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L’appello dell’Unctad per una nuova governance dei dati digitali

Occorre rendere il flusso delle informazioni più libero su scala globale ed eliminare il divario relativo ai dati che caratterizza i Paesi in via di sviluppo, evidenzia il Digital economy report 2021.

di Giulia Gallo

Il 29 settembre la Conferenza delle Nazioni unite sul commercio e lo sviluppo (Unctad) ha pubblicato il Digital economy report 2021. Il Rapporto ha messo in evidenza la necessità di costruire un nuovo orientamento più olistico per la governance dei dati digitali, che ne consenta una più libera condivisione e circolazione tra i diversi Paesi del mondo. Gli elementi chiave per la costruzione di un nuovo paradigma che favorisca la fiducia nell’economia digitale devono essere la condivisione dei dati digitali e l’accessibilità di questi nuovi “beni pubblici” anche nei Paesi in via di sviluppo.

Per perseguire questi obiettivi, l’Unctad propone di istituire un nuovo organismo di coordinamento per la valutazione e lo sviluppo della governance dei dati e del digitale, guidato dalle Nazioni unite. Dal Rapporto emerge, inoltre, il bisogno fondamentale di superare la frammentazione dell’ecosistema dati: “L'attuale panorama frammentato dei dati potrebbe creare più spazio per danni sostanziali legati a violazioni della privacy, attacchi informatici e altri rischi”, ha affermato il segretario generale delle Nazioni unite António Guterres.

La pandemia da Covid-19 ha amplificato l’urgenza di questo cambiamento, dimostrando come anche nell’ambito sanitario sia sempre di maggiore importanza la condivisione di dati su scala mondiale: una gestione più trasparente e veloce del flusso di informazioni tra nazioni può aiutare a prevenire lo scoppio di focolai ed epidemie, rappresentando un valore aggiunto per la salute pubblica.

Approcci diversi nel mondo alla gestione dei dati. I principali trend di governance dei dati sono identificabili in quelle che sono le maggiori economie in grado di influenzare la regolamentazione dei flussi di informazione transfrontalieri: Stati Uniti, Cina e Unione europea.

Gli Stati Uniti. La filosofia del libero mercato statunitense si riflette anche nell’economia digitale e nel mono in cui il Paese gestisce il flusso di dati; l’approccio degli Stati Uniti, quindi, prevede uno spazio digitale aperto basato sull’interoperabilità, che faciliti un flusso libero delle informazioni online. In sostanza, l'approccio statunitense si concentra sul controllo dei dati da parte del settore privato: la motivazione alla base di questa scelta risiede nella volontà di mantenere la leadership delle proprie aziende digitali a livello globale.

La Cina. Un approccio opposto è quello della Cina, la cui filosofia politica implica un forte intervento statale nelle questioni economiche e, di conseguenza, anche nell’ambito dell’economia digitale. Questa impostazione comporta che nell’approccio cinese sia il governo il responsabile tanto del controllo dei dati digitali circolanti all’interno dei confini nazionali – al fine di mantenere la stabilità sociale – quanto del flusso di informazioni in uscita dal Paese.

L’Unione europea. Il metodo europeo, invece, si pone come terza via rispetto a quello statunitense e cinese nella gestione del flusso dei dati digitali. Infatti, quello dell’Unione europea viene considerato un approccio antropocentrico, in quanto enfatizza il controllo dei dati da parte dei cittadini. L’idea dei singoli individui come gestori dei dati digitali affonda le proprie radici nella storia e nei valori che hanno forgiato la comunità europea, basata sulla protezione dei diritti fondamentali delle persone. Di fatto, il Gdpr si configura come uno dei framework di protezione dei dati più completi al mondo.

La sfida del superamento del data divide. Dal rapporto dell’Unctad emerge, inoltre, l’esigenza di colmare il divario tra i diversi Paesi del mondo sull’accessibilità e l’utilizzo dei dati. Questo perché i Paesi in via di sviluppo si configurano sempre più spesso come semplici fornitori di dati grezzi per piattaforme digitali globali, mentre devono pagare per l'intelligenza digitale generata dai loro dati. I Paesi che maggiormente sfruttano questa situazione sono gli Stati Uniti e la Cina: solo i due colossi insieme rappresentano circa il 90% della capitalizzazione di mercato delle piattaforme digitali più importanti al mondo.

Oggi i dati rappresentano un “bene pubblico globale”: diventa sempre più urgente, secondo l'Unctad, l'adozione di un nuovo approccio di governance dei dati digitali, affinché tutti i Paesi del mondo possano godere di un accesso e di un utilizzo equo del flusso di informazioni.

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di Giulia Gallo

martedì 5 ottobre 2021