“Cari giovani, non sarà la politica a salvare il vostro 2050. Datevi da fare!”
“Intervista reciproca” su ambiente, giustizia e partecipazione tra il presidente emerito della Consulta Giuliano Amato e un gruppo di studenti nel corso dell’ASviS Live sulla riforma costituzionale. Il video integrale e i momenti chiave del loro scambio.
“Se l’ambiente continua a essere questo, noi su questo pianeta non sopravvivremo. Non sarà la fine del pianeta, sarà la fine della specie”. Con queste parole l’ex presidente del Consiglio e presidente emerito della Corte costituzionale Giuliano Amato ha messo l’accento sull’aspetto più drammatico del tema in discussione nel corso dell’ASviS Live del 21 febbraio dedicato alla recente riforma costituzionale che tutela l’ambiente e la giustizia intergenerazionale. A discutere con lui un gruppo di studenti e studentesse di università e scuole secondarie superiori chiamati non solo a interrogare ma a rispondere alle domande dell’anziano giurista (86 anni), in un modo molto informale, un botta e risposta serrato sulla riforma degli articoli 9 e 41 della Costituzione, ma anche sui grandi temi del futuro: ambiente, partecipazione politica, fonti d’informazione.
La cronaca completa dell’evento del 21 con tutti i nomi dei protagonisti, il video integrale e gli altri materiali presentati nel corso dell’evento possono essere visti a questo indirizzo, ma su FUTURAnetwork riproponiamo una sintesi dei passaggi significativi del dialogo tra Amato e i giovani e il video specifico che gli riguarda.
Giuliano Amato /A): Vedete, io – li porto bene, eh – ma ho ottantasei anni. Quando mi dicono che nel 2050 può succedere una brutta cosa, io alla fine non mi scaldo più di tanto. La mia risposta è: “Io sarò sulla nuvoletta ad accettare un caffè da Bonolis”. Però voi dovete farvi sentire perché questa data vi riguarda, è in gioco la vostra generazione, per non parlare di quelle future. Di fronte alla crisi climatica l’obiezione è: ma questi cicli non ci sono sempre stati? Certo, ma duravano centinaia di migliaia se non milioni di anni e c’è un dettaglio: l’uomo, la specie a cui apparteniamo, è arrivato durante una fase fredda. E questa è la prima volta che si trova ad affrontare una fase ferocemente calda. Potremmo sparire da questo pianeta. Preoccupiamocene.
Che fare? Il nuovo articolo 9 della Costituzione pone un dilemma che per uno come me, che vive in Toscana, è tragico: il cipresso o la pala eolica. Possibilmente non mi toccate anche il cipresso! L’ambiente tutelato dal vecchio articolo nove era il cipresso. Quello del nuovo articolo nove è anche la pala eolica. Se riescono a stare in due posti diversi, io son più contento. Ma la pala adesso ha pari dignità del cipresso perché serve a salvare l’ambiente e il vostro futuro.
Studentessa o studente (S): Che cosa significa concretamente giustizia intergenerazionale? Come si può tradurre in termini di diritti e doveri tra generazioni?
A: Alla vostra generazione si chiede di far presente il problema. Con forza: l’atteggiamento della mia generazione è quello della nuvoletta. Ma guardate i giornali, guardate i telegiornali. Da dove viene fuori questa cosa del clima? Solo dalle previsioni meteorologiche! Voi dovete essere la coscienza permanente di questo popolo. Per voi il 2050 è la realtà di domani, è la realtà in cui avrete la responsabilità di far crescere dei figli in un mondo che deve essere vivibile.
Ora, parliamoci chiaro, le resistenze ci sono. Non sono uomini brutti e cattivi quelli che si oppongono alla transizione. Sono persone che svolgono attività che, dovendo cambiare, comportano delle perdite. Perbacco, ci si deve parlare! Non basta enunciare una resistenza perché la politica arretri.
(Si ferma, guarda gli studenti)
Mettetevi su un trattore, ragazzi, perché ho visto che basta che quattro trattori si muovano in avanti e la politica in tutta Europa si muove all’indietro, senza neppure tentare il dialogo.
S – A chi possiamo appellarci per promuovere la giustizia intergenerazionale?
A – I primi responsabili sono i governi e i parlamenti. Se non lo fanno o se fanno diversamente, si può arrivare alle Corti costituzionali. Ci si arriva attraverso qualunque giudice ponendo la questione. E poi muovendovi! Quest’anno perché non c’erano ragazzi a Davos? Negli ultimi anni il grande incontro di Davos, in cui il Gotha politico e finanziario del mondo si riunisce, aveva sempre avuto il contorno di manifestazioni giovanili determinate dal tema ambientale. Quest’anno io questo non l’ho visto. Ve lo metto addosso come responsabilità.
S – Quanto è importante studiare la Costituzione nelle scuole?
A – Ne sono convinto e infatti quest’anno dedico il mio tempo a parlare di Costituzione ai giovani. Carlo Cottarelli ha creato un programma di presenze nelle scuole italiane e io ho aderito. C’è bisogno di parlare di Costituzione! Io sono un vecchio professore e misuro l’interesse dai vostri occhi. Se rimangono opachi, significa che sto sbagliando. Ma se si illuminano, vuol dire che il contatto c’è. Anche parlando della Costituzione: se parlo di Corte dei conti gli occhi rimangono opachi, se parlo dei vostri diritti gli occhi si accendono. La Costituzione è un paletto fermo nella nostra vita, bisogna saperla usare. Impadronirsene.
S.: Ma non possiamo contare sulla politica?
A – La politica ha perso, e non è colpa dei politici attuali, ma della scomparsa della rete territoriale. Oggi il politico come sente i cittadini? Dalle loro reazioni. Al posto di questa passività, bisogna restaurare la partecipazione interattiva. Oggi invece dei dibattiti nelle sezioni di partito ci sono i social media. Io l’ho vissuta, la stagione in cui credevamo che il circuito democratico potesse passare attraverso i social. Ma il social è uno solo che dal suo computer dice una cosa e la mette in rete. Il dialogo non c’è. Per noi giuristi, questa non è partecipazione politica. È partecipazione privata. Tanti individui che non sono parte di una comunità che trova, come direbbe un prete, il “bene comune”. È questo spirito di comunità, quello che manca.
a cura di Andrea De Tommasi