Decidiamo oggi per un domani sostenibile

Summit del futuro: finanza globale e riforma dell’Onu all’esame di Jeffrey Sachs

In un lungo articolo l’economista della Columbia University affronta i cinque temi al centro del vertice, rilanciando la proposta di un’“Assemblea parlamentare” delle Nazioni unite e invocando un patto finanziario per l’istruzione.

lunedì 8 luglio 2024
Tempo di lettura: min

“Il sistema geopolitico mondiale non ci sta dando ciò che vorremmo o di cui abbiamo bisogno”. È il pensiero di Jeffrey Sachs, presidente del Sustainable development solutions network (Sdsn) nonché uno dei massimi esperti mondiali di sviluppo economico e di lotta alla povertà. L’economista ha affidato al suo sito una lunga riflessione sul prossimo Summit del futuro in programma il 22 e 23 settembre. Il vertice – ha ricordato – ruoterà intorno a cinque argomenti principali, “tutti correlati al multilateralismo”: lo sviluppo sostenibile, l’obiettivo della pace, il controllo delle nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale, l’emancipazione dei giovani e delle generazioni future, la riforma dell’architettura delle Nazioni unite.

Per Sachs ognuno di questi temi è minacciato da crisi che non possono essere risolte dai singoli Paesi. Per quanto riguarda il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, la sfida principale è la finanza globale. Se la metà più povera del mondo, è la sua analisi, non avrà accesso a finanziamenti a lungo termine e a basso costo, l’Agenda 2030 non sarà realizzata. Per quanto riguarda la pace, il punto centrale oggi è la partita che si gioca tra grandi potenze: “Gli Stati Uniti sono in competizione con Russia e Cina. Gli Usa mirano anche al primato in Europa sulla Russia e al primato in Asia sulla Cina. Russia e Cina resistono agli Stati Uniti. Il risultato è la guerra (in Ucraina) o il rischio di guerra (in Asia orientale)”, scrive Sachs, auspicando un’Onu più forte che freni le spinte al “militarismo e alla politica di potenza”.

Per avere centralità geopolitica l’Onu ha un disperato bisogno di riforme

Senza una revisione radicale le Nazioni Unite rischiano di rimanere prigioniere del paradosso evocato dal suo Segretario generale: “Il mondo è cambiato, le istituzioni no”.

La sfida principale in tema di tecnologia è garantire una governance trasparente e responsabile dei nuovi strumenti di biotecnologia, intelligenza artificiale e geoingegneria. Per quanto riguarda l’obiettivo delle generazioni future, l’opinione di Sachs è che serva “un nuovo accordo finanziario globale per garantire che a ogni bambino, anche nei Paesi più Poveri, venga data l'opportunità di un'istruzione dignitosa”. Per quanto riguarda l'obiettivo di riformare il sistema delle Nazioni unite, secondo il professore della Columbia University la chiave è dare più potere alle istituzioni Onu e renderle più rappresentative: “L'Onu oggi dipende troppo da pochi Paesi potenti, in particolare dagli Stati Uniti. Quando gli Stati Uniti non pagano le loro quote alle Nazioni unite, ad esempio, l'intero sistema si indebolisce. Dovremmo anche rendere le istituzioni Onu” al passo con “il mondo del 2024, anziché con quello del 1945. L'India, ad esempio, il Paese più popoloso al mondo, dovrebbe diventare un membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'Onu”.

Sachs rilancia poi una raccomandazione contenuta nel Sustainable development report 2024, il rapporto pubblicato come ogni anno dalla rete di cui è presidente: introdurre un'Assemblea parlamentare delle Nazioni unite, una nuova camera accanto all'Assemblea generale. La rappresentanza potrebbe essere organizzata sulla base della “proporzionalità digressiva”, nel senso che ogni Stato membro dell’Onu avrebbe almeno un rappresentante, con un numero complessivo basato sulla popolazione dei Paesi e con un tetto massimo per le nazioni più grandi. La nuova Assemblea parlamentare dovrebbe avere la supervisione del bilancio e una serie di altri poteri. Infine, il professore segnala l’esigenza di “finanziare l’Onu attraverso un nuovo sistema di tasse internazionali”, ad esempio sulle emissioni di CO2, sulle spedizioni, sull'aviazione e sulle transazioni finanziarie, piuttosto che sui contributi dei singoli governi. 

Copertina: Ansa