L’etica e la sostenibilità
Istruzione, conoscenza del contesto, benessere: questi gli ingredienti per un’etica della sostenibilità. Un valore fondamentale in un periodo in cui le contrapposizioni e i conflitti aumentano.
È necessario avere percorsi di pensiero guidati da logiche di vita futura che vadano in una sola direzione: che è quella di vivere in armonia la vita, che è l’unica cosa bella che abbiamo, e che ha il diritto di essere vissuta bene, da tutti.
C’è una condizione basica di cui ci si deve appropriare, e il sistema deve fare di tutto perché tutti se ne possano appropriare. È l’etica, cioè il rispetto – e anche l’impegno ad aiutare se ci fosse necessità – di tutto ciò che ci circonda, che sono le due entità che fanno parte della complementarità della nostra vita quando nasciamo, e delle quali non possiamo fare a meno:
- l’“ambiente” nel quale viviamo,
- e gli “altri” con i quali viviamo.
L’etica è l’ingrediente basilare per il futuro, ed è l’ingrediente che regge totalmente la sostenibilità: il rispetto delle due componenti del contesto – l’ambiente e gli altri – da tutti i punti di vista, non solo fa vivere bene noi adesso, ma farà vivere bene anche chi verrà. Purtroppo, non nasciamo con l’etica dentro di noi.
Inclusione: metodo per vivere bene
Trovare il sistema per eliminare le logiche della contrapposizione, con senso civico ed etica, e indipendentemente dagli accadimenti sociali: ecco l’unico possibile rimedio alla situazione attuale.
L’unica possibilità che l’etica entri dentro di noi e ci guidi nella vita, passa dalla profonda conoscenza del contesto che ci sta attorno, e dal convincerci che questo contesto – l’ambiente e gli altri – è per ciascuno di noi un’entità fondamentale: questi due ingredienti sono tutto per noi, e meritano tutta l’attenzione e l’amore.
Questa profonda conoscenza è consentita solo dalla cultura, e la cultura si può sviluppare soprattutto attraverso lo studio. La cultura è un ingrediente supremo: vivremmo in un ambiente naturale sano, e felice di starci attorno (senza i disastri che stiamo vivendo), e vivremmo in armonia con tutti, solo con relazionalità positive: niente contrapposizioni (niente guerre: adesso ce ne sono 56!).
Non torniamo su un tema già più volte commentato. Solo due parole: perché la cultura si impossessi di noi, la scuola ci deve fare innamorare, deve essere totalmente desiderabile, deve essere la vita dei giovani in fase formativa, tutti se ne devono innamorare, e tutti devono amare lo studio, e completarlo (e non smettere mai di studiare). Se la scuola facesse un “perfetto marketing” di se stessa! Tutti felici, tutti rispettosi, totale sostenibilità, futuro perfetto.
Così non è. Chi gestisce il potere è solo egocentrico, fa scelte solo di breve periodo, e non gliene importa nulla di un futuro che vada oltre il tempo in cui è al governo. Non si pone problemi, non fa diagnosi, non fa progetti.
Quindi, con una scuola contrappositiva come l’attuale, che non capisce e non aiuta a trovare certezze in se stessi, la maggioranza della gente non completa gli studi (nell’adolescenza il 75% soffre la scuola). Questa maggioranza non riesce a ottenere quello che desidera – i moderati studi consentono di raggiungere capacità critica, ma non di avere il protagonismo auspicato. Per reazione difende se stessa e si contrappone agli altri, pensa solo ai propri interessi di breve periodo, del futuro di chi verrà non è interessata, e tanto meno lo è della sostenibilità.
Chi pensa alla sostenibilità? Solo quelli che – per gli investimenti fatti, soprattutto culturali – in questo momento vivono in uno stato di benessere.
È il benessere (attuale) a reggere la sostenibilità (futura).
La sostenibilità non potrà mai inserirsi nella testa della gente, se la testa non sta bene – se non è in stato di benessere – o meglio, se non sta culturalmente bene, e se non è etica.
Copertina: Alena Koval/pexels