘30 questo incremento è più che compensato dal calo del consumo di petrolio altrove, “in particolare nelle autovetture, negli edifici e nella produzione di energia”.
Le emissioni di CO2 legate all'energia restano comunque a livelli preoccupanti: nel 2021 sono infatti salite a 36,6 miliardi di tonnellate, “il più grande aumento annuale delle emissioni mai registrato”. Nello scenario Steps, le emissioni raggiungeranno un plateau intorno a 37 miliardi di tonnellate nel 2025, prima di scendere lentamente a 32 miliardi nel 2050 – una traiettoria che porterebbe a un aumento di 2,5 °C delle temperature medie globali entro il 2100. Nello scenario Aps (Aps) le emissioni raggiungeranno il picco a metà degli anni 2020, scendendo a 12 miliardi di tonnellate nel 2050, determinando un aumento della temperatura media globale nel 2100 di 1,7 °C. Nello Scenario Net Zero Emissions by 2050 (Nze, lo scenario teorico costruito dall’Iea per ipotizzare un effettivo azzeramento delle emissioni entro il 2050), le emissioni di CO2 caleranno a 23 miliardi di tonnellate nel 2030 e a zero nel 2050, una traiettoria coerente con il contenimento dell'aumento della temperatura a meno di 1,5 °C nel 2100.
Un punto comune a tutto il Rapporto è infine la quota crescente di elettricità nel consumo finale globale di energia, in aumento in tutti gli scenari.
“Il mondo non ha investito abbastanza nell'energia negli ultimi anni, un fatto che ha reso il sistema molto più vulnerabile allo shock registrato nel 2022”, conclude il rapporto, che però identifica spiragli di miglioramento e accelerazione verso le rinnovabili, innescati anche dalla crisi energetica attuale. “Una transizione energetica regolare e sicura”, ricorda però l’Iea, “richiederà un forte aumento dei flussi di investimenti nell'energia pulita”.