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Le sfide della transizione ecologica

La transizione richiede una complessa azione di conversione dell’economia, della produzione e dei consumi, attuabile con forti politiche pubbliche, ma con il coinvolgimento di una parte consistente delle imprese e dei cittadini. Il tema viene affrontato dal nuovo libro di Edo Ronchi.

di Toni Federico

La transizione ecologica è una new entry del linguaggio ambientalista, in parte ispirata alla conversione ecologica che fu prima di Alexander Langer e poi, definitivamente, di Papa Francesco. La transizione ecologica è diventata mainstream nel 2019 col Green Deal della presidente Von der Leyen ed è ora il capitolo guida degli investimenti del Next generation Eu e dei Piani nazionali di ripresa e resilienza di tutti i Paesi europei. Con il nuovo governo l’Italia si è dotata di un ministero per la Transizione ecologica.

Edo Ronchi, oggi presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, ha voluto fare il punto sulle sfide aperte dalla transizione ecologica con un corposo libro di 300 pagine pubblicato da Piemme in questi giorni. Ronchi ha voluto valorizzare la imponente produzione dei suoi post del venerdì pubblicati sul blog di Huffington Post negli ultimi quattro anni, ordinando significativamente i materiali per illustrare la transizione ecologica articolata in cinque temi chiave: la neutralità climatica con emissioni nette zero al 2050; la rivoluzione energetica, dai fossili alle rinnovabili; la transizione ecologica dell’economia, per una green economy circolare e decarbonizzata; la gestione circolare dei rifiuti e la transizione alle green cities.

Nella presentazione del volume il discorso non può non entrare nel merito della pandemia da Covid-19, sottolineando certi parallelismi con le gravi crisi ecologiche in atto, prima fra tutti quella del cambiamento climatico. La recessione economica causata dalla pandemia sta causando sofferenze sociali, aumento delle disuguaglianze e della povertà e una crisi dell’occupazione che rischia di diventare irreversibile. Per la pandemia di oggi e per la crisi climatica di domani occorre avere un saldo progetto strategico di rilancio economico durevole, possibile solo se basato sulle risposte alle sfide green della nostra epoca.

La crisi climatica e quella delle risorse naturali hanno cambiato il contesto delle attività economiche, ponendo vincoli e limiti ecologici, di una portata sconosciuta nelle epoche storiche precedenti, alle modalità di utilizzo e alle quantità di impiego di materiali e di energia e quindi ai modelli di produzione e consumo. La rilevanza ormai evidente dei limiti e dei vincoli energetici e materiali pone una sfida di portata storica, dice Ronchi: la transizione ecologica dell’economia verso una green economy che punta alla tutela del capitale naturale e della resilienza degli ecosistemi, è climaticamente neutra e decarbonizzata, è circolare ed anche rigenerativa per le risorse naturali e punta su un benessere sobrio ed inclusivo di migliore qualità ecologica.

La transizione richiede una complessa azione di conversione dell’economia, della produzione e dei consumi, attuabile con forti politiche pubbliche supportate da una visione di ampio respiro e non subordinate all’inseguimento di interessi di breve termine, con il coinvolgimento, e qui sta l’essenza del pensiero di Ronchi, di una parte consistente delle imprese per il cambio delle produzioni e lo sviluppo di processi e prodotti green, con la partecipazione ampia dei cittadini per indirizzare le scelte politiche e il cambio dei consumi e gli stili di vita. Questa complessa regolazione e questo difficile cambiamento sono possibili in un’economia di mercato ma non sono affatto scontati. Nel mondo delle imprese cosiddette go green, si sta sviluppando una consapevolezza spesso migliore di quella dei governi, con una visione che muta rapidamente fino al punto di prefigurare una transizione di portata paragonabile alla prima rivoluzione industriale. I cambiamenti ecologici non sono semplici, comportano vincenti ma anche perdenti, vantaggi ma anche costi.

Gli interessi economici esistenti devono poter essere contestati anche in opposizione ai governi e ai settori più tradizionali dell’economia. I modelli autoritari come quello del capitalismo cinese non sono in grado di mettere in atto una transizione ecologica. Se l’Europa procederà sulla via democratica del suo Green Deal dovrà introdurre una border carbon tax che la protegga dalla importazione di merci provenienti da Paesi che non seguono un pari percorso di transizione e di decarbonizzazione. La Cina, ovviamente, non ha mancato di esprimere la sua netta opposizione a tale misura.

Le green cities e la questione dei rifiuti concludono il nuovo testo di Ronchi. Dall’Agenda 21 di Rio 1992 fino agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 del 2015, molti sono stati gli approcci alla sostenibilità locale e delle città, ma con esiti contraddittori. La green economy della città futura, si basa sulla qualità urbanistica e architettonica delle città, sulla dotazione di infrastrutture verdi urbane e periurbane, su una buona qualità dell’aria e su una mobilità urbana sostenibile, in particolare accompagnata da una drastica riduzione delle auto in città. Il consumo di suolo si dovrà fermare promuovendo la rigenerazione urbana, la riqualificazione, il recupero e la manutenzione del patrimonio edilizio esistente, l’abbattimento delle emissioni serra, la riduzione dei consumi di energia, la gestione dell’acqua come risorsa strategica e l’adattamento ai cambiamenti climatici.

In materia di rifiuti, da sempre terreno di eccellenza dell’autore, la visione moderna è quella che li vede nell’ottica dell’economia circolare. Nel mondo si producono oltre quattro miliardi di tonnellate di rifiuti all’anno., metà urbani e metà industriali. Questa gran massa di rifiuti genera un ingente spreco di risorse, di energia, e pesanti emissioni di gas serra. Inquina il territorio, finisce nei fiumi e nei mari creando danni irreversibili. Ora in Italia come in Europa ci sono le condizioni per un salto di qualità verso una gestione circolare dei rifiuti in modo da poter recuperare risorse, risparmiare energia e ridurre le emissioni. Le materie prime seconde originate dal riciclo dei rifiuti in un quadro di forte innovazione tecnologica, devono avere sbocchi di mercato privilegiati e devono essere impiegate obbligatoriamente per sostituire materie prime vergini.

Le sfide della transizione ecologica, conclude Ronchi, sono profondamente interconnesse e segnano un cambiamento storico radicale, un cambiamento di civiltà. Per affrontarle è necessario far leva sull’etica della responsabilità tanto quanto sui vantaggi per ciascuno e per le imprese senza lasciare nessuno indietro. Le forti trasformazioni che si stanno finalmente verificando nel governo dell’Unione europea sono uno straordinario terreno abilitante per la transizione ecologica e sono destinate ad influenzare positivamente l’intero contesto mondiale.

di Toni Federico, direttore del comitato scientifico della Fondazione per lo sviluppo sostenibile e coordinatore per ASviS dei Gruppi di Lavoro Energia e Clima (Goal 7 e 13)

venerdì 30 aprile 2021