Decidiamo oggi per un domani sostenibile

Lucchi: responsabilità sociale, prima benessere e poi sostenibilità

Si torna spesso a parlare di responsabilità sociale e sostenibilità, ma le idee appaiono poco chiare. Servono nuove “basi di appoggio” e un ruolo più incisivo delle imprese.

di Remo Lucchi

Un’equità da subito

La responsabilità del far star bene tutti, adesso e in futuroche è il vero obiettivo esistenziale - è innanzitutto del potere politico. E la condizione da soddisfare è che chi guida le decisioni del potere politico imponga di dover raggiungere anche obiettivi di lungo periodo, strategici per il Paese.

Quindi è necessario che l’obiettivo del potere decisionale sia il benessere futuro del Paese, e non gli interessi di breve periodo delle singole parti politiche. Purtroppo qualcosa che non funziona in Italia c’è, se è vero che da quando è stata approvata la Costituzione, 75 anni fa, abbiamo avuto 73 governi, circa uno all’anno. Siamo quindi stati caratterizzati da un’abbondanza di riflessioni tattiche, e da forte carenza di quelle strategiche.

Bene, “reimpostiamo la strategia” innanzitutto attraverso un’affermazione basica che deve guidare la vita sociale: tutti quelli che nascono devono avere analoghi diritti di poter progettare una vita felice. Eventuali alternative devono essere solo il frutto di scelte, e non di costrizioni.

Oggi purtroppo non è così: viviamo ancora nella coda di un tempo passato, governato solo dall’élite, che ha sempre e solo fatto i propri interessi.

Ma in epoca recente siamo entrati in un mondo più critico e nuovo, dove la capacità di ragionare e non dipendere è più diffusa, e finalmente è possibile porsi la vera domanda: tutti nascono nudi, senza nulla; perché coloro che nascono in famiglie che hanno risorse possono formarsi e raggiungere l’adultità con potenzialità di protagonismo interessante, mentre coloro che nascono in famiglie meno fortunate non hanno queste chance? Che colpa ne hanno?

Si è più volte detto che la soluzione non sarebbe così difficile: basterebbe che il potere politico sviluppasse – per una volta - il più importante investimento per il futuro del Paese.

Se è vero che l’effettiva ricchezza del Paese è determinata dalla qualità degli individui che entrano nell’adultità, lo Stato deve occuparsi di sostenere tutte le famiglie che hanno necessitàfinanziariamente, a fondo perdutoaffinché tutti gli individui che nascono siano completamente formati entro i successivi 25 anni:

  1. Tutti devono laurearsi, frequentando scuole che siano dalla parte degli individui, cioè scuole che aiutino a superare le difficoltà, che facciano trovare l’orgoglio in se stessi, e la voglia di andare sempre più avanti. La responsabilità è della scuola; deve aiutare ad uscire dagli sconforti e dalle depressioni di momenti poco performanti;
  2. e dopo la laurea tutti siano ingaggiati per almeno due anni – retribuendoli – in attività che comportino assunzione di responsabilità sociale; possibilmente lontani da casa. Devono profondamente capire cosa sia la vita, e i valori della vita in sé. Devono capire che la vita si deve basare, in tutte le manifestazioni, solo su relazioni positive, e nel caso su aiuti, e mai su contrapposizioni, lotte, battaglie. Devono tutti e sempre imparare a trovare soluzioni solo attraverso la relazione positiva.

Aiutando le famiglie – e non sostituendosi – dalla nascita in poi, in vario modo: si tratterebbe di un investimento per 25 anni. Avviati a nuova vita, questa nuova generazione, così formata, avrebbe le competenze per innescare un futuro nuovo, governato da nuovi principi. E non ci sarebbe più la necessità di grandi investimenti, perché i gestori della nuova società sanno come concepire il nuovo futuro.

Ricordiamoci per sempre: il vero grande valore è lo studio. Oltre a investire su di sé, il ritrovarsi e darsi sicurezza, lo studio aumenta in continuazione le curiosità da soddisfare, e gli “altri” diventano il vero grande valore, perché la conoscenza degli “altri” rappresenta il vero obiettivo. Negli “altri” c’è la vera grande complementarità. Ciascuno di noi è solo una parte – come insegna la prima forma di vita, che è la nascita della vita umana – e senza la relazionalità positiva con individui complementari non c’è vita.

E l’ingrediente primario delle varie forme di vita è quindi lo studio. Per tutti.

La responsabilità sociale

L’assunzione di responsabilità sociale deve quindi diventare l’ingrediente primario della nostra esistenza. In essa c’è la saggezza e l’equilibrio.

I due grandi obiettivi della responsabilità sociale sono, in sequenza ordinale:

  • prima il benessere,
  • poi la sostenibilità.

Questo ordine rappresenta la sequenza naturale, perché la prima parte della nostra vita ha delle evoluzioni che vanno rispettate per evitare perdite di equilibrio. Si ribadisce:

  • dapprima il benessere, lo stare bene:
    • l’obiettivo del benessere sono “io”
    • e il tempo del benessere è il momento “presente”. Si vuole stare bene adesso
  • dopo la sostenibilità (dopo aver raggiunto il benessere):
    • gli obiettivi della sostenibilità sono gli “altri”
    • e il tempo della sostenibilità è il “futuro”

Quindi l’obiettivo primo è il benessere. Finché questo obiettivo non è soddisfatto, non è facile spostare l’attenzione sulla sostenibilità. Ribadiamo: le persone “in sé” hanno la priorità sugli “altri”, e l’”adesso” ha la priorità sul “futuro”.

Quindi la responsabilità della sostenibilità, e tutti gli sforzi per raggiungere i singoli obiettivi, devono metodologicamente dare la priorità al benessere. Se la gente sta male adesso, lo stare bene appena possibile ha la priorità.  

Quindi le due componenti della responsabilità sociale – benessere e sostenibilità – vanno gestite in modo coordinato, dando le priorità a ciò che favorisce correttamente lo sviluppo.

Ricollegandoci a quanto detto prima, l’investimento – nella fase giovanile, di costruzione dell’individuo – attraverso lo studio e la formazione sociale, darebbe esattamente le basi per la soddisfazione più rapida del benessere.

Problemi del momento

Questa sequenza di priorità – prima benessere e poi sostenibilità – forse non è mai stata più di tanto capita. I temi della sostenibilità (Agenda 2030) sono stati individuati e progettati in modo perfetto da chi aveva l’incarico di occuparsi di sostenibilità.

Forse a priori altre entità avrebbero dovuto favorire l’efficacia delle azioni di sostenibilità con interventi per assicurare le basi del benessere.

È solo la somma dei due momenti che può essere definita assunzione di responsabilità sociale.

Quindi il “nemico” della sostenibilità, cioè il “malessere”, non è mai stato affrontato.

Un breve approfondimento su tre temi importanti dell’attuale “malessere”, importanti ostacoli della sostenibilità:

  1. il precariato dei giovani;
  2. La pandemia;
  3. le tensioni internazionali (Ucraina).

 

  1. Il precariato giovani

Sui giovani non c’è stato investimento, ed entrando nell’adultità in buona misura sono finiti nel precariato, cioè nel “malessere”. Per quanto le ultime generazioni abbiano molto più studiato rispetto alle precedenti, hanno interrotto gli studi troppo presto: i discreti studi fatti hanno consentito di uscire dalle masse incolte ed hanno raggiunto una certa “individualità critica”, ma non hanno studiato a sufficienza – senza colpe, per mancanza di risorse – con due conseguenti guai:

  • basi modeste per una buona professionalità,
  • ed elevata centratura su “se stessi”. Gli “altri” – per carenza di studio - non sono stati scoperti come entità di relazione fondamentale, ed hanno continuato ad essere considerati come entità contrappositive.

Questa fenomenologia – di giovani che hanno raggiunto l’individualismo, ma non la relazione – ha provocato sentimenti populistici e di nazionalismo, con forte egocentrismo.

Quando si è affrontato in ricerche sociali il tema della sostenibilità, così oggettivamente incalzante e non più rinviabile, mentre nei segmenti elitari e colti (di elevato benessere) l’attenzione è sempre risultata massima, nei segmenti populisti il tema è sempre stato considerato di poco interesse (aggiungiamo: populisti e contrappositivi non per colpa loro; non è stata favorita la possibilità di raggiungere il benessere).

Se poi consideriamo che questa parte populista/nazionalista sta raggiungendo la maggioranza della popolazione, che guaio si sta profilando per i temi della sostenibilità, non certo rinviabili?

Ma c’è qualcuno che si sta ponendo il problema di eliminare le contrapposizioni, facendo raggiungere in qualche modo il benessere a questi segmenti? O comunque occupandosi di loro per trovare soluzioni?

  1. La pandemia

Mentre sui giovani si possono trovare antiche “colpe” del potere politico – che non ha mai deciso nulla in risposta a bisogni strategici del Paese – per la pandemia colpe non se ne individuano, ma drammi sì, e molto più forti di quanto si possa supporre. E forse qualche colpa sulle conseguenze c’è.

Al di là della pericolosità per la salute, la pandemia ha creato interruzione della relazionalità fisica, che è l’espressione vera della vita. In questo caso non è stata alimentata la contrapposizione, ma si è prodotto isolamento, che ha poi creato smarrimento, confusione mentale. Si tratta di un forte disagio, che toglie certezze a tutte le fasce sociali, perché non coinvolge particolari segmenti, ma l’”essere umano”, chiunque esso sia. Al di là delle responsabilità, è comunque una causa che si è aggiunta.

Una delle conseguenze più pericolose è il guaio che subisce la sostenibilità, perché anche i sostenitori di questa necessità di attenzione per il benessere futuro – che sono i segmenti elitari – si trovano ora in forte disagio di vita, in tutti i sensi. Ed anche presso questi segmenti l’attenzione sulla sostenibilità si contrae, perché lo smarrimento rende il periodo attuale come il più bisognoso di attenzione. Sul futuro ci si penserà.

Ed un aiuto per questo smarrimento non lo sta dando nessuno. Ci si rende conto che in questo caso le soluzioni non sono facilmente individuabili, ma forse anche in questo caso chi doveva assumersi responsabilità sociale – contenendo gli “attacchi” al benessere – non è riuscito nei suoi obiettivi.

Ed il prezzo lo paga la sostenibilità. La preoccupazione per il futuro si allontana significativamente.

  1. Le tensioni internazionali (Ucraina)

Negli ultimissimi tempi si sono poi aggiunte delle cause aggravanti, che fanno ulteriormente allargare la percezione di vivere sempre di più in un difficile clima contrappositivo: i crescenti guai in Ucraina, piuttosto che il nuovo accanimento su interessi finanziari di parte, come ad esempio l’esplosione dei prezzi delle fonti di energia. Aumenta l’incapacità di capire come trovare soluzioni relazionali.

Si ribadisce che le soluzioni relazionali rappresentano l’evoluzione della specie, mentre le contrapposizioni e le violenze sono espressioni del “deserto mentale”, e dell’incapacità di capire che cosa è la vita.

Anche in questo caso, forse ancor meno che in altri, non si è assistita ad alcuna assunzione di responsabilità sociale, da parte di alcuno. Nessuna delle decisioni prese è andata in una direzione salvifica.

Più in generale possiamo dire che a tutti i livelli non si è ancora capito che cosa sia, e che cosa comporti, l’assunzione di responsabilità sociale, e quali siano i due ingredienti sequenziali.

Una grande opportunità per il sistema economico

Il sistema politico non pare abbia in prospettiva soluzioni. E stante la continuità con la storia che si ha alle spalle, non si rilevano grandi credibilità ed attese.

Se verso il Sistema Politico c’è rassegnazione, verso il sistema economico – le imprese – l’atteggiamento è diverso. Ciò in quanto le Imprese sono percepite costantemente più vicine da vari punti di vista: danno prodotti, beni, servizi, lavoro (soldi per vivere). Cioè danno benessere. La credibilità è quindi diversa, come pure le attese.

L’aspetto che però sta creando comunque problemi è la convinzione che il sistema economico sia sempre stato piuttosto lontano dai temi sociali, connessi alla sostenibilità, e la percezione è che continui ad essere centrato su se stesso.

Però l’attesa di soluzioni è elevata, perché comunque il Sistema Economico si porta appresso potenziale credibilità. Parlando di attese verso le Imprese non ci si aspetta infatti che le Imprese svolgano meglio il loro classico lavoro – cioè fornire prodotti e servizi di qualità migliore: i clienti sono già soddisfatti. Il benessere primario è soddisfatto. Si registra invece una forte richiesta di aiuto in altre direzioni, ovvero ci si aspetta che le Aziende si assumano una maggiore responsabilità sociale nei temi della sostenibilità, occupandosi nel concreto di migliorare la vita futura delle persone.

E, stante la crescita delle attese, ciò può rappresentare davvero un grande investimento per le imprese che accettano anche il nuovo ruolo, con dei ritorni molto importanti, in termini di:

  • Immagine istituzionale
  • attrattività
  • e quindi business

Le possibili direzioni di investimento sono comunque molto numerose, e le Imprese devono fare le migliori scelte sia culturali che operative, che tengano conto certamente dell’utilità sociale, ma che siano compatibili anche con la propria attività ed il proprio posizionamento. Ciò anche al fine di essere credibili, e di ottimalizzare i ritorni.

E qui si apre un tema di ricerca sociale veramente interessante, per capire quali direzioni intraprendere.

Certamente c’è una prima direzione che deve essere adottata da tutte le Imprese: impegnarsi innanzitutto per il futuro benessere generale delle persone che lavorano in Azienda. I temi del welfare e del wellbeing in tutte le possibili direzioni vanno attentamente analizzati e soddisfatti, con l’obiettivo del work-life balance.

Ma per tutte le attività aggiuntive – come si accennava - va studiata la soluzione, sempre di forte utilità sociale, compatibile con l’Impresa, e che renda anche massimi i ritorni.

di Remo Lucchi, Presidente dell'Advisory board di Eumetra MR

mercoledì 6 aprile 2022