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“Di fronte ai prodigi delle macchine, all’essere umano rimanga sempre la decisione”

Al G7 Papa Francesco discute della “condizione tecno-umana”, dei limiti del processo algoritmico, dei testi scritti dall’AI e della guida politica per scongiurare il “paradigma tecnocratico”. VIDEO E TESTO INTEGRALI

lunedì 17 giugno 2024
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“Parlare di tecnologia è parlare di cosa significhi essere umani e quindi di quella nostra unica condizione tra libertà e responsabilità”. Alla sessione aperta del G7 dedicata a intelligenza artificiale, energia, Africa e Mediterraneo, Papa Francesco ha offerto una visione etica su un tema, l’AI, che è sempre più all’ordine del giorno dei vertici internazionali. “Uno strumento affascinante e tremendo” è il titolo del discorso tenuto venerdì 14 davanti ai leader e alle organizzazioni.

Francesco, il primo Papa a prendere la parola in un G7, ha esordito dicendo che la nascita dell’AI rappresenta “una vera rivoluzione cognitivo-industriale” che porterà a “complesse trasformazioni epocali”. Queste trasformazioni, ha riconosciuto, possono essere sia positive – ad esempio, la “democratizzazione dell’accesso alla conoscenza”, “l’avanzamento esponenziale della ricerca scientifica” e la riduzione del “lavoro impegnativo e faticoso” – che negative, come “una maggiore ingiustizia tra nazioni avanzate e in via di sviluppo o tra classi sociali dominanti e oppresse”.

La "condizione tecno-umana"

Notando che l’intelligenza artificiale è “innanzitutto uno strumento”, il Papa ha parlato di quella che ha definito la “condizione tecno-umana”: il rapporto degli esseri umani con l'ambiente è sempre stato mediato dagli strumenti che hanno prodotto. Alcuni, ha detto il Pontefice, vedono questo come una debolezza o una carenza; tuttavia, ha aggiunto, è in realtà qualcosa di positivo. Questo si spiega con il fatto che siamo esseri "inclinati verso ciò che sta fuori di noi", esseri "radicalmente aperti all'oltre". Questa visione, ha evidenziato il Pontefice, è sia la radice della nostra "condizione tecno-umana" sia la radice della nostra apertura agli altri e a Dio, così come la radice della nostra creatività artistica e intellettuale.

Esseri umani e macchine

Il Papa ha poi affrontato il tema del processo decisionale, affermando che l’intelligenza artificiale è in grado di fare “scelte algoritmiche” – cioè scelte “tecniche” “tra più possibilità basate su criteri ben definiti o su inferenze statistiche”. L’essere umano, tuttavia, “non solo sceglie, ma nel suo cuore è capace di decidere”. È quindi molto importante, ha sottolineato il Papa, che “di fronte ai prodigi delle macchine” le decisioni importanti debbano “sempre essere lasciate all’essere umano”. Viceversa, se portassimo le persone a dipendere dalle scelte dalle macchine “condanneremmo l’umanità a un futuro senza speranza”. Come esempio di questo assunto, il Papa ha indicato lo sviluppo di armi autonome letali, che possono togliere vite senza alcun intervento umano, chiedendo che vengano bandite.


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Ma nel testo integrale reso disponibile dalla Santa Sede (davanti ai leader è stata illustrata una versione sintetica) è presente anche un passaggio approfondito sugli algoritmi utilizzati dall’intelligenza artificiale, che – si sottolinea – “non sono né oggettivi né neutrali”. Un esempio è quello degli algoritmi progettati per aiutare i giudici a decidere se concedere la reclusione domiciliare ai detenuti. Questi programmi effettuano una scelta sulla base di dati quali il tipo di reato, il comportamento in carcere, la valutazione psicologica, l'origine etnica del detenuto, il livello di istruzione. Ma, prosegue il testo, questo è riduttivo: “L’essere umano è in continuo sviluppo, ed è capace di sorprenderci con le sue azioni. Questo è qualcosa di cui una macchina non può tener conto”. Un ulteriore problema, viene sottolineato, è che gli algoritmi “possono esaminare solo realtà formalizzate in termini numerici”.

I testi generati dall'AI

Il Papa si è poi soffermato sul fatto che molti studenti si affidano sempre più all’intelligenza artificiale, in particolare, nella scrittura dei testi (e anche delle immagini). È facile dimenticare, secondo il Pontefice, che “la cosiddetta intelligenza artificiale generativa in senso stretto non è propriamente 'generativa'”: non “sviluppa nuove analisi o concetti”, ma “ripete quelli che trova, dando loro una forma attraente”. Ciò rischia di “mettere a repentaglio lo stesso processo educativo”. L’istruzione, ha sottolineato, dovrebbe offrire la possibilità di una “riflessione autentica”, ma invece “corre il rischio di ridursi a una ripetizione di nozioni, che saranno sempre più valutate come ineccepibili, semplicemente a causa della loro costante ripetizione”.

Una “proposta etica condivisa”

Concludendo il suo discorso, il Papa ha sottolineato che l’intelligenza artificiale è sempre plasmata “dalla visione del mondo di coloro che l’hanno inventata e sviluppata”. Una preoccupazione particolare a questo proposito, ha evidenziato, è che oggi è “sempre più difficile trovare un accordo sulle grandi questioni riguardanti la vita sociale”: c’è sempre meno consenso riguardo alla filosofia che dovrebbe plasmare l’intelligenza artificiale.

Ciò che è necessario, quindi, ha detto il Papa, è lo sviluppo di una “algor-etica”, che in passato aveva definito “un ponte” in grado di “far sì che i principi si inscrivano concretamente nelle tecnologie digitali”. “Se facciamo fatica a definire un unico insieme di valori globali”, ha spiegato il Papa, possiamo almeno “trovare principi condivisi con cui affrontare e risolvere dilemmi o conflitti su come vivere”.


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Il compito della politica

Di fronte a questa sfida, ha affermato il Pontefice, “è urgente l’azione politica” e “solo una politica sana, che coinvolga i settori e le competenze più diverse” è capace di affrontare le sfide e le promesse dell’AI. L’obiettivo, ha concluso Papa Francesco, non è “soffocare la creatività umana e il suo sogno di progresso”, ma piuttosto “indirizzare tale energia verso nuovi canali”, e spetta alla politica “creare le condizioni”. In caso contrario, il paradigma tecnologico incarnato dall’intelligenza artificiale “rischia allora di fare spazio a un paradigma ben più pericoloso, che ho identificato con il nome di ‘paradigma tecnocratico’”. La dichiarazione finale adottata al termine dei lavori riflette le preoccupazioni del Pontefice. Nel testo i leader si impegnano a promuovere a livello globale un’AI “sicura, protetta e affidabile” e a perseguire una “trasformazione digitale incentrata sull’uomo”.

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Copertina: Governo.it