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Il futuro dell'educazione al 2050

Il nodo italiano del Millennium Project, l’Italian Institute for the Future, Generation Mover™ e Novus Lab hanno inviato all'Unesco il proprio contributo nell'ambito dell’iniziativa “Futures of education: learning to become”.

di Mara Di Berardo e Roberto Paura

 

L’Unesco ha lanciato negli scorsi mesi l’iniziativa “Futures of education: learning to become” con l’obiettivo di ripensare i modelli di apprendimento per il futuro: un dibattito globale su come la conoscenza, l’istruzione e l’apprendimento vadano re-immaginate in un mondo di crescente complessità, incertezza e precarietà, per dare forma al futuro dell’umanità e del pianeta. Il direttore generale dell’Unesco ha istituito a tal fine una Commissione internazionale indipendente sotto la direzione della presidente dell’Etiopia, Sahle-Work Zewde, per sviluppare un rapporto globale su Education 2050. I membri della Commissione comprendono esponenti di spicco dal mondo della politica, dell’accademia, delle arti, delle scienze, del business e dell’istruzione. La Commissione sta valutando con attenzione tutti gli input provenienti dal processo di consultazione globale lanciato con l’iniziativa Futures of Education, in uno sforzo di intelligenza collettiva che confluirà in un rapporto finale e in altri documenti di approfondimento. L'obiettivo è ripensare il ruolo di istruzione, apprendimento e conoscenza alla luce delle grandi sfide di fronte a cui ci troviamo e delle opportunità offerte dai futuri prevedibili, possibili e preferibili, seguendo anche l'approccio della cosiddetta futures literacy, l'alfabetizzazione ai futuri.

 

L’iniziativa “Futures of Education: learning to become” sta coinvolgendo in tutto il mondo, da settembre 2019, cittadini, organizzazioni, enti e reti per ampliare il dibattito su come la conoscenza e l’apprendimento possono cambiare il futuro dell’umanità e del pianeta, definendone sfide e opportunità che possono essere sia anticipate/previste, sia immaginate/visualizzate guardando all’anno 2050. Le modalità di coinvolgimento pubblico sono di diverso tipo, ad esempio attraverso risposte ad questionario di tre minuti e condivisione di pensieri in testo, documenti, articoli o anche opere artistiche.

 

Il comitato scientifico e organizzativo dell’evento italiano “Education 2050” ha deciso di fornire il proprio contributo su un tema così importante, dando il via ad un lavoro di approfondimento partecipato che includesse diversi stimoli. Il nodo italiano del Millennium Project, un network indipendente di futures studies che collabora con altri 66 nodi in tutto il mondo, l’Italian Institute for the Future, organizzazione no-profit sui futures studies, Generation Mover™, network professionale che lavora sul futuro attraverso un approccio multi-generazionale, e Novus Lab, associazione culturale specializzata nel design fiction, hanno facilitato un dibattito partecipativo strutturato dedicato all’iniziativa Unesco con un focus sull'Italia. Organizzato in partnership con Unesco ed inserito nel cartellone degli eventi del Festival dello sviluppo sostenibile di ASviS, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, “Education 2050” si è svolto online il 5 ottobre 2020, dalle 16.30 alle 19.30 in lingua italiana. Una breve introduzione all'iniziativa è stata svolta anche da Noah W. Sobe, Senior project officer nel team Unesco “Future of Learning and Innovation” che dirige Futures of Education. Nel corso dell’introduzione, Sobe ha richiamato precedenti lavori Unesco che, come per l’iniziativa in corso, sono stati sviluppati in particolari congiunture storiche che spingono a ripensare il futuro dell’umanità, del pianeta e di educazione e apprendimento.

 

I contributi emersi durante il dibattito sugli argomenti nel corso di “Education 2050”, e nello specifico speranze e paure al 2050 (topic 1), finalità (topic 2) e implicazioni dell’apprendimento (topic 3), sono confluiti in un rapporto inviato alla Commissione Unesco per contribuire all’iniziativa. La struttura dell’evento si è basata sulle linee guida Unesco per la consultazione di stakeholders mediante focus group e, per ampliare il numero di partecipanti e riuscire a gestire più gruppi contemporaneamente, gli organizzatori hanno deciso di sviluppare un metodo simile al Mini-Charrette in cui sessioni plenarie si alternano a riunioni in sotto-gruppi, massimizzando così la focalizzazione dei lavori dei sottogruppi e l’integrazione dei risultati.

 

Il Topic 1 della consultazione mira ad indagare speranze e paure dei partecipanti pensando al 2050: “Immaginando il 2050, quali sono le tue speranze? Quali sono le tue paure?”.
Le domande sono state poste in un questionario inviato subito dopo la selezione, a cui hanno risposto 50 su 53 candidati selezionati. Sono emersi 4 cluster di risposte per ognuno dei sotto-temi. Relativamente alle speranze, i cluster sono: attenzione per il sociale, nuovi modelli educativi, tutela per l’ambiente e tecnologia. Le parole chiave sono equilibrio, consapevolezza, uguaglianza, equità. Si spera che nel 2050 aumenti il livello di qualità della vita e vengano abbattute le disuguaglianze. La crisi climatica è sotto controllo o superata, grazie a scelte consapevoli della politica e del singolo. Si impara ad imparare e si cercano nuovi investimenti in formazione, educazione e cultura. La tecnologia è vista come un aiuto, soprattutto in campo medico.

 


Rispetto alle paure, i cluster sono: sociale, clima, educazione, tecnologia. Le parole chiave sono disequilibrio, collasso ambientale, tecnocrazia, totalitarismi, guerre e carenza di risorse. Ci si preoccupa dell’aumento delle disuguaglianze e delle possibilità limitate di accesso alle risorse, che porteranno a molti disastri a causa della mancanza di preparazione della classe politica. La natura non è controllabile, con ricorrenti disastri ambientali. La conoscenza è in mano a pochi, l’istruzione è molto costosa, e nessuno punta sulla cultura. La virtualità è disumanizzante.

 

Il Topic 2 si rivolge alle finalità dell’educazione in generale, focalizzandosi sul “perché” dell’education, intesa come l’insieme delle forme di apprendimento per persone di tutte le età. Su questa base e considerando le visioni al 2050 condivise nella plenaria, i 5 sottogruppi hanno risposto al quesito: “Quali dovrebbero essere le finalità e/o gli intenti collettivi di educazione e apprendimento nel 2050?”.

 

Secondo quanto emerso dal dibattito, l’educazione al 2050 insegna ad essere felici e a stare bene con se stessi e con gli altri come un modo di essere. Esiste per educare tutti, tutte le generazioni. Insegna ad imparare costantemente, una attitudine all’apprendimento e all’autoapprendimento. Conoscenza ed educazione rendono liberi. L’educazione fornisce strumenti di libertà di pensiero per sapersi esprimere, saper valutare e scegliere la propria strada. La condivisione è la forza del futuro. L’education punta ad una concezione sistemica, a sapersi orientare verso l’interdipendenza e l’interconnessione, come una unità responsabile del proprio pianeta e che non lascia indietro nessuno. Insegna ad essere felici per essere “liberi di” che si congiunge ed è coerente e vive e convive con l’essere “liberi da”.

 

L’educazione al 2050 è al servizio dei cittadini: ha l’intento di formarli e aggiornarli in modo continuativo e dona strumenti per essere competitivi e vincenti nel futuro mondo del lavoro. Insegna anche a vivere in una polis democratica e produce così cittadini consapevoli e attenti al prossimo, in grado di vivere in una società democratica, aderire a valori condivisi ed essere proattivi per il bene comune. Il contesto educativo è rivolto a tutte le età e fasi di vita, è una narrazione condivisa che riguarda la crescita dell’individuo in quanto singolo e, allo stesso tempo, parte di un tutto. La finalità non è trasmettere contenuti ma sviluppare capacità utili alla crescita individuale e collettiva, partendo da empatia e creatività e facilitando il passaggio da modelli mentali “fixed” a “growth”, nella scuola e in tutti i luoghi di apprendimento.

 

L’educazione al 2050 si concentra su “imparare ad imparare”, per formare persone (non individui) in grado di pensare in modo critico e correre rischi (non solo fare). Grazie alle macchine, consente processi di apprendimento aumentati e garantisce un ampliamento della conoscenza a livello planetario. È un capitolo di “investimento” e non di “costo”, e si occupa di “Learning to be”, imparare ad essere, e di empatia verso tutte le forme di vita e le risorse presenti sul pianeta per la sua conservazione.

 

L’educazione al 2050 fa acquisire nuove competenze per trovare lavoro e potenzia al contempo il pensiero critico per rendere le persone più flessibili in una società in rapido cambiamento, attraverso una soluzione che tenga insieme due fronti: fare delle aziende stesse un luogo di formazione continua, che però non incaselli le competenze delle persone in specializzazioni destinate all’obsolescenza, ma punti a una formazione innovativa e aperta alla multidisciplinarietà.

 

Il Topic 3 della consultazione si rivolge alle implicazioni dell’apprendimento ed è più specificamente focalizzato su come l’apprendimento dovrebbe cambiare in futuro. Su questa base e considerando le visioni al 2050 condivise nella plenaria, i 5 sottogruppi hanno risposto al quesito: “Cosa dovremmo imparare in futuro, come dovremmo apprendere e dove?”.

 

Nel 2050 si acquisiscono competenze trasversali, come creatività, pensiero laterale, spirito critico e autonomia nel pensiero, e anche etica e alfabetizzazione ai futuri. Si può apprendere ovunque in maniera sensoriale, con consapevolezza e con la possibilità di utilizzare anche realtà virtuali e aumentate. Formatori e compagni di apprendimento possono non essere umani ma esperienze e realtà che arricchiscono il nostro sapere. È possibile trasfondere nelle persone, con interfacce neurali, competenze e “saper fare”. L’apprendimento è trasversale, a livello generazionale e utilizzando più lingue con l’IA (Intelligenza Artificiale). È un apprendimento personalizzato e individuale, ma c’è ancora bisogno di luoghi fisici per incontrarsi. Si usa meglio la mente con tutte le sue possibilità aumentate in luoghi immersivi. Apprendere in gruppo e in interazione è preferenziale perché l’apprendimento ha senso se risulta da una condivisione, attraverso reti. La condivisione della conoscenza potenzia l’apprendimento individuale, che è collaborativo, esperienziale e pratico (diventare maker).

 

Si può imparare ovunque, imparare sempre, a tutte le età. La città si rimodula: non solo scuole ma ambienti educativi diffusi, fruibili da tutti. Si utilizzano interfacce uomo-macchina altamente performanti, leggere ma co-partecipative. È fondamentale un’economia circolare applicata alla scienza dei dati come valore esteso della conoscenza. Lo scenario “distopico” al 2050 vede la scuola come luogo per un addestramento complesso finalizzato ad affrontare crisi energetiche ed ambientali, questioni strategiche di emergenza della società e del singolo. In uno scenario “utopico” al 2050, lo studente ha la libertà di proporsi e porta ciò che ha scoperto e imparato. Ogni skill innata dello studente è supportata nel processo di apprendimento. È necessario educare giovani e adulti alla bellezza e alla creatività per affrontare sfide nuove e imprevedibili, sviluppare una lingua universale per condividere contenuti formativi accessibili a tutti, educare alla sussidiarietà intergenerazionale,  costruire modelli formativi altamente personalizzabili e allenare al pensiero critico e divergente.

 

La scuola è un think tank in un ambiente "Phygital", caratterizzato da palestre di apprendimento immersive e globali. Oltre a contenuti scientifico-umanistici, sono essenziali materie di educazione alla bellezza e alla creatività, empatia, pensiero critico, divergente e sistemico, almeno tre lingue straniere e capacità di negoziazione. Esiste una lingua universale utile a superare le barriere culturali e condividere i contenuti. La sussidiarietà intergenerazionale e l’interdisciplinarietà sono strumenti e forme di insegnamento. In modelli formativi altamente personalizzati, lo stile di ’apprendimento del singolo è “aumentato” attraverso il supporto di educatori-coach umani e tecnologico-virtuali (IA).

 

Si educa con un approccio interdisciplinare al sapere occupandosi di: emozioni (empatia), bellezza, civismo o consapevolezza sociale. Si insegna il processo deduttivo, ad accogliere l’errore, a navigare scenari multipli per aprirsi ai futuri. La matematica è una “forma di pensiero”, e si educa a rischio/coraggio, incertezza, tolleranza, resilienza, speranza, pensiero critico, storia dell’umanità. Si co-costruisce il sapere insieme e si impara grazie al dialogo e alle relazioni. Le comunità educative sono definite per interessi e c’è grande scambio generazionale. Come nomadi digitali, si impara immergendosi nell’esperienza. Si sfrutta la dimensione “multiverso”, incontrandosi e relazionandosi in spazi 3D grazie alla realtà aumentata. Si educa al pensiero sistemico e alla multidisciplinarietà. L’offerta formativa di base è meno specialistica, consente allo studente di personalizzarla in base ai propri interessi. L’educazione è aperta alle contaminazioni ed è anche non-formale, nelle aziende e nelle comunità con il design thinking. Un modello a cui si guarda è quello degli youth workers, che operano nel settore dell’educazione non-formale, e delle startup.

 

Durante l’introduzione dei lavori, Noah W. Sobe ha fornito in anteprima alcuni risultati emersi finora nel mondo da queste consultazioni. Due delle principali preoccupazioni su cui si è notata maggiore consistenza sono il cambiamento climatico e la distruzione ambientale, seguite a breve distanza dalla povertà e dalle disuguaglianze. Sono anche interessanti le differenze regionali che si mostrano ad esempio in Africa, mettendo lavoro e sicurezza economica in cima alla lista delle preoccupazioni.

 

Schemi comuni mostrano poi che le sfide che le persone vedono oggi sono anche le sfide che immaginano per il 2050. Molto spesso le persone valutano la situazione globale con un senso di assenza, di interruzione: un’idea frequente è che in qualche modo le cose siano andate fuori equilibrio, che nel mondo contemporaneo manchi qualcosa che si deve ristabilire o reinventare. Il terzo punto emerso è che quando le persone invitano ad agire, immaginano ciò che si dovrà fare in futuro per creare il mondo desiderato, e molto spesso quel tipo di futuro orienta le riflessioni attorno a nozioni di guarigione, riparazione e ricostruzione.

 

La Commissione sta preparando un report finale in cui emergerà un insieme di modalità di lavoro che enfatizzano la co-creazione, con una struttura ampiamente partecipativa e collaborativa, l’inclusione di diverse prospettive e l’assenza di conclusioni pre-definite. Il report sarà rilasciato a breve e fornirà un’agenda per l’azione e la discussione di decisori politici e praticanti, mentre altre occasioni di dibattito sui risultati preliminari saranno realizzate nel corso dei prossimi mesi.

 

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di Mara Di Berardo e Roberto Paura

 

giovedì 31 dicembre 2020