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Il futuro del Wto dopo il ciclone Trump: ristrutturare l’organizzazione o espellere gli Usa?

Von der Leyen e Merz spingono per un nuovo organismo mondiale del commercio, con una collaborazione più strutturata con l’Asia-Pacifico. Ma per altri esiste un'opzione migliore: mantenere il Wto, ma cacciare gli Stati Uniti.

martedì 8 luglio 2025
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Nelle ultime settimane sono emerse due proposte rilevanti per rispondere alla guerra commerciale di Trump e ai dazi. Al vertice europeo di fine giugno, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha invitato i leader Ue ad avviare una cooperazione commerciale strutturata con i Paesi dell’Asia-Pacifico, gettando di fatto le basi per un’alternativa all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). Ha individuato nel Cptpp (Comprehensive and progressive agreement for trans-pacific partnership) un alleato naturale e strategico dell’Unione. “La massa dell’intesa tra Ue e Cptpp sarebbe notevole: 39 Paesi popolati da un miliardo di persone e che rappresentano il 30% del commercio globale”, ha scritto Gianluca Mercuri sul Corriere della Sera.

Il Cptpp è un trattato commerciale che include 11 Paesi (Giappone, Canada, Australia, Regno Unito e altri) e mira a consolidare standard condivisi, accesso equo ai mercati e procedure doganali efficienti nell’area del Pacifico. “Possiamo considerarlo come un inizio di riprogettazione del Wto, per dimostrare al mondo che il libero scambio con un gran numero di Paesi è possibile su una base basata su regole” ha affermato von der Leyen a proposito del possibile accordo, aggiungendo che toccherà all'Ue assumere un ruolo guida. Von der Leyen ha sottolineato anche che gli Stati Uniti sono al momento fuori dal Cptpp, e le loro attuali difficoltà con gli accordi multilaterali lasciano all’Ue un margine negoziale maggiore.

Come riporta Deutsche Welle, la proposta ha ricevuto il convinto sostegno del cancelliere tedesco Friedrich Merz: “Il Wto non funziona da anni”, ha dichiarato, facendo riferimento alle persistenti inefficienze che si sono verificate sia durante le amministrazioni Trump che Biden. Merz, conviene ricordarlo, è un deciso atlantista: è stato presidente dell’associazione Atlantik‑Brücke e ha sviluppato canali personali con Washington. Negli ultimi mesi ha auspicato un trattato “quick and simple” tra Ue e Usa per evitare crisi tariffarie; allo stesso tempo, però, ha continuato a lamentare la paralisi del Wto, evidenziando la necessità di un organismo alternativo capace di garantire risoluzioni più efficaci e veloci.

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D’altra parte c’è chi ritiene che, per salvare l’economia globale, esista un’opzione più pragmatica e veloce da applicare: mantenere il Wto, ma cacciare gli Stati Uniti. È la tesi sostenuta da Kristen Hopewell, ordinaria di Politica globale presso l'Università della British Columbia, in un lungo articolo su Politico. Secondo la professoressa, la rielezione di Trump ha segnato un “attacco su vasta scala” al sistema commerciale globale: “Il leader statunitense non finge nemmeno più di rispettare le regole. Inoltre, i suoi dazi rischiano di riportare il mondo indietro agli anni '30 (...) In queste circostanze, consentire agli Stati Uniti di rimanere membri è una presa in giro dell'istituzione e dei suoi principi”.

Per Hopewell il contagio protezionista rappresenta un rischio reale: “Il regime commerciale globale può sopravvivere senza gli Usa (…) ma non se altri Paesi imiteranno le violazioni delle regole, i dazi e le altre misure protezionistiche di Trump.

Ma espellere o sospendere gli Stati Uniti dal Wto è possibile? L’Organizzazione non prevede procedure specifiche per l'espulsione di un membro, ma esiste uno strumento – la modifica dell'articolo X – che permetterebbe la sospensione (e forse l’espulsione) degli Usa con una maggioranza qualificata. Una linea che Hopewell invita a seguire con convinzione: “Per combattere Trump, dobbiamo essere pronti a costruire un Wto senza gli Stati Uniti”.

Fondata nel 1995, l’Organizzazione mondiale del commercio è il pilastro del sistema commerciale multilaterale. Negli anni è riuscita a prevenire guerre commerciali potenzialmente drammatiche, ad esempio dopo la crisi finanziaria del 2007-2010. Ma da diversi anni è bloccato in una profonda crisi istituzionale.

Il nodo principale è la paralisi del suo meccanismo di risoluzione delle dispute. Dal 2019, infatti, il suo organo d’appello, la cosiddetta “Corte suprema”, è diventato inoperativo per mancanza di giudici. Gli Stati Uniti hanno sistematicamente bloccato le nomine dei nuovi membri, accusando l’organismo di parzialità e di oltrepassare i limiti del proprio mandato. A questo si aggiungono le crescenti tensioni geopolitiche e la trasformazione degli equilibri economici globali, a partire dalle rivalità tra Usa e Cina. Ora l’iniziativa dell’Ue, se sviluppata, potrebbe aprire nuovi scenari per il Wto. Bisogna capire se la vecchia casa può ancora essere ristrutturata, oppure occorre costruirne una nuova.

Copertina: Ansa