Google promette un web a prova di privacy, ma si muove a rilento
L’azienda americana annuncia politiche per eliminare i cookie di tracciamento di terze parti su Chrome, riunendo gli utenti in grandi gruppi a cui indirizzare gli annunci. Al contrario di Safari o Firefox, però, l’intenzione della casa di Mountain View è di farlo entro due anni. 17/03/20
di Flavio Natale
“La pubblicità è essenziale per mantenere il web aperto a tutti, ma l'ecosistema di internet è a rischio se le pratiche sulla privacy non tengono il passo con le aspettative. Le persone vogliono garanzie che la loro identità e le loro informazioni siano al sicuro mentre navigano sul web”. Questo il messaggio pubblicato qualche settimana fa da Google, che annuncia le strette sulle politiche di privacy aziendale.
L’intenzione dell’azienda americana è quella di eliminare dal proprio browser, Google Chrome, i cookie di tracciamento di terze parti (ovvero quelli impostati da un sito web diverso da quello in cui si sta attualmente navigando). Questi cookie consentono infatti agli inserzionisti di tracciare il cammino dell’utente mentre si sposta tra i differenti siti, offrendo un percorso individuale degli interessi di ogni persona. Questo tracciamento conduce all’elaborazione di annunci iper-mirati, che hanno creato negli anni un settore pubblicitario in cui i dati dei singoli utenti vengono venduti a migliaia di aziende.
“Preserveremo la privacy impedendo il monitoraggio individuale, ma continueremo a fornire risultati per editori e inserzionisti", avverte Google. "I progressi nell'aggregazione, nell'anonimizzazione e in altre tecnologie per la tutela della privacy offrono un percorso chiaro per la sostituzione degli identificatori individuali”.
Ma come funzionerebbe questo nuovo “web incentrato sulla privacy”, per usare l’espressione di David Temkin, director of Product Management, Ads Privacy and Trust di Google?
Google chiarisce che non sta cercando di sbarazzarsi della pubblicità mirata in generale: vuole solo sostituire i metodi di tracciamento più invasivi con quello che l’azienda ha definito “Privacy Sandbox”.
“Parte del lavoro di Privacy Sandbox sarà nascondere l'individuo all'interno di un grande insieme di persone con interessi simili , o web crowds, a cui indirizzare gli annunci”, si legge su The Verge. In poche parole, in questo modo, i siti web sarebbero in grado di raccogliere informazioni aggregate, ma senza tracciare gli spostamenti di ogni singolo cliente. Apple ha già proposto un software per supportare i siti web di vendita al dettaglio in questo processo di conversione, “progetto che a Google sembra interessare, anche se le due società non sono d’accordo sul quantitativo di informazioni individuali consentite”. In questo senso, negli ultimi anni si sono infatti sviluppate numerose proposte per raggruppare gli utenti in “stormi” demografici o altri sistemi di identificazione non individuale.
“Non crediamo che queste soluzioni soddisferanno le crescenti aspettative dei consumatori per la privacy, né resisteranno alle restrizioni normative in rapida evoluzione”, dichiara Google. “Non sono un investimento sostenibile a lungo termine”.
L’azienda americana ha inoltre dichiarato che, al contrario di Safari e Firefox (che hanno già iniziato a bloccare i cookie di terze parti), si muoverà seguendo un “approccio graduale”. Secondo Justin Schuh, direttore del settore ingegneristico di Chrome, “l’intenzione di Google è di farlo entro due anni”.
di Flavio Natale