Kurzweil: singolarità in arrivo entro il 2049. “Uniremo il nostro cervello al cloud”
Il celebre tecnottimista di Google, nel suo nuovo libro, prevede che la sintesi di immortalità, nanobot e AGI renderà le persone una combinazione di intelligenza umana e cibernetica: “Tutto sarà fuso in uno”.
Ray Kurzweil, per chi non lo sapesse, è il guru del tecnottimismo americano (e forse globale), oltre a essere un’autorità nel campo dell’intelligenza artificiale e ricercatore principale dell’AI presso Google. Nel 2005, il suo best seller The singularity is near, fece grande scalpore, prevedendo un futuro in cui i computer avrebbero raggiunto (proprio tramite l’AI) un livello di intelligenza umana entro il 2029, ed entro il 2049 ci avrebbero permesso di diventare “sovrumani”, raggiungendo quella fusione con il virtuale a cui Kurzweil ha dato il nome di “Singolarità”. Previsioni che, oggi, non sembrano più così audaci. A quasi 20 anni di distanza Kurzweil ha pubblicato un sequel, The singularity is nearer, dove aggiorna e approfondisce il discorso, parlando di AI, nanobot e immortalità. Ne ha recentemente parlato a in un’intervista rilasciata a The Observer, settimanale pubblicato dallo stesso gruppo editoriale del Guardian.
Durante questa intervista, il guru di Google ha chiarato prima di tutto il motivo per cui le sue previsioni sono rimaste, dal 2005 a oggi, sempre le stesse. Oltre a essere “rimasto coerente”, dice Kurzweil, è convinto che entro il 2029 l’AI riuscirà veramente a raggiungere “sotto molti aspetti” un livello di intelligenza umana, anche se “potrebbero esserci alcuni anni di transizione, in cui l’intelligenza artificiale non riuscirà ancora a raggiungere gli esseri umani nelle competenze chiave come scrivere sceneggiature da Oscar o generare nuove intuizioni filosofiche profonde, anche se lo farà”. Per quanto riguarda l’Agi, l’intelligenza artificiale generale che avrà la capacità di “fare tutto ciò che può fare qualsiasi umano, ma a un livello superiore”, Kurzweil prevede che, anche se sarà più difficile raggiungerla, arriverà sempre nel 2029 (mentre Elon Musk parla addirittura del 2025).
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Ma effettivamente cosa manca all’AI per diventare quella prevista da Kurzweil? “Una maggiore potenza di calcolo, e questa arriverà”, ha risposto l’esperto americano. “Ciò consentirà miglioramenti nella memoria contestuale (che considera il contesto, ovvero le esperienze passate e presenti e l’ambito in cui si svolgono, migliorando i sistemi di supporto decisionale, ndr), nel ragionamento basato sul buon senso e nell'interazione sociale, che sono tutte aree in cui permangono delle carenze”. Poi, prosegue Kurzweil, “abbiamo bisogno di algoritmi migliori e più dati per rispondere a più domande”.
Quelle che vengono chiamate “allucinazioni Llm”, ovvero le risposte insensate o inaccurate dell’AI, spariranno “sicuramente entro il 2029”. “Il problema si verifica perché non hanno la risposta e non la sanno. Cercano la cosa migliore, che potrebbe essere sbagliata o non appropriata. Man mano che l'AI diventa più intelligente, sarà in grado di comprendere la propria conoscenza in modo più preciso e di riferire in modo accurato agli esseri umani quando non la sa”. E inoltre sarà capace di superare il Test di Turing, usato per riconoscere la differenza tra un robot e un essere umano. Come? Semplificandosi: “Gli esseri umani non sono così precisi e non sanno molte cose! Oggi puoi chiedere a un Llm in modo molto specifico qualsiasi teoria in qualsiasi campo e ti risponderà in modo molto intelligente. Ma chi può mai farlo? Se un essere umano rispondesse in questo modo, sapresti che è una macchina. Il test sta cercando di imitare un essere umano. Alcune persone stanno segnalando che GPT-4 può superare un test di Turing”.
Kurzweil passa poi al 2049, spiegando la sua ormai celebre previsione sulla “Singolarità”, metafora presa in prestito dalla fisica, e che descrive un punto in cui la curvatura dello spaziotempo tende a infinito, le grandezze fisiche assumono valori infiniti o infinitesimi, e le leggi che descrivono i sistemi fisici perdono la loro capacità predittiva. “Oggi abbiamo una dimensione del cervello che non possiamo oltrepassare per diventare più intelligenti. Ma il cloud (ovvero la vasta rete di server sparsi in tutto il mondo e collegati come un unico ecosistema, ndr) sta diventando più intelligente e sta crescendo davvero senza limiti”. La Singolarità si verificherà quando “uniremo il nostro cervello al cloud. Saremo una combinazione della nostra intelligenza naturale e della nostra intelligenza cibernetica e tutto sarà fuso in uno”.
Ciò che lo renderà possibile, secondo Kurzweil, saranno i nanobot, ovvero robot grandi quanto molecole che entreranno nel nostro cervello in modo non invasivo attraverso i capillari. “Espanderemo l'intelligenza di un milione di volte entro il 2045 e ciò approfondirà la nostra consapevolezza e coscienza. Immagina di avere il tuo telefono, ma nel tuo cervello. Se fai una domanda, il tuo cervello sarà in grado di andare sul cloud per una risposta simile a come fai ora sul tuo telefono, solo che sarà istantanea, non ci saranno problemi di input o output e non ti accorgerai che è stato fatto”.
I pericoli, ammette Kurzweil, ci sono: “Dobbiamo essere consapevoli del potenziale e monitorare cosa sta facendo l'intelligenza artificiale. Ma essere semplicemente contrari non è sensato: i vantaggi sono così profondi”. Tra questi c’è il gap economico che permetterà ad alcuni di accedere a queste tecnologie mentre ad altri no. “Essere ricchi ti consente di permetterti queste innovazioni in un momento iniziale, ma anche in uno in cui non funzionano molto bene. Quando i cellulari erano nuovi erano molto costosi e facevano anche un pessimo lavoro. Ora sono molto convenienti ed estremamente utili. Circa tre quarti delle persone nel mondo ne ha uno. Quindi sarà la stessa cosa qui: questo problema scompare nel tempo”. Anche sull’automazione del lavoro Kurzweil sembra fiducioso, e spiega che alcuni impieghi saranno automatizzati ma ne verranno creati di nuovi, come è accaduto per gli influencer, un lavoro che 10 anni fa “non avrebbe avuto alcun senso”.
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L’ingegnere di Google chiude poi sull’allungamento della vita, su cui influiranno positivamente progresso scientifico e AI. “Nei primi anni ‘30 possiamo aspettarci di raggiungere la velocità di fuga della longevità in cui ogni anno di vita che perdiamo con l'invecchiamento lo recuperiamo dal progresso scientifico”. Nei suoi progetti per il futuro (attualmente Kurzweil ha 76 anni e prende “80 pillole al giorno” per restare in salute, e prevede come piano B il congelamento criogenico) c’è la creazione di un replicante di se stesso, una possibilità che “avremo tutti alla fine degli anni ‘20”. “Ho fatto qualcosa del genere con mio padre”, dice, “raccogliendo tutto ciò che aveva scritto nella sua vita, ed è stato un po’ come parlare con lui”.
Il futuro secondo Kurzweil non sarà dunque una battaglia tra essere umano e AI, perché l’AI “sta entrando dentro di noi. Ci consentirà di creare cose nuove che prima non erano fattibili. Sarà fantastico”.
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