Progressi e problemi della finanza per la transizione ecologica in Italia e in Germania
Dal dialogo italo-tedesco di platea2030, Europe Calling e FUTURAnetwork: tra rendicontazione, transition plan, direttive europee, framework internazionali e buone pratiche. Consenso sulla necessità di maggiori investimenti per un futuro sostenibile.
Sostenibilità ed economia devono viaggiare insieme e sono necessari strumenti internazionali per accompagnare la transizione. È quanto è emerso dal webinar “Finanza sostenibile: investire in un futuro climaticamente neutrale all'insegna dell'Agenda 2030 prospettive e posizioni italo-tedesche”, che si è tenuto giovedì 16 maggio nell’ambito dei “Compagni di viaggio” del Festival dello Sviluppo Sostenibile. Il seminario, che rientra nella serie dei “Dialoghi italo-tedeschi per lo sviluppo sostenibile”, è stato promosso da platea2030, dall’Ufficio per il dialogo italo-tedesco e FUTURAnetwork in collaborazione con Europe Calling, con la partecipazione e il sostegno del Consiglio tedesco per lo sviluppo sostenibile e di Ecco, il think tank italiano per il clima. Con più di 400 spettatori collegati, esperti tedeschi e italiani della politica, dell'economia, del settore finanziario e della società civile hanno delineato prospettive di cooperazione sostenibile tra Germania e Italia a livello bilaterale, europeo e internazionale.
A moderare Karoline Rörig, direttrice dell’Ufficio per il dialogo italo-tedesco e di platea2030, ideatrice dell’iniziativa, e Maximilian Fries, direttore generale di Europe Calling, che hanno aperto la discussione presentando rispettivamente il progetto di platea2030, la prima piattaforma italo-tedesca impegnata nell’ambito della sostenibilità, e Europe Calling, piattaforma online per webinar politici ormai alla sua 189esima edizione. “Oggi la finanza deve investire in un futuro climaticamente neutrale, deve diventare sostenibile”, ha detto Rörig prima di passare la parola alla prima ospite, Kristina Jeromin, membro del Sustainable finance advisory committee del governo federale tedesco.
Jeromin ha trattato di finanza sostenibile nel dibattito attuale europeo e della sua gestione in Germania. In particolare, di quanto sia necessario che la finanza sostenibile sia al centro del mercato per far sì che le catene di valore rimangano sostenibili e competitive: “Nel discorso europeo dobbiamo far capire che la sostenibilità e l’economia devono andare insieme”, ha affermato. Ha poi parlato di alcuni dei provvedimenti tedeschi in termini di sostenibilità, come del gruppo di esperti creato nel 2016 che ha il compito di orientare i flussi finanziari in Germania su tre dimensioni: quali finanziamenti non possiamo più permetterci di erogare (come per l’energia fossile); la ristrutturazione delle attività aziendali (“c’è molto da finanziare sul mercato dei capitali attraverso crediti mirati per aiutare le aziende a diventare sostenibili e rimanere competitive”) e le venture capital.
Nel 2019, ha aggiunto Jeromin, è stato costituito un consiglio consultivo che ha provveduto a stilare 31 raccomandazioni in campo di finanza sostenibile intitolato “Shifting the trillions” (Come spostare migliaia di miliardi), 26 delle quali sono oggi direttive che, in estrema sintesi, trattano di chiarezza normativa, trasparenza aziendale e formazione.
Successivamente ha preso la parola Francesco Timpano, professore ordinario di Politica economica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e coordinatore del Gruppo di lavoro trasversale ASviS “Finanza per lo sviluppo sostenibile”, che ha descritto il lavoro dell’Alleanza e del gruppo di lavoro e ne ha esposto due documenti: il Position paper del 2022 “Finanza per lo sviluppo sostenibile” sostenibile e il Policy brief del 2024 “La rendicontazione di sostenibilità nel contesto europeo e italiano: una rivoluzione in atto”.
Il primo, redatto con la partecipazione di alcuni aderenti tra cui Assosef, Forum finanza sostenibile e l’Organismo italiano di business reporting (Oibr), ha come principali focus monitorare l'evoluzione del quadro della finanza sostenibile nella legislazione europea e gli impatti nazionali; monitorare gli investimenti sostenibili e responsabili in Europa e in Italia; seguire l'evoluzione del reporting di sostenibilità e della finanza d'impatto; promuovere la consapevolezza sui temi legati alla "finanza retail" o "finanza che promuove il consumo sostenibile"; contribuire all'impatto della sostenibilità sulla finanza pubblica per gli investimenti e gli incentivi pubblici (principio Dnsh); questioni di genere nella finanza sostenibile in collaborazione con il Gruppo di lavoro sul Goal 5.
In particolare Timpano si è soffermato sulla necessità di una tassonomia che sia anche sociale oltre che ambientale, un'osservazione condivisa all'unanimità da tutti i partecipanti: “Bisogna fare in modo che la normalità del sistema finanziario sia impegnata nel considerare investimenti sostenibili e che abbia un impatto anche di tipo sociale. Le istituzioni finanziarie devono farsi carico non solo degli investimenti sostenibili ma anche dei consumi sostenibili. Se non cambiano i modelli di business delle istituzioni finanziarie queste non si adatteranno a supportare i consumi sostenibili”.
Il Policy brief invece, ha spiegato, contiene nuove raccomandazioni, molto pratiche, che mirano a facilitare l'adozione di questi standard da parte delle imprese. “C'è una rivoluzione in corso nel reporting aziendale che coinvolge direttive e standard di sostenibilità, dobbiamo lavorare per armonizzare gli standard internazionali con quelli europei. La creazione di un network di dati è fondamentale, poiché la disponibilità di dati consente al sistema di adattarsi e rispondere alle esigenze emergenti”.
A seguire è intervenuta Beatrice Moro, Senior Policy Advisor Sustainable Finance presso Ecco, il think tank italiano sul cambiamento climatico, che ha posto l’attenzione sui “transition plans”, e su come questi dovrebbero avere una gestione internazionale.
Il transition plan (Tp), ha spiegato Moro, è uno strumento molto pratico che va a delineare le strategie, i target e i finanziamenti di aziende, istituti finanziari e stati per il raggiungimento degli obiettivi di Parigi. “Il punto chiave di un Tp è che deve partire dall’analisi e dalla quantificazione dei rischi economici e finanziari legati al cambiamento climatico da cui si definiscono poi le azioni concrete che portano non solo alla decarbonizzazione delle operazioni aziendali ma anche di tutto il sistema economico”. È necessario, continua, che i tp non siano messi in pratica solo a livello privato ma che abbiano un livello nazionale e di governance e soprattutto, ha affermato, “serve un framework specifico che valga a livello internazionale per poter comparare i dati, altrimenti si perde vantaggio competitivo e la carbonizzazione deve essere un vantaggio competitivo”.
Tema questo affrontato anche da Andrew Murphy, di Murphy&Spitz Green Capital Ag, una delle prime aziende tedesche di servizi finanziari per investimenti etico-ecologici. Le direttive europee, ha detto Murphy, vengono gestite in ogni paese in maniera diversa, “e questo è uno dei problemi più grandi: è un errore concentrarsi solo sull’Europa, il clima non conosce frontiere”. Dal punto di vista di un professionista, Murphy ha anche descritto i numerosi problemi e ostacoli burocratici che si frappongono alla trasformazione del settore finanziario.
A seguire Marc-Oliver Pahl, segretario generale del Consiglio tedesco per lo sviluppo sostenibile, ha condiviso al pubblico il codice tedesco di sostenibiltà, strumento sviluppato dal consiglio nel 2011, aggiornato più volte da allora. Lo strumento è orientato a livello internazionale, è stato tradotto in più lingue, e viene già usata da oltre 1200 aziende tedesche, rumene e greche. “La regolamentazione europea è estremamente complessa e spesso incoerente, abbiamo bisogno di regole internazionali per poter fare paragoni e avere una leva maggiore e il codice può aiutarci in questo”. In considerazione delle economie strettamente interconnesse di Germania e Italia, esiste indubbiamente un grande potenziale per una cooperazione più stretta.
A chiudere la discussione, Enrico Giovannini, direttore scientifico di ASviS, che ha visto negli spunti emersi dal convegno la traiettoria attraverso cui Germania e l'Italia potranno influire sul futuro delle politiche europee: non tanto nel Consiglio europeo quanto nell'economia. Le imprese infatti sono nella direzione giusta ma manca una componente politica, afferma Giovannini, puntando l’attenzione sull’importanza determinante che le prossime elezioni europee avranno per il futuro del pianeta: “Nel nostro ultimo rapporto ASviS, abbiamo mostrato che uno scenario semplicemente di rinvio di cinque anni della transizione aumenta i costi non solo ambientali ma anche economici e sociali. Dobbiamo accelerare, non rallentare”.
Il webinar si è concluso con un appello congiunto al pubblico a cogliere l'occasione delle elezioni europee per esprimere il proprio voto e quindi votare per il proseguimento della trasformazione sociale ed ecologica avviata sotto la Commissione uscente e con il Green Deal e il programma Next Generation Eu.