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Gli equilibri mondiali del futuro si determinano tra le stelle

Dalle costellazioni di satelliti che permettono di accedere a internet ovunque nel mondo alla colonizzazione di Marte. La nuova corsa allo spazio è già una realtà concreta, ma proietta il mondo verso conflitti inediti.

di Milos Skakal

“Elon Musk, mentre cerchi di colonizzare Marte, la Russia prova a occupare l'Ucraina! Mentre i tuoi razzi atterrano con successo dallo spazio, i missili russi attaccano la popolazione civile ucraina! Ti chiediamo di dotare l'Ucraina di Starlink”. Queste parole sono state twittate da Mykhailo Federov, ministro della Trasformazione digitale del governo ucraino il 26 febbraio 2022, pochi giorni dopo l’inizio dell’invasione russa. La risposta dell’amministratore delegato di Space X è arrivata 10 ore dopo: “Il servizio Starlink è ora attivo in Ucraina”. In meno di mezza giornata, sull’intero territorio ucraino si poteva avere accesso a internet, se provvisti di una antenna adatta alla ricezione del segnale inviato dalla costellazione di satelliti Starlink, creata dall’azienda di Musk.

Una connessione spaziale. Il dibattito sulla “nuova corsa allo spazio” va avanti ormai da qualche anno, sia per lo sviluppo della cosiddetta space economy, di cui si è parlato anche su FUTURAnetwork.eu, sia perché le agenzie spaziali delle principali superpotenze mondiali stanno facendo a gara per portare a termine il prima possibile missioni umane verso la Luna e il pianeta Marte. Ma la storia della fornitura di internet all’Ucraina tramite il progetto Starlink, iniziata con lo scambio via twitter tra Federov e Musk, ha mostrato, secondo il settimanale britannico The Economist, un aspetto molto concreto di questa competizione internazionale. Ovvero che il sistema di connessione internet fornito dai satelliti Starlink offre “una sorta di agibilità tattica che aumenta le possibilità di sopravvivenza in una guerra moderna”. E nonostante Cina e Russia abbiano annunciato l’intenzione di dotarsi anche loro di costellazioni di satelliti, fino a ora questa tecnologia è a disposizione solo di Space X.

Il razzo che torna indietro. Il successo degli Starlink però non è legato ai satelliti in sé, nonostante la loro elevata capacità tecnologica, ma al loro sistema di lancio. L’azienda statunitense ha infatti elaborato una tecnica che permette di riutilizzare il primo stadio dei razzi che portano i satelliti artificiali nell’orbita terrestre. Il progetto che ha determinato questa svolta è stato il Falcon 9, un razzo che dopo avere sganciato il secondo stadio, dove sono stipati satelliti o altri materiali, come rifornimenti per la Stazione spaziale internazionale, torna esattamente dove è stato lanciato.

Grazie ai razzi Falcon 9, inviare satelliti nello spazio non è mai stato così a buon mercato e l’azienda di proprietà di Musk spera di creare presto una “mega-costellazione” di 20mila satelliti Starlink nell’orbita bassa terrestre. A confronto, il totale degli Starlink lanciati fino a oggi è poco più di 3mila unità, mentre il totale dei satelliti attualmente attivi intorno alla Terra è all’incirca di 7mila, secondo l’Agenzia spaziale europea (Esa). L’obiettivo di Space X è quello di portare una connessione “internet ad alta velocità nelle regioni più rurali e isolate del mondo” si legge sul sito della compagnia, ma come si è potuto vedere in Ucraina, questa tecnologia determina un vantaggio anche in campo militare. Ed è infatti in cantiere Starshield, una collaborazione tra l’azienda e il Dipartimento della Difesa statunitense, che mira a supportare il governo degli Stati uniti in tre ambiti specifici: l’osservazione terrestre, le comunicazioni, e il trasporto di materiali nello spazio.

Esplorazioni stellari e competizioni terrestri. Se i satelliti Starlink dimostrano quanto è tangibile la competizione per l’accesso alle stelle, la gara tra Stati uniti e Cina per stabilire chi sarà il primo a inviare una missione umana sulla Luna e su Marte sta facendo vedere al mondo gli incredibili progressi dell’umanità in campo tecnologico.

Fonte: Ansa

Nel 2019 la Cina ha compiuto una missione mai portata a termine prima, ovvero di far atterrare un lander sulla faccia nascosta della Luna, grazie al progetto Chang’e-4. La notizia ha destato interesse perché operare in quella zona con dei robot è particolarmente difficile a causa della frapposizione della Luna tra i macchinari e la Terra. La missione Chang’e-4 è andata a buon fine grazie all’utilizzo di un satellite artificiale orbitante intorno alla Luna, che ha fatto da riflettore per lo scambio di informazioni tra il lander e la base operativa in Cina. La missione successiva, denominata Chang’e-5, ha stabilito un altro record: il lander atterrato sulla Luna nel dicembre del 2020, e ripartito verso la Terra lo stesso mese, ha rilevato la presenza di tracce di acqua sul nostro satellite naturale. Se tutto andrà secondo i piani, nel 2027 partirà il progetto Chang’e-8, che ha lo scopo di costruire sulla Luna una base scientifica dove si potranno svolgere degli esperimenti in situ. Ma i successi della Cina in ambito spaziale non finiscono qui: il 15 maggio 2021 la China national space administration (Cnsa), cioè l’agenzia spaziale del gigante asiatico, ha fatto atterrare su Marte il rover Zhurong. Il robot ha permesso di rilevare notizie importanti, come la scoperta della presenza di antichi mari sul suolo marziano. Inoltre, la Cina ha recentemente ultimato la sua stazione spaziale orbitante intorno alla Terra, denominata Tiangong.

Anche il Giappone, la Corea del Sud, la Russia, l’India e gli Emirati arabi stanno progettando di inviare missioni sulla Luna nei prossimi anni, ma la competizione più ambiziosa si gioca per la colonizzazione del suolo marziano. E anche in questa gara Space X si trova a essere all’avanguardia, grazie al progetto Starship, che ha già raggiunto risultati concreti.

L’idea è di raggiungere Marte con dei razzi che riescano poi a ripartire verso la Terra, permettendo così di eseguire più viaggi tra il Pianeta rosso e la nostra casa. La possibilità di andare e tornare da Marte apre le porte a una vera e propria conquista, e l’idea di Musk è di costruire delle città/colonie per far diventare l’umanità una specie interplanetaria. Anzi, il ceo di Space X ha recentemente espresso la sua preoccupazione nei confronti di una possibile decrescita della popolazione terrestre, sostenendo che il tasso di fecondità nel mondo non è abbastanza alto per garantire “la civilizzazione” di Marte. Non bisogna dimenticare anche che per far sopravvivere una delegazione della specie umana su un altro corpo celeste è necessario produrre cibo e ossigeno. Ma anche questo aspetto è altamente considerato nella nuova corsa allo spazio, tanto che ultimamente degli scienziati dell’Università della Florida sono riusciti a fare germogliare con successo una piantina da un campione di suolo lunare.

La nuova corsa allo spazio è una competizione mondiale ormai sempre più tangibile, fatta di scoperte sensazionali in vari campi scientifici e dalla definizione di nuovi assetti geopolitici internazionali. Ma se le mega-costellazioni di satelliti stanno determinando già ora un vantaggio militare per gli Stati uniti, il prossimo futuro potrà riservare delle sorprese. Bill Nelson, amministratore della Nasa ed ex-senatore al Congresso statunitense, ha espresso pochi giorni fa, in una intervista rilasciata a politico.com, la sua preoccupazione sulla possibilità che la Cina “vinca” la corsa per la conquista della Luna, esortando gli Stati uniti a fare di più per arrivare per primi al traguardo. In altre parole, la contesa per la conquista delle stelle è già qui, e ci accompagnerà verso il futuro.

lunedì 16 gennaio 2023