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Il ruolo della forestazione urbana nel contrasto al cambiamento climatico

Arbolia, società benefit nata nel 2020, ha già piantato oltre 57mila alberi in più di dieci regioni italiane: “Diamo radici al futuro”. Interventi anche nelle aree autostradali e, in fase di sviluppo, nelle discariche bonificate.

di Matteo Tanteri

Il cambiamento climatico è la più grande sfida contemporanea, oltre che uno dei principali temi contenuti nelle agende di Stati e governi, e il suo contrasto rappresenta uno dei 17 Obiettivi dell’Agenda Onu 2030 (Sustainable Development Goals, SDGs), documento chiave siglato nel 2015 da 193 nazioni nel mondo come impegno verso un programma d’azione condiviso per lo sviluppo sostenibile.

In questo contesto, piantare alberi nelle città e curare quelli già in vita sono azioni determinanti che garantiscono significativi benefici ecosistemici per l’ambiente. Gli alberi, infatti, contribuiscono alla riduzione delle emissioni di CO2 e di polveri sottili, proteggono il suolo, riparano dai rumori e mitigano le temperature, restituendo ossigeno all’ambiente. Per via dell’assorbimento fogliare, gli alberi sono in grado di catturare e intrappolare gli inquinanti atmosferici emessi dalle attività antropiche, come lo smog. Le aree verdi realizzate in contesti urbani possono essere di supporto alla regolazione climatica degli edifici e permettono di assorbire acqua durante gli eventi di pioggia, fungendo anche come sistema di filtraggio delle acque piovane. Tutti questi benefici concorrono positivamente alla salute mentale delle persone. Le aree verdi rendono le città più inclusive, moderne, vivibili e incentivano i cittadini a uscire di casa: “Man mano che una città si sviluppa economicamente, la felicità dei suoi abitanti diventa direttamente correlata all’area dello spazio verde urbano”, evidenziano gli autori dello studio internazionale “Urban green space and happiness in developed countries”. Sulla stessa linea, l’Unione internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn) ha parlato per la prima volta della regola del “3-30-300”, fondamentale per beneficiare della natura urbana sia fisicamente sia mentalmente: tre alberi per ogni casa, il 30% di superficie di ogni quartiere occupata da chioma arborea e 300 metri massimi di vicinanza a un parco o a un grande prato.

La pianificazione e la gestione di parchi, giardini e spazi alberati è stata descritta ed elaborata attraverso una disciplina vera e propria, denominata “urban forestry”, ovvero forestazione urbana. Il termine “forestry” sottolinea il carattere “naturalistico” di questo tipo di aree in cui spesso vengono lasciate crescere spontaneamente le piante della vegetazione autoctona. In Italia, la gestione delle aree verdi rientra nel perimetro di lavoro “Aree urbane della Strategia nazionale per la biodiversità” e al piano urbanistico di ogni comune viene affiancato il cosiddetto “Piano del verde urbano”, che definisce le priorità degli ambiti di intervento. Tuttavia, il tema della forestazione urbana – inteso come intensificazione della vegetazione spontanea e autoctona nei giardini pubblici o nei parchi – è piuttosto recente per il nostro Paese e necessita di approfondimenti in merito alle specie vegetali più adatte allo scopo. Gli studi più importanti a livello europeo e internazionale sull’ambiente urbano pongono tra gli obiettivi prioritari l’accessibilità delle aree verdi e la disponibilità in un numero sempre maggiore delle stesse per la riqualificazione degli spazi cittadini. Inoltre, secondo il Dipartimento della conservazione ambientale dello Stato di New York, dopo vent’anni un albero in città genera benefici economici diretti e indiretti (ad esempio la riduzione dei costi energetici, l’aumento del valore degli immobili, la riduzione delle spese sanitarie, etc.) fino a tre volte superiori ai costi di manutenzione.

Ad oggi aumentare il capitale naturale nelle sue diverse forme, piantare alberi, creare nuovi boschi, moltiplicare il numero delle piante lungo le strade, nelle piazze, nei cortili delle nostre città, sui tetti e sulle facciate degli edifici, risulta quindi il modo più efficace, economico e coinvolgente per rallentare il riscaldamento globale.

Dare radici al futuro: la missione di Arbolia

Per un’Italia più verde, servono radici: nasce da questa premessa Arbolia, società benefit (con uno scopo sociale nel suo statuto) creata nella seconda metà del 2020 da Snam e Fondazione Cassa Depositi e Prestiti per sviluppare nuovi boschi urbani in Italia, promuovendo la biodiversità e rendendo le città più resilienti. Grazie alla collaborazione con le pubbliche amministrazioni e con aziende sensibili alla sostenibilità ambientale, Arbolia contribuisce alla lotta ai cambiamenti climatici e al miglioramento della qualità dell’aria e della vita nelle città. Una missione che la società benefit porta nel nome: “Arbor”, latino per “albero”, più il suffisso “-lia” di Italia. Oltre a progettare, promuovere e creare nuove aree verdi, Arbolia ne cura la manutenzione per i primi anni, sollevando la pubblica amministrazione dai relativi oneri.

Ad oggi, Arbolia ha realizzato importanti interventi di forestazione urbana su tutto il territorio nazionale, da Nord a Sud, finalizzando 26 progetti per oltre 57mila alberi messi a dimora che, a regime, assorbiranno circa 6.794 tonnellate di anidride carbonica in 20 anni e circa 30.578 Kg di PM10 all’anno, restituendo all’ambiente 4.960 tonnellate di ossigeno in 20 anni. Torino, Parma, Udine, Vicenza, Treviso, Rovigo, Lecce, Taranto, Pisa, Pignataro Maggiore, Parco Archeologico di Pompei, Ladispoli, San Donato Milanese e San Giuliano Milanese tra le principali località coinvolte in oltre dieci regioni del Paese.

                                                    Parma                                                                                           Udine

Tra le iniziative nelle grandi città, si contano anche quelle intraprese a Milano, dove Arbolia insieme ad altri partner ha realizzato, per la prima volta in Italia, attività di forestazione in aree situate in prossimità degli svincoli autostradali con la messa a dimora di circa 8mila piante. Le nuove cinture verdi contribuiranno all’assorbimento delle emissioni di CO2 e alla riduzione delle polveri sottili in aree particolarmente esposte al traffico stradale. A Roma, invece, Arbolia ha messo a dimora un nuovo bosco urbano di oltre 3.600 piante, per una superficie di circa 2,4 ettari riqualificati, all’interno della riserva naturale di Decima Malafede: il progetto ha previsto diverse formazioni boschive contigue tra cui una in prossimità di un laghetto, e il resto del bosco con all’interno un’area prato, molto ricca e variegata in termini di numerosità di specie erbacee e biodiversità vegetale e animale. A Genova Arbolia ha realizzato il suo primo intervento di sostituzione e rinnovamento del patrimonio arboreo. L’iniziativa ha permesso di riqualificare gli spazi verdi interni al parco pubblico della Villa Giustiniani-Cambiaso, storica dimora nobiliare della città e sede della Scuola Politecnica dell’Università di Genova.

Tra le collaborazioni di rilievo attivate dalla società benefit c’è anche quella con il Commissario unico per la bonifica delle discariche abusive: l’iniziativa permetterà di restituire alle comunità i siti di tutta Italia che attualmente ospitano discariche abusive, trasformandole in boschi urbani. Attraverso interventi condivisi come questo, Arbolia contribuisce alla bellezza e alla sostenibilità ambientale del Paese.

Per promuovere la biodiversità e migliorare gli ecosistemi, Arbolia utilizza un ampio ventaglio di specie arboree e arbustive autoctone, tutte dotate di passaporto vivaistico e, dove possibile, provenienti da vivai prossimi ai siti di imboschimento. In tal modo si riducono al massimo le possibilità di contaminazioni genetiche con piante provenienti da altre regioni, preservando e aumentando la biodiversità del nostro patrimonio forestale. La società benefit ha sviluppato con l’Università della Tuscia un modello proprietario di calcolo delle capacità di assorbimento di CO2 da parte delle essenze arboree esistenti e di nuova messa a dimora. Ogni singolo albero, dal momento della sua piantumazione e fino all’età di 20 anni (arco temporale minimo di un bosco Arbolia) può assorbire mediamente tra i 5 e 15 Kg di CO2, a seconda della specie e del luogo di impianto. 

Inoltre con il supporto di Renovit, piattaforma italiana avviata da Snam e Cdp Equity per promuovere l’efficienza energetica, Arbolia offre ad aziende e pubblica amministrazione anche servizi di carbon footprint analysis finalizzati alla riduzione degli impatti in termini di emissioni di CO2 e percorsi di decarbonizzazione coerentemente con le linee guida dell’SBTI (Science Based Target Initiative). La carbon footprint è una misura che esprime il totale delle emissioni di gas ad effetto serra (GHG green house gasses) associate direttamente e indirettamente a una organizzazione, un prodotto o un servizio (anidride carbonica - CO2; metano - CH4; protossido d’azoto - N2O; idrofluorocarburi - HFCs; esafluoruro di zolfo - SF6; perfluorocarburi - PFCs). Queste vengono ponderate rispetto al contributo all’effetto serra, ovvero al proprio “potere climalterante”. L’analisi degli impatti può essere fatta per l’intera organizzazione o per singoli prodotti e/o servizi lungo il ciclo di vita, comprendendo tutte le fasi di realizzazione, dalla produzione delle materie prime al fine vita. Tali impatti sono espressi attraverso una serie di indicatori (ad es. scarsità idrica, acidificazione, eutrofizzazione, etc.) che consentono di avere una visione completa delle problematiche ambientali associate al prodotto e/o servizio.

Le attività di forestazione urbana hanno assunto un ruolo centrale nel corso dell’ultimo G20 con l’obiettivo concordato di mille miliardi di alberi da piantare entro il 2030, e durante la Cop26 di Glasgow, l’ultima Conferenza delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici del 2021, che ha destinato 20 miliardi contro la deforestazione. In questa direzione, le soluzioni di Arbolia vogliono sostenere alcuni importanti Obiettivi di sviluppo sostenibile riconosciuti dall’Agenda 2030 dell’Onu come, tra gli altri, l’Obiettivo 13 legato alla tutela del clima, l’Obiettivo 15 sul ripristino dell’ecosistema terrestre e l’Obiettivo 11 per rendere le nostre città più vivibili e sostenibili.

di Matteo Tanteri, Ceo Arbolia e Senior vice president Sustainability & Social impact Snam

martedì 17 gennaio 2023