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Dopo un anno di guerra in Ucraina: tre messaggi sui futuri scenari geopolitici

Dalla frammentazione del sistema internazionale alla corsa agli armamenti: le conseguenze e le prospettive geopolitiche future viste attraverso i media internazionali.

di Maddalena Binda

L'invasione russa in Ucraina ha avuto profonde ripercussioni sul sistema economico e geopolitico globale. A un anno di distanza tre messaggi, emersi dalla rassegna di articoli internazionali, per riflettere sulle conseguenze future del conflitto nel contesto geopolitico.

Non più diviso in due blocchi. Il mondo sarà frammentato

Dall'inizio del conflitto gli Stati occidentali hanno dimostrato una forte unità, approvando sanzioni senza precedenti e confermando l'invio di armi e aiuti all'Ucraina. La Nato, definita in “uno stato di morte cerebrale” dal presidente francese Emmanuel Macron in un'intervista al settimanale The Economist del 2019, è tornata a ricoprire un ruolo primario. Tuttavia, come scrive il New York Times, “mentre la coalizione centrale dell'Occidente è rimasta incredibilmente solida, non ha mai convinto il resto del mondo a isolare la Russia”.

Dalla Cina all'India, dal Sud Africa alla Turchia, sono diversi i Paesi che mantengono una posizione ambigua sul conflitto. Per molti Stati la guerra in Ucraina è una questione solo europea e statunitense. Cina, Turchia e India hanno occupato il vuoto lasciato dall'Unione europea nel mercato russo, rafforzando le proprie relazioni commerciali. Secondo le stime pubblicate dal Fondo monetario internazionale l'economia della Russia nel 2024 crescerà più di Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Francia e Italia.

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L'ambiguità dei Paesi è risultata evidente anche dall'approvazione da parte dell'Assemblea generale delle Nazioni unite, il 23 febbraio 2023, di una risoluzione sulla “necessità di raggiungere, il prima possibile, una pace completa, giusta e duratura in linea con la Carta delle Nazioni unite”: 141 Paesi a favore, sette contrari e 32 astenuti. Tra questi anche la Cina, che ha recentemente annunciato un piano di pace, l'India e diversi Paesi africani.

Per superare questa frammentazione l'Occidente “ha bisogno dell'umiltà di considerare alcuni Paesi, ad esempio l'India, il Brasile e la Turchia come partner per dare forma al futuro ordine globale, non come giocatori che devono essere portati dalla parte giusta della storia” scrivono Timothy Garton Ash, co-fondatore del progetto “Europe in a changing world” dell'Università di Oxford, e Mark Leonard, co-fondatore e direttore del think tank European council on foreign relations, su Politico.

Verso gli appuntamenti elettorali del 2024: il ruolo dell’opinione pubblica

Negli Stati uniti il sostegno all'invio di armi è sceso al 58%, dal 73% dell'aprile 2022, sottolinea l'agenzia stampa Reuters, e potrebbe diventare un tema centrale della campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 2024. Il dibattito sta già prendendo forma. “Ron DeSantis, governatore della Florida che probabilmente si candiderà alle primarie presidenziali per i Repubblicani, ha criticato le politiche di Biden sull'Ucraina, definendole un assegno in bianco”, riferisce Reuters.

Nell’Unione europea si conferma il sostegno all’Ucraina, incluso quello militare: come riporta France Inter, il 59% è favorevole all'acquisto di armi da parte dell'Ue per l'Ucraina. Sarà importante continuare a osservare l'opinione pubblica anche in vista delle elezioni del Parlamento europeo nel 2024.

Il 2024 sarà anche l'anno delle elezioni presidenziali russe che si svolgeranno “democraticamente e secondo le procedure”, ha assicurato il presidente Vladimir Putin durante il discorso rivolto all'Assemblea federale il 23 febbraio. A un anno dall'inizio della guerra in Ucraina, Vladimir Putin non è stato in grado di offrire soluzioni ai principali problemi della Russia”, commenta la Novaya Gazeta Europe “nessuno sa quali altri sacrifici saranno richiesti in nome della guerra: le vite dei propri cari, la carriera o le proprietà”.

“Un sondaggio condotto dal team di Navalny, che opera fuori dalla Russia, suggerisce che anche tra i sostenitori della guerra la fiducia nella saggezza di Putin sta svanendo in fretta. Dall'inizio dell'estate la popolazione che ritiene che 'l'operazione militare speciale' sta andando come previsto è scesa dal 40% al 15%” riporta il settimanale inglese The Economist, ricordando le migliaia di persone che hanno lasciato il Paese negli ultimi mesi.

A rimanere senza risposte sugli obiettivi e sugli sviluppi del conflitto non sono solo i cittadini e le cittadine, ma anche gli esponenti della élite russa vicina al presidente Putin. “Mentre la maggior parte dell'élite politica ed economica ha accettato l'idea dell'invasione dell'Ucraina, alcune persone sono frustrate dall'apparente incapacità del Cremlino di agire in modo più deciso nei confronti di Kiev, altre dicono che l'umore è a terra” scrive il Moscow Time.

Nel frattempo il sistema di propaganda e di censura diventa sempre più stringenti: circa 20mila persone sono state arrestate per le proteste contro la guerra e media indipendenti, come Tv Rain ed Echo fo Moscow, sono stati costretti a spostare le proprie redazioni all'estero. “Fornire informazioni professionali, diversificate e non militari alla popolazione russa è una delle chiavi del conflitto” titola il quotidiano francese Le monde, riportando un'iniziativa di "Reporters without borders".

Una nuova corsa agli armamenti?

La guerra in Ucraina è caratterizzata da elementi tradizionali, come lo spostamento di carri armati e truppe, ed elementi moderni, come l'utilizzo dei droni turchi. A un anno di distanza ci si interroga sull'utilizzo degli armamenti e su come assicurarne una produzione nel lungo periodo.

Una significativa parte dei carri armati russi, ad esempio, è stata distrutta. Il Paese, come riporta The economist, sta ricorrendo a vecchi carri armati che ha a disposizione. Ma potrebbe non essere sufficiente. “Sebbene la Russia possa produrre solo 20 nuovi carri armati al mese, a breve potrebbe essere in grado di farne resuscitare circa 90 al mese dai propri cimiteri. In ogni caso non abbastanza per sostituire i 150 che sta perdendo ogni mese" secondo l'analisi di Oryx.

Anche il Financial times si interroga sulla possibilità della Russia di sostenere la guerra nel lungo periodo, concludendo che “la macchina da guerra di Putin è sotto una forte pressione e potrebbe fare fatica a lanciare la nuova e decisiva offensiva che ha promesso. Ma la Russia ha le risorse per continuare a combattere in Ucraina per un po' di tempo”.

La Russia non è la sola a dover affrontare questi problemi. L'Ucraina si affida ancora largamente ad armi che necessitano munizioni di standard sovietico, prodotte in Paesi in passato sotto l'orbita sovietica. “I Paesi occidentali per questo si stanno affannando a cercare fonti alternative, investendo milioni di dollari in operazioni che tengano nascoste le transazioni e che evitino ripercussioni politiche e le ripercussioni russe” scrive il New York times.

“In questo conflitto l'Ucraina ha dimostrato che una buona leadership e addestramento, di cui è piena, a differenza della Russia, fanno davvero la differenza” scrive John Barranco, colonnello dei Marine statunitense, su Politico. “La Russia ha speso 65 miliardi di dollari nelle spese di difesa nel 2021, quasi dieci volte rispetto a quanto fatto dall'Ucraina”. Nonostante questo a un anno dallo scoppio della guerra, i risultati dell'esercito russo sono deludenti perché i soldati sono meno addestrati e motivati. “Sfortunatamente però, la fine del primo anno di guerra non è l'inizio della fine, ma è solo la fine dell'inizio. Ma gli ucraini hanno dimostrato che sono pronti per il lungo periodo” conclude John Barranco.

Di produzione di armi si è parlato anche durante la 59esima Conferenza sulla sicurezza svoltasi a Monaco. Josep Borrel, alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, è intervenuto sottolineando la necessità di accelerare il piano di appoggio all'Ucraina. “Oggi occorrono 10 mesi all'esercito europeo per comprare un proiettile di 155mm, e quasi tre anni per comprare un missile aria-aria. È un percorso che non funziona con il tipo di situazione di guerra in cui viviamo”.

Si è innestata nuova corsa agli armamenti? A giudicare dalle scelte di alcuni Paesi potrebbe sembrare. A dicembre 2022 il Giappone ha approvato un piano di spesa quinquennale di 313 miliardi di dollari per la difesa. Una decisione impensabile per un Paese pacifista come il Giappone che con l'articolo 9 della propria Costituzione “rinuncia per sempre alla guerra, quale diritto sovrano della Nazione, e alla minaccia o all’uso della forza, quale mezzo per risolvere le controversie internazionali”. “Quando la Russia ha invaso l'Ucraina esattamente un anno fa, il 24 febbraio 2022" scrive il quotidiano giapponese Asahi Shimbun, "pochi immaginavano avrebbe lasciato un segno indelebile sulla politica estera giapponese e avrebbe portato a un aumento dei mezzi di difesa”. 

mercoledì 1 marzo 2023