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Il Patto sul futuro intende portare il multilateralismo “fuori dall’orlo del baratro”

Senza cooperazione non si vincono le grandi sfide globali. Nel testo è presente la lotta alla crisi climatica e alle disuguaglianze. Nuovi obiettivi su AI e future generazioni. La dichiarazione della premier Meloni sul Patto.

martedì 24 settembre 2024
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L'approvazione del Patto sul futuro, della Dichiarazione sulle future generazioni e del Global digital compact durante il Summit del futuro dell'Onu a New York del 22 e 23 settembre rappresenta un passo importante, ma non risolutivo, nel tentativo di affrontare le grandi sfide globali e costruire uno sviluppo sostenibile in ogni ambito. Il Patto riafferma l'impegno degli Stati membri, inclusa l'Italia, a intensificare gli sforzi verso il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030, che, nonostante le difficoltà, rimangono punti di riferimento fondamentali per orientare le scelte politiche, economiche e sociali a livello internazionale e nazionale.

Il Patto è il risultato di un lungo processo inclusivo volto ad adattare la cooperazione internazionale alle sfide attuali e future. Si tratta dell'accordo internazionale più ampio degli ultimi anni – così lo definisce l’Onu –, che tocca nuove aree e affronta questioni irrisolte da decenni. L'obiettivo principale è garantire che le istituzioni internazionali possano rispondere efficacemente a un mondo radicalmente cambiato rispetto a quando sono state create.

"Siamo qui per riportare il multilateralismo fuori dall'orlo del baratro", ha affermato il segretario generale delle Nazioni unite António Guterres nel suo discorso di apertura, sottolineando i problemi legati all'autorità del Consiglio di sicurezza dell’Onu, “che si sta erodendo” e "alla fine perderà ogni credibilità" a meno che la sua composizione e i suoi metodi di lavoro non vengano riformati.

Il Summit ha riunito circa 150 tra capi di Stato e di governo e quasi 4mila tra rappresentanti della società civile, osservatori e delegati Onu. Il processo di costruzione del vertice è stato arricchito dalla partecipazione di migliaia di persone da tutto il mondo, contribuendo a una visione condivisa di un futuro più equo e sostenibile.

Cosa contiene il Patto sul futuro

Nel suo insieme, la decisione non vincolante, particolare che va sempre ricordato, rappresenta una ulteriore promessa di impegno da parte dei Paesi nei confronti delle Nazioni unite, del sistema internazionale e del diritto internazionale. Con il Patto sul futuro i leader hanno delineato una visione di un sistema internazionale capace di mantenere le sue promesse, più rappresentativo del mondo attuale e capace di coinvolgere governi, società civile e altri partner definiti “chiave”.

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Il Patto, contente 56 azioni da attuare nei prossimi anni – a questo link il documento completo e a questo link la traduzione in italiano -, affronta una vasta gamma di temi, tra cui pace e sicurezza, sviluppo sostenibile, cambiamento climatico, cooperazione digitale, diritti umani, parità di genere, giovani e generazioni future, oltre alla trasformazione della governance globale. Tra i principali risultati del Patto si evidenziano il più concreto impegno alla riforma del Consiglio di sicurezza dagli anni '60, con l'obiettivo di renderlo più efficace e rappresentativo, e il rinnovato impegno multilaterale per il disarmo nucleare, con la prospettiva di eliminare completamente le armi nucleari (il primo impegno preso in questo senso da oltre dieci anni). Sempre sul tema della pace, troviamo poi l’accordo per rafforzare i quadri internazionali che regolano lo Spazio extra-atmosferico, tra cui un chiaro impegno a prevenire una corsa agli armamenti nello Spazio e la necessità di garantire che tutti i Paesi possano trarre vantaggio dall'esplorazione spaziale. Misure che servono anche a evitare la militarizzazione e l'uso improprio delle nuove tecnologie, come le “armi autonome letali”.

L'intero Patto è concepito per dare una spinta all'attuazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Propone innanzitutto una riforma dell'architettura finanziaria internazionale per dare maggiore voce ai Paesi in via di sviluppo, mobilitando più risorse per soddisfare le loro esigenze, anche riformando il sistema delle banche multilaterali di sviluppo. Obiettivo è ripensare il meccanismo del debito sovrano in modo da garantire sia che i paesi in difficoltà possano investire per il loro futuro (grazie anche alla collaborazione tra il Fondo monetario internazionale, l'Onu e il G20), e sia che questi possano adottare misure volte a metterli al riparo in caso di shock finanziari ed economici.

Viene inoltre ribadita la necessità di superare il Pil come unico indicatore del progresso umano, adottando nuovi criteri che misurino il benessere e la sostenibilità. L’impegno a valutare modalità per introdurre un livello minimo globale di tassazione per gli individui ad alto patrimonio netto.

Sul fronte della crisi climatica, collegato al discorso intrapreso con la riforma finanziaria, viene confermata la necessità di contenere l'aumento della temperatura globale entro 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali – obiettivo dell’Accordo di Parigi - e di abbandonare i combustibili fossili nei sistemi energetici per raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050. Inoltre il Patto rimarca tutte le decisioni prese durante la Cop 28 di Dubai, tra cui triplicare la capacità globale di energie rinnivabili e raddoppiare il tasso medio annuo di efficienza energetica.

Per quanto riguarda la cooperazione digitale, il Global digital compact stabilisce il primo quadro globale completo per la governance dell'intelligenza artificiale (AI) e la tecnologia digitale. Tra gli impegni, vi sono la connessione universale a Internet, la sicurezza dello spazio online, in particolare per le bambine e i bambini, e una roadmap per la regolamentazione dell'intelligenza artificiale.

Un'importante novità è anche la Dichiarazione sulle generazioni future che introduce misure concrete per considerare i bisogni dei giovani nei processi decisionali. Per loro, si prevede inoltre, un maggiore coinvolgimento, offrendo opportunità significative di partecipazione alle decisioni globali.

Infine, il Patto rafforza l'impegno per i diritti umani e l'uguaglianza di genere, richiedendo la protezione dei difensori dei diritti umani e un maggiore coinvolgimento di attori non governativi nella governance globale. Le disposizioni del documento includono azioni di follow-up per garantire che gli impegni presi vengano rispettati.

In sostanza, l’approvazione del Patto potrebbe offrire l'opportunità di rilanciare le istituzioni internazionali e il multilateralismo, ma l'effettiva portata di questi accordi si vedrà solo nei prossimi summit tematici, a partire dalla Cop 29 sul clima che si terrà a Baku il prossimo novembre (11-22 novembre).

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Lo scontro politico sull’approvazione

L'adozione del Patto da parte dell'Assemblea generale dell’Onu non è stata priva di momenti di tensione. Anzi, l’evento ha confermato le profonde divisioni che caratterizzano l'attuale ordine internazionale, evidenziando la fragilità dell'ordine liberale e democratico nato nel dopoguerra.

Per fare qualche esempio, la Russia con un emendamento ha cercato prima di indebolire il Patto e poi ne ha ostacolato l’approvazione. La Cina, insieme a diversi Paesi come Algeria, Bolivia e Thailandia, si è astenuta nella votazione finale, mentre Stati come la Bielorussia, la Corea del Nord e l'Iran hanno votato contro.

La Russia si è opposta a oltre 25 paragrafi presenti nel testo, tra cui quello che riafferma l'impegno per la risoluzione pacifica dei conflitti, il rispetto della sovranità territoriale e il rafforzamento della responsabilità internazionale, l'affermazione del primato della giurisdizione nazionale e il rifiuto del linguaggio sull'accesso universale ai diritti alla salute sessuale e riproduttiva, nonché sull'emancipazione di genere in senso più ampio. Altri Paesi, tra cui Eritrea, Iran e Siria, sono state in disaccordo su tematiche riguardanti i diritti umani, la parità di genere e la collaborazione con la società civile. L'Arabia Saudita ha criticato l'enfasi posta nel documento sui danni causati dall'energia fossile, mentre il Pakistan ha contestato i paragrafi relativi alla risposta dell'Onu a pandemie e disastri naturali.

L’intervento dell’Italia al Summit del futuro

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il 23 settembre durante l’intervento in plenaria dell’Assemblea generale dell’Onu ha così commentato l’adozione del documento: “Il Patto che abbiamo sottoscritto è frutto di un articolato processo negoziale. Ora si apre la fase di attuazione, più complessa ma decisiva. Abbiamo sfide multiformi da affrontare: il cambiamento climatico, le disuguaglianze, le crisi umanitarie e sanitarie, i conflitti armati. Di fronte a uno scenario così complesso non abbiamo altra scelta che agire. Le crisi però nascondono anche delle opportunità e costringono a mettersi in discussione”.

Poi il passaggio sul multilateralismo: “Nessuno Stato è in grado di governare da solo le sfide di questo tempo, per questo l’Italia è una convinta sostenitrice del multilateralismo e delle Nazioni unite. Ogni organizzazione è efficace se le sue regole sono giuste e condivise, per questo siamo convinti che qualsiasi revisione della governance dell’Onu, particolarmente per quanto riguarda il Consiglio di sicurezza, non possa prescindere dai principi di eguaglianza, democraticità e rappresentatività”, ha detto Meloni, secondo cui “la riforma ha un senso se viene fatta per tutti e non solamente per alcuni. Non ci interessa creare nuove gerarchie e non crediamo esistano nazioni di serie A e serie B”. Questo significa anche che dobbiamo pensare in modo nuovo la cooperazione. Noi l’abbiamo fatto con il piano Mattei per l’Africa, un piano di investimenti pensato per cooperare con le nazioni africane attraverso un approccio basato sul rispetto e il diritto di competere ad armi pari. È la nostra ricetta per promuovere lo sviluppo di un Continente troppo spesso sottovalutato, per costruirne la stabilità, e per garantire il diritto a non dover emigrare”.

Secondo la premier “quando parliamo di sviluppo non possiamo non occuparci dell’IA generativa”. Un fenomeno, ha detto, su cui non si ha ancora necessaria consapevolezza. “L’IA è soprattutto un grande moltiplicatore, ma cosa vogliamo moltiplicare? Se venisse usata per curare malattie incurabili, allora concorrerebbe al bene comune, ma se venisse usata per divaricare ulteriormente gli equilibri globali, allora gli scenari potrebbero essere potenzialmente catastrofici. È la politica che deve garantire che l’IA rimanga controllata dall’uomo”, ha concluso Meloni.

Fonte: Daryan Shamkhali/unsplash