Realtà virtuale, intelligenza artificiale, eSport: le nuove frontiere del gioco d’azzardo
Le innovazioni tecnologiche stanno rivoluzionando il settore, creando maggiore dipendenza. Casinò digitali, applicazioni, gaming puntano alle fasce più giovani. Entro il 2030 il mercato globale potrebbe superare il tetto dei 500 miliardi di dollari.
Giocare sempre, giocare ovunque. Se si dovesse riassumere il gioco d’azzardo in una formula potrebbe essere questa qui. L’obiettivo di qualunque spazio fisico o piattaforma online di scommesse è, come sappiamo, tenere gli utenti agganciati il più a lungo possibile, lasciandoli cuocere nella speranza che prima o poi la vincita, quella bella grossa, arrivi. Se in passato però esistevano solo sale da gioco, casinò, bar con degli angoli tetri delimitati da separé fatiscenti, ora ci sono computer, smartphone, visori che hanno cambiato completamente le regole del gioco. Contribuendo a far schizzare i guadagni alle stelle.
Giocare sempre
Il report Azzardomafie di Libera, pubblicato giusto qualche giorno fa, ha scoperchiato un vaso di Pandora che era tale solo per chi non voleva vederlo. Secondo l’associazione, i giocatori patologici in Italia sono oggi 1,5 milioni, i clan coinvolti nelle scommesse 147, le procure Antimafia che cercano di stanarli 25 e la montagna di denaro che gli italiani si sono giocati dal 2004 al 2024 pari a 1.774 miliardi di euro. Una cifra spropositata, che supera la metà del debito pubblico italiano. E non accenna scendere.
Nel 2024 gli italiani hanno giocato 157 miliardi di euro, con 135,8 miliardi di vincite. Ma, come fa notare Libera, “si tratta in gran parte di piccole vincite che, molto spesso, vengono rigiocate”. E nel 2025, ha sottolineato l’economista e sociologo Maurizio Fiasco, impegnato da anni nella lotta contro il gambling, il guadagno salirà a 170 miliardi, per un totale di 475 nell’ultimo triennio. Se si guarda invece a una finestra temporale più ampia, da 2006 al 2024, gli incassi derivanti dal gioco d’azzardo sono saliti del 349%, secondo un rapporto della Caritas pubblicato sempre in questi giorni. Un problema, comunque, non solo italiano.
E lo Stato, dove sta? Dietro, in disparte. La quota sulle giocate trattenuta dalle casse pubbliche è diminuita negli anni, rimanendo comunque sostanziosa. Se nel 2006 era il 19,06%, oggi è arrivata al 7,31%. Solo che la frequenza di gioco si è moltiplicata, da 4,861 miliardi di euro attuali “giocati” nel 1990 ai 157,583 del 2024, un’impennata annua dell’8,76%.
E dove non c’è lo Stato ci sono le mafie. Secondo la Direzione investigativa antimafia le organizzazioni malavitose “considerano l’azzardo fonte primaria di guadagno verosimilmente superiore al traffico di stupefacenti, alle estorsioni e all’usura”. Sembra assurdo ma è così. Nicola Altiero, generale della Finanza, afferma che “un euro investito dalle mafie nel narcotraffico produce profitti per 6-7 euro, uno investito nell’azzardo 8-9, con molti meno rischi”.
Questi numeri fanno abbastanza impressione. Ma per capire le ragioni per cui questo accade non ci si può fermare ai numeri. E nemmeno alle cause socioeconomiche che innescano questo fenomeno. Perché a essere cambiati, nel corso del tempo, sono soprattutto gli strumenti.
Giocare ovunque
Se quando pensiamo ai giocatori incalliti ci figuriamo quegli esseri un po’ tristi ancorati alle slot machine dentro locali intrisi di fumo stiamo guardando, probabilmente, a una fotografia che con il tempo sbiadirà sempre di più. Le sale da gioco e i centri scommesse esistono ancora, certo, ma l’età media è spesso abbastanza alta e se si nota bene anche quei luoghi sono cambiati. Affiancati alle classiche slot machine ci sono, ad esempio, grandi schermi a sessanta pollici che mandano ininterrottamente partite di calcio o corse di cavalli virtuali. Calciatori che non si stancano mai, cavalli che non si stancano mai, e su cui si può scommettere sempre.
Quando i videogiochi si sovrappongono alla realtà: il fenomeno del Game transfer
Elementi visivi, cognitivi e percettivi dei videogiochi continuano a manifestarsi nella vita reale. È una condizione sempre più diffusa tra i gamer ma di cui si sa ancora poco.
Perché i guadagni veri si fanno soprattutto online. Il giocatore di oggi se ne sta per lo più in casa, davanti al computer, magari in tuta a fumare una sigaretta elettronica. Aumentando la probabilità di cadere nella dipendenza. Secondo Heather Eshleman, direttrice operativa del Maryland center for excellence on problem gambling, “le potenziali perdite delle scommesse digitali possono verificarsi più rapidamente rispetto a quelle in un casinò fisico, poiché le persone possono scommettere molto facilmente e rapidamente su internet o tramite app, con meno difficoltà”.
La realtà virtuale (Vr), insieme alle applicazioni da cellulare, la fanno da padrone in questa autentica rivoluzione tecnologica. Ma per ragioni diverse. Il Vr risponde a un bisogno di immersività. Molti casinò stanno infatti passando a una loro versione incorporea con tecnologia Vr per consentire agli utenti di camminare attraverso stanze virtuali, interagire con altri giocatori e godersi l’esperienza in un ambiente 3D fatto a misura per loro.
NetEnt, Microgaming e Lucky Vr, aziende di punta per i giochi d’azzardo in realtà virtuale, hanno introdotto negli anni slot machine digitali dai nomi fantasiosi quali Gonzo's Quest Vr, Jack and the Beanstalk, Miss Midas, Thunderstruck II, Twin Spin e Starburst. Altri giochi che stanno rapidamente prendendo piede sono le versioni Vr della roulette e del blackjack (anche se non tutti supportano le modalità con denaro reale) e, naturalmente, il poker.
Vegas infinite, ad esempio, è la piattaforma per giocatori sviluppata da PokerStars con Meta. Il bello di giocarci, a leggere i commenti su Meta, è che attraverso il vostro avatar potete interagire con altre persone, farvi nuovi amici, usare mani virtuali per piazzare fiches virtuali sul tavolo, sbirciare le carte ed eseguire altre funzioni proprio come fareste in un casinò reale. Anche qui per ora i soldi sono finti. Ma in futuro chi lo sa.
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Le applicazioni da cellulare puntano invece a garantire l’ubiquità dell’esperienza di gioco. Con il costante aumento dell'uso degli smartphone, le piattaforme di gioco d’azzardo stanno dando priorità alle esperienze da telefono, per offrire la possibilità agli utenti di connettersi in qualsiasi momento, attirando così anche le nuove generazioni. Se si aggiunge anche il fattore gamification, ovvero l’introduzione di elementi come livelli, risultati e altre esperienze simili ai videogame, e la possibilità di condividere i propri risultati sui social la fidelizzazione è garantita.
Altre innovazioni del settore riguardano l’integrazione del gioco d’azzardo con le criptovalute, l’intelligenza artificiale – che punta ad analizzare i comportamenti degli utenti per offrire consigli di gioco sempre più personalizzati (leggi: incrementare la dipendenza) – e le scommesse sugli eSport, competizioni internazionali di videogame come League of legends e Fornite che spopolano tra le fasce più giovani.
Chi controlla
La regolamentazione, in tutto ciò, langue. Il 13 novembre il governo italiano ha inaugurato una riforma per contenere il gioco d’azzardo, contrastare la ludopatia e l’illegalità. L’intervento, però, secondo alcuni risulta parziale, poiché colpisce le piattaforme online ma lascia inalterati i luoghi fisici, come slot machine e videolottery.
La riforma prevede un consolidamento della funzionalità di “autoesclusione dal gioco a distanza”, che consente al singolo cittadino in possesso delle credenziali Spid di richiedere l’inibizione dal gioco per un periodo determinato (30, 60, 90, fino a 270 giorni), o indeterminato. Un’altra novità riguarda il limite di ricarica per il gioco d’azzardo online nei punti vendita appositi, portato a cento euro settimanali (anche in contanti). La riforma ha anche abolito il cosiddetto modello “skin” o white-label, con il quale un solo operatore aveva la possibilità di affiliare più siti web secondari. D’ora in poi ogni licenza si potrà associare invece a un solo sito, rendendo di fatto più semplice identificare gli operatori e tracciare eventuali truffe.
Interventi comunque abbastanza timidi, c’è da dirlo. Specialmente se si pensa che, a livello globale, il mercato del gioco d'azzardo potrebbe passare dai 449,67 miliardi di dollari del 2025 a un volume di mercato di 522,54 miliardi entro il 2030. Cifre da far girare la testa.