Entro il 2030 serviranno 40 milioni di nuovi punti di ricarica pubblici
Secondo l’Economist, i consumatori scelgono i veicoli elettrici perché i prezzi stanno diminuendo e costi delle batterie sono crollati. Ma l’ansia da autonomia rallenta il settore e molte delle nuove strutture non sono operative.
di Flavio Natale
Secondo un articolo dell’Economist, il mercato delle automobili elettriche è in forte crescita, ma la produzione delle torrette di ricarica rischia di incappare in un “collo di bottiglia”.
“I sei milioni di pionieri che quest'anno opteranno per i veicoli elettrici rappresenteranno ancora solo l'8% di tutti gli acquirenti di auto. Questa cifra dovrà salire a due terzi entro il 2030 e al 100% entro il 2050. Molti investitori stanno operando sul presupposto che tutto ciò accadrà senza intoppi”, si legge sul quotidiano. Tesla, l’azienda automobilistica di proprietà di Elon Musk, ha infatti garantito un aumento di produzione, così come i nuovi arrivati Rivian – impresa produttrice di pickup elettrici – e alcune compagnie cinesi di auto di lusso. Anche i produttori di batterie elettriche stanno garantendo produzioni molto alte. Come verranno ricaricate queste nuove automobili?
L'attuale numero di caricabatterie pubblici, secondo l’Economist, sarebbe di 1,3 milioni, una cifra che “non può soddisfare le esigenze di un mercato in così rapida espansione”. Secondo una stima dell'International Energy agency (Iea), entro la fine di questo decennio saranno necessari 40 milioni di punti di ricarica pubblici, che richiederanno un investimento annuo di 90 miliardi di dollari. Se si vogliono raggiungere gli obiettivi net-zero, entro il 2050 il mondo avrà bisogno di un numero di torrette di ricarica cinque volte maggiore.
Un nodo fondamentale sono gli investimenti per le infrastrutture di ricarica. Secondo BloombergNef, a questo ritmo di vendita delle automobili, sarebbero necessari, entro il 2040, ancora circa 600 miliardi di dollari di investimenti, installando un numero di punti di ricarica pubblici minore delle previsioni Iea (24 milioni pubblici, 309 milioni in totale). Sulle stime per il net-zero al 2050, invece, BloombergNef prevede un investimento cumulativo di 1,6 migliaia di miliardi di dollari.
Oltre a installare troppi pochi caricabatterie pubblici, anche l’operatività è altalenante. Secondo la Commissione europea, a livello mondiale servirebbe un caricatore ogni dieci veicoli elettrici. Per il Boston consulting group, a oggi esistono “cinque veicoli elettrici per punto di ricarica nell'Ue e in Cina, nove in America” – una cifra teoricamente ottimale. Ma nella pratica, secondo un’indagine di Volkswagen sui caricabatterie in Cina, molti dei punti di ricarica sarebbero inutilizzabili, perché bloccati deliberatamente o involontariamente da veicoli non elettrici. “Solo il 30-40% del milione di punti pubblici cinesi è disponibile in qualsiasi momento”. “È lecito ritenere una certa mancanza di operatività”, sostiene l’Economist, anche nell’Unione europea e in America. in un post su Linkedin, Herbert Diess, amministratore delegato di Volkswagen, ha lamentato l’inefficienza delle rete Ionity, che gestisce le stazioni di ricarica veloce per veicoli elettrici in tutta Europa, avendo riscontrato pochi punti di ricarica tra Brennero, Austria e Italia.
L'ansia da autonomia e la disponibilità di ricariche pubbliche, infatti, sono un forte disincentivo all’acquisto di auto elettriche.
In un recente sondaggio della società di consulenza AlixPartners, nei sette Paesi che rappresentano l'85% delle vendite globali di veicoli elettrici, i prezzi elevati delle auto sono arrivati al terzo posto nell'elenco dei primi cinque motivi per non passare all'alimentazione a batteria; gli altri quattro sono preoccupazioni legate alla ricarica.
“Un grande vantaggio dei veicoli elettrici è che possono essere caricati a casa o sul posto di lavoro, se i datori di lavoro installano caricabatterie”, scrive l’Economist. In America il 70% delle abitazioni dispone di un parcheggio in strada, dove può essere installato un caricabatterie (la cifra equivalente è più bassa in Europa e Cina). Il Boston consulting group stima che nel 2020 la ricarica a casa e sul posto di lavoro ha rappresentato quasi i tre quarti del consumo totale di energia da ricarica in America, i sette decimi in Europa e i tre quinti in Cina. Tuttavia, questa comodità è correlata al tenore di vita e alla disponibilità strutturale delle singole abitazioni. Perciò, i governi stanno cercando di agire. La nuova legge americana sulle infrastrutture ha stanziato 7,5 miliardi di dollari per l'installazione di 500mila punti pubblici entro il 2030, mentre in Gran Bretagna le nuove abitazioni, nuovi luoghi di lavoro e siti di vendita al dettaglio devono disporre di punti di ricarica elettrici (sistema che dovrebbe aggiungerne 145mila torrette di ricarica l’anno). In Italia, il numero di punti di ricarica, in previsione della crescita del settore automobilistico, è ancora basso (quasi 25mila punti di ricarica, di cui il 12% inutilizzabili a causa del mancato allacciamento alla rete elettrica). “Un motivo di ottimismo è che i miglioramenti nelle batterie dovrebbero offrire un'autonomia sempre più lunga, e quindi una minore necessità di ricariche frequenti”, conclude l’Economist. Anche se il problema, specialmente per il futuro, resta.
di Flavio Natale