Ogni guerra è uno spreco di energia e risorse
Speriamo che quella in Ucraina finisca presto e possa rafforzare in Germania e nell'Europa intera il cammino verso la trasformazione ecologico-sociale e l'impegno per la libertà e la pace.
di Karoline Rörig
C'è la guerra ai confini orientali dell'Europa, lampo o lunga non si sa ancora, ma in ogni caso è una situazione drammatica ed estremamente pericolosa che pone una minaccia e sfida esistenziale alle nostre società e ai valori occidentali: la nostra comprensione della democrazia, la nostra idea di libertà e di autodeterminazione. Non vorrei esprimere qui un ampio giudizio sulla guerra in Ucraina e sulle sue motivazioni, ma intendo dire solo questo: dal mio punto di vista, nel 21esimo secolo la guerra, qualsiasi guerra, in qualsiasi parte del mondo, è anacronistica.
La guerra è prima di tutto un rischio immenso e intollerabile per l'umanità e la vita - la nostra solidarietà dovrebbe quindi essere sempre vicina alle persone colpite, siano civili o soldati: tutti, e la maggior parte di loro innocentemente, pagano la follia della guerra con la loro vita. La guerra significa poi anche un enorme e irresponsabile spreco di risorse preziose, economiche e materiali: si pensi alle materie prime che vengono utilizzate nella costruzione di armi e armamenti piuttosto che per innovazioni e tecnologie, che giovano alla trasformazione verde del pianeta. Le città e le infrastrutture (strade, ponti, scuole, ospedali con attrezzature complete, ecc.) vengono distrutte e devono essere completamente ricostruite, con materie prime e materiali che scarseggiano; mentre le rovine della guerra si decompongono e inquinano l'ambiente (non è che vengano sistematicamente reintegrate nel ciclo dei materiali nel senso dell'economia circolare), la guerra e le sue conseguenze costano somme inimmaginabili, denaro che sarebbe così urgentemente necessario per il raggiungimento dei 17 SDGs. Invece di porre fine alla povertà e alla fame, si crea nuova miseria, si esaspera la disuguaglianza, si invade la natura e l'ambiente, si minaccia la nostra salute e una vita dignitosa in pace. Il risultato è sempre un peggioramento della situazione generale.
Certo, ci sono sempre fin troppi speculatori e profittatori in tempo di guerra, anche adesso, ma alla fine l'impresa rischia di costare cara anche per loro, perché anche loro dovranno fare i conti con gli immensi danni e i costi che la guerra e il cambiamento climatico portano con sé a lungo termine. Prendiamo il caso della Russia: ricordiamo i terribili incendi delle foreste in Siberia. Si sono spenti solo nell'ottobre 2021. Secondo Greenpeace Russia hanno distrutto circa 18,2 milioni di ettari di foresta, più che mai nella storia, e hanno pompato enormi quantità di anidride carbonica nell'atmosfera: circa 970 milioni di tonnellate di CO2, più di quanto la Germania, sesto emettitore di CO2 al mondo, ha emesso con la sua economia nel 2020: 729 milioni di tonnellate di CO2. Il Wwf Russia ha già formulato una dichiarazione sul tema degli incendi forestali nel 2020, sviluppando proposte costruttive per prevenire questi disastri (vedi anche lo studio "Forests Ablaze" pubblicato nel 2017).
Piuttosto che pianificare e intraprendere un'operazione così complessa e costosa come una guerra, progettando piani e strategie, mobilitando risorse, creando attrezzature, l'attenzione - forza, energia, riflessioni, tempo di lavoro, risorse - dovrebbe essere investita in modo sensato, intelligente, lungimirante nella preservazione del pianeta e nel raggiungimento dei 17 SDGs. In questo modo si creano ugualmente valori economici, beni e merci che significano affari redditizi, profitti vantaggiosi e prosperità, ma in maniera sostenibile, e non solo per una minoranza di persone potenti, ma per quante più persone possibile.
Può essere un'idea ingenua sognare un mondo in pace e armonia, ma abbiamo una road map che ci può guidare: la Carta delle Nazioni Unite. Anche se occorrono delle riforme, la comunità mondiale dovrebbe mantenere e preservare questo documento epocale, questa grande organizzazione, perché l'idea delle Nazioni Unite non ha perso nulla della sua attualità e validità, neppure 75 anni dopo la sua fondazione.
L'importanza di essere uniti come comunità globale per la pace e la libertà è evidente in questi giorni. In tutto il mondo ci sono dichiarazioni di solidarietà per l'Ucraina e appelli contro la guerra. Anche in Germania, centinaia di migliaia di persone hanno manifestato per la pace negli ultimi giorni. In una memorabile sessione speciale del Bundestag di domenica 27 febbraio 2022, il governo tedesco, dopo tutti i tentativi diplomatici di persuadere Putin a cedere e indietreggiare, ha chiesto un'azione decisiva contro la guerra: "Non ci fermeremo finché la pace non sarà assicurata in Europa", ha sottolineato il cancelliere Scholz nella sua dichiarazione di governo, già classificata come storica. Ha parlato di una "svolta epocale" per la Germania e per l'ordine internazionale. La questione sarebbe "se abbiamo la forza di porre dei limiti ai guerrafondai come Putin".
La particolare responsabilità storica derivante dalla storia del nazionalsocialismo e dalla Seconda guerra mondiale obbliga la Germania a sostenere e difendere la pace e la sicurezza, il che, secondo la nostra costituzione, il Grundgesetz, include anche l'impegno militare. Per questa ragione, la Germania dispone di una forza armata, la Bundeswehr (i principi della politica di sicurezza e difesa del governo federale sono riassunti nel cosiddetto "Libro bianco", la cui ultima versione è stata pubblicata nel 2016 e tiene conto, tra l'altro, delle esperienze della crisi ucraina del 2014). Il suo ruolo e i compiti sono cambiati sin dalla fine della guerra fredda: la Bundeswehr si è trasformata da un esercito di difesa e deterrenza in un esercito operativo, principalmente nel mantenimento della pace internazionale, nella gestione dei conflitti e nella prevenzione delle crisi. Negli ultimi anni, tuttavia, di fronte a nuove minacce, il compito originario centrale della difesa nazionale e delle alleanze ha riguadagnato importanza. Ed eccoci dall’improvviso davanti a una nuova, grave minaccia.
Di fronte alla crisi attuale, il governo federale ha preso una decisione di vasta portata: sabato, dopo qualche esitazione e riserve, anche giustificate, il governo tedesco aveva deciso di consegnare delle armi all'Ucraina; la domenica della “svolta” il cancelliere ha annunciato di voler investire da allora di più nella sicurezza e nella difesa: più del 2 % del Pil annuo, invece dell'attuale 1,4 % circa. Dal 2015, il bilancio della difesa tedesca è in costante aumento, e attualmente ammonta a 50,3 miliardi di euro, al secondo posto nel bilancio dopo la spesa per il lavoro e gli affari sociali: 162,9 miliardi di euro. Scholz ha inoltre promesso di dotare la Bundeswehr, che oggi è equipaggiata peggio di quanto dovrebbe (gli esperti la valutano addirittura come incapace di difesa), di un "fondo speciale" di cento miliardi euro, che sarebbe reso disponibile con il bilancio federale del 2022. Bisognerebbe fare tutto il necessario per assicurare la pace in Europa.
È ancora troppo presto per giudicare la decisione del governo tedesco, questa svolta epocale, nella sua intera, vasta portata, ma una cosa è certa: la guerra in Ucraina rappresenta una profonda cesura, sofferenze infinite per le persone colpite e costi immensi per la comunità globale. In tutto questo dramma, tuttavia, la svolta ecologica urgentemente necessaria non deve essere lasciata in sospeso. In effetti, la trasformazione e l'approvvigionamento energetici sono all'ordine del giorno. In Germania, la discussione sull’argomento è già in pieno svolgimento e molte delle decisioni e disposizioni della nuova coalizione di governo saranno allora messe alla prova. Tuttavia, la dichiarazione nella sessione speciale di domenica di Christian Lindner (Fdp), ministro federale delle Finanze, dà speranza, in quanto egli - che nel passato è stato piuttosto scettico sull'argomento - si dichiara favorevole alla trasformazione dell'approvvigionamento energetico ormai in corso, affermando: "Le energie rinnovabili non solo contribuiscono alla sicurezza energetica e all'approvvigionamento. Le energie rinnovabili ci liberano dalle dipendenze. Le energie rinnovabili sono quindi energie di libertà".
In sintesi, questa svolta significa che non solo dovremmo uscire dai combustibili fossili il più presto possibile per ragioni di politica climatica, ma anche per ragioni di politica di sicurezza. Speriamo che la guerra in Ucraina finisca presto e in bene, e ci rafforzi nel nostro cammino verso la trasformazione ecologico-sociale e nel nostro impegno per la libertà e la pace.
di Karoline Rörig, Ufficio per il dialogo italo-tedesco
* Per l’immagine di copertina si ringrazia Anthony DiPaola