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“Senza controllo delle fonti può sbagliare anche la Treccani”

Nel dibattito a In mezz’ora, il programma di Rai 3 condotto da Maggioni, sono intervenuti Benanti, Frediani e Riotta. Non bastano norme per proteggere il consumatore, servono dei "guardrail" alla produzione stessa dell'AI. 

martedì 13 febbraio 2024
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In un video, Lady Gaga con una bandana in testa e un giubbino di pelle ringrazia per la puntata della Rai su Gerusalemme e anticipa il titolo del suo prossimo album. In un altro filmato, il presidente americano Joe Biden annuncia ufficialmente il suo ritiro dalla corsa alle presidenziali. Ma qualcosa non va: entrambi sono avatar creati da software di intelligenza artificiale. Si è aperta così la puntata di In mezz’ora in onda domenica 11 su Rai 3. “I personaggi non erano perfetti”, ha spiegato la conduttrice Monica Maggioni, “ma la possibilità di ricrearli in modo così semplice ci ha fatto venire davvero il dubbio su cosa possa essere fatto con l’intelligenza artificiale”.

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Non solo deepfake. Mentre gli strumenti di AI diventano sempre più sofisticati, gli attori politici continuano a utilizzare la tecnologia per amplificare la disinformazione. Gianni Riotta, direttore della Scuola di Giornalismo della Luiss, ospite in studio, ha sottolineato un caso recente: “In questi giorni la più importante enciclopedia italiana, la Treccani, ha spiegato online che è possibile che Michelle Obama si candidi alle elezioni presidenziali. L’ha fatto riprendendo un vecchio articolo del New York post, giornale scandalistico legato al partito repubblicano, che - senza utilizzare per ora l'AI - usa il nome di Michelle per creare caos in funzione pro Trump. Un’operazione politica, insomma, rilanciata senza il necessario lavoro di contestualizzazione”. Quale lezione trarre? “Se noi giornalisti, se le istituzioni culturali, credono ancora di essere nel Novecento, finiranno per essere uno spezzone della disinformazione”, ha detto Riotta.

In videocollegamento Padre Paolo Benanti, da poco eletto presidente della Commissione AI per l’informazione, ha ragionato su approcci regolatori e politiche pubbliche: “L’AI Act ha un vantaggio enorme e di cui vado personalmente fiero come europeo: proteggere i cittadini come consumatori. Manca ancora la parte più grande: quale futuro, con l’intelligenza artificiale, vogliamo per l’Europa?”. “Ma ha senso ragionare sul senso del limite o è una nostalgia novecentesca?”, ha chiesto la conduttrice. Per Benanti “abbiamo urgente bisogno di guardrail etici, altrimenti la parte umana si ferisce. Abbiamo bisogno anche di chiederci se l’AI possa essere utilizzata da chiunque o forse abbiamo bisogno di formarci e di avere una patente. I limiti non vanno intesi come una costrizione della libertà, anche perché perderemmo la sponda favorevole dei Paesi tecnologicamente più avanzati”.

Il dibattito si è poi spostato sulle implicazioni dell’AI nella guerra in Ucraina. Droni, satelliti, un’enorme quantità di dati a disposizione dei due eserciti. “Stiamo assistendo a uno scenario di guerra cyber molto intensa”, ha commentato Carola Frediani, direttrice del progetto editoriale Guerredirete.it, “il governo ucraino ha coinvolto un numero significativo di aziende tech. D’altronde l’Ucraina ha sempre avuto un’alta concentrazione di laboratori tecnologici e startup. E il ministro per la Transizione digitale ha letteralmente reclutato online centinaia di migliaia di cyber volontari”.

Immagine di copertina: Ansa