Studio Nature: il lavoro ibrido aumenta la soddisfazione senza ridurre la produttività
Lavorare da remoto due giorni alla settimana farebbe calare anche i tassi di dimissione, con conseguente risparmio economico per le aziende. Lo rivela un esperimento condotto in una multinazionale cinese dai ricercatori di tre università.
Da quando si sono diffuse modalità di lavoro agile a causa delle restrizioni per la pandemia da Covid-19, c’è stato un grande dibattito sull’impatto di questi nuovi modelli: la produttività calerà? Rallenterà l’innovazione? I lavoratori e le lavoratrici avranno effettivamente più tempo libero? Uno studio randomizzato condotto da ricercatori dell’Università di Stanford, dell’Università di Hong Kong e di quella di Pechino, pubblicato il 12 giugno sulla rivista scientifica Nature, ha dimostrato che il lavoro ibrido, un modello che combina il lavoro tradizionale a quello da remoto, aumenta i livelli di soddisfazione e riduce i tassi di dimissione, in particolare tra le donne, tra i non manager e tra i lavoratori che devono percorrere un lungo tragitto casa-lavoro. La ricerca è stata condotta per sei mesi tra il 2021 e il 2022 nella sede di Shanghai di Trip.com, uno dei principali tour operator cinesi. I 1612 dipendenti coinvolti sono stati divisi in due gruppi: alcuni di loro hanno potuto lavorare da casa due giorni su cinque, mentre altri sono andati in ufficio tutti e cinque i giorni.
Oltre il lavoro: cosa ci aspetta dopo le “grandi dimissioni”?
Migliori condizioni lavorative e ricerca dell’equilibrio vita-lavoro tra le ragioni profonde della great resignation che ha interessato oltre la metà delle aziende italiane. Il modello della settimana corta e l’incognita del reddito di base.
di Flavio Natale
I risultati della ricerca sono positivi. Il lavoro ibrido non ha avuto nessun impatto sulla produttività delle lavoratrici e dei lavoratori, né in senso positivo né in senso negativo: non sono stati osservati cambiamenti né nelle valutazioni sulla performance da parte di clienti, colleghi e responsabili né nei tassi di promozione. Risultati che hanno fatto cambiare idea ai 359 manager coinvolti nello studio, che sono passati da un’opinione negativa a una positiva dopo l’esperimento.
I dipendenti che hanno potuto lavorare alcuni giorni anche da casa si sono detti maggiormente soddisfatti dell’equilibrio tra lavoro e vita privata rispetto a chi è dovuto andare in ufficio tutti i giorni. Lo studio ha dimostrato che i tassi di dimissione tra chi adotta una modalità ibrida sono diminuiti di un terzo, permettendo all’azienda di risparmiare. Secondo le stime di Trip.com, infatti, ogni dimissione comporta costi di assunzione e formazione pari a 20mila dollari statunitensi. L’azienda ha deciso quindi di estendere il lavoro ibrido a tutti i dipendenti. La scelta è stata pubblicamente annunciata e ha ricevuto un’ampia copertura dai media cinesi, portando altre aziende impiegate nel settore tecnologico ad adottare politiche simili.
Randstad research: la vita urbana in un futuro di anziani e di lavoratori a distanza
Transizione verde e digitale, calo demografico, crisi climatica: il nuovo Rapporto Randstad indaga come questi e altri cambiamenti impatteranno sulle città e i lavori del futuro.
La ricerca ha permesso di evidenziare i vantaggi che derivano da una formula ibrida: le aziende risparmiano grazie alla riduzione dei costi legati alle dimissioni, mentre aumenta il benessere dei dipendenti, si riduce lo stress del pendolarismo e si facilitano le attività legate alla cura dei figli. Un modello vincente che potrebbe essere applicato da un numero crescente di imprese.
Copertina: Christin Hume/unsplash