La nuova mascolinità tra senso di smarrimento e standard irraggiungibili
Un viaggio nel disagio dei giovani uomini tra difficoltà a scuola, relazioni fragili e radicalizzazione digitale, in una società che non presta attenzione alla loro disillusione.
In un mondo caratterizzato da profonde trasformazioni tecnologiche e da cambiamenti sociali che ridefiniscono la tradizionale idea di mascolinità, molti uomini, in particolare giovani, percepiscono un crescente senso di smarrimento. Ritengono che il mondo sia ostile nei loro confronti e attribuiscono la colpa, almeno in parte, ai movimenti femministi. Nonostante il loro disagio emerga di frequente e in contesti diversi, la società presta ancora poca attenzione alle difficoltà che i ragazzi incontrano, a scuola così come nelle relazioni sociali. Il rischio è che questa rabbia e disillusione vengano sfruttate da influencer radicali, come già accade online nella cosiddetta “manosfera”, alimentando polarizzazione e risentimento.
Percorso scolastico a ostacoli
I ragazzi oggi incontrano maggiori difficoltà nell’apprendimento, già a partire dai primi anni di scuola. Le ragazze ottengono risultati migliori nella lettura e stanno raggiungendo i ragazzi anche per i livelli di competenze scientifiche. Negli Stati Uniti, ad esempio, l’83% dei ragazzi si laurea in tempo, una percentuale che sale all’89% tra le ragazze. E le donne hanno ormai superato i ragazzi nelle iscrizioni alle università (rispettivamente il 66% e il 57%).
Un divario simile si osserva anche in Italia. Secondo i dati Istat, nel 2024 il tasso di early leavers, cioè giovani tra i 18 e i 24 anni con al massimo il diploma di scuola secondaria di primo grado che non sono inseriti in un percorso di istruzione o formazione, è pari al 9,8%, con profonde differenze di genere (12,2% dei ragazzi contro il 7,1% delle ragazze). Al termine dell’ultimo anno delle scuole secondarie di secondo grado, inoltre, il 10,7% dei ragazzi non possiede competenze di base (comprensione della lingua scritta, della matematica e dell’inglese) in confronto al 6,7% delle ragazze. Da oltre 30 anni, poi, il numero di ragazze laureate supera quello dei ragazzi: nel 2024, tra i giovani nella fascia d’età 25-34 anni, le donne laureate sono il 38,5% contro il 25% degli uomini. È quello che il sociologo Luca Ricolfi ha definito, in un recente editoriale sul Messagero, “un gap indicibile” di cui nessuno parla.
Alcuni ricercatori attribuiscono questo divario, almeno in parte, a fattori biologici: i maschi maturano più lentamente rispetto alle ragazze e faticano maggiormente a mantenere la concentrazione e a lavorare in autonomia in giovane età. Altri sottolineano l’impatto della forte prevalenza di insegnanti donne. “Questa mancanza di modelli maschili” spiega il New York Times “contribuisce alle loro difficoltà a scuola e nel lavoro, e alla sensazione generale di essere alla deriva”.
Il tabù dell’emotività
Un fenomeno spesso trascurato riguarda la progressiva disgregazione delle relazioni sociali tra uomini: alcuni ricercatori parlano di una vera e propria “crisi delle amicizie maschili”. Negli Stati Uniti, ad esempio, un terzo dei giovani tra i 18 e i 23 anni dichiara di non aver visto nessuno al di fuori della propria famiglia nell’ultima settimana e solo un quinto afferma di avere amici su cui possono contare. La solitudine, oltre a incidere sulla qualità di vita e sul benessere psicologico, ha ripercussioni anche sulla salute fisica, aumentando il rischio di mortalità precoce (si stima causi fino a 871mila decessi ogni anno nel mondo).
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In questo quadro pesano alcuni stereotipi legati alla mascolinità: l’idea che un “uomo vero” debba essere forte, stoico e nascondere le proprie emozioni. Anche per questo molti uomini fanno più fatica a chiedere aiuto per la propria salute mentale. I dati però sono allarmanti: secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), il tasso di suicidio tra gli uomini è pari a 12,3 ogni 100mila abitanti rispetto al 5,6 tra le donne.
Anche la società spesso non ha sistemi di prevenzione e tutela per la salute mentale maschile. Come racconta The Conversation, nonostante la depressione e l’ansia prima e dopo la nascita di un figlio siano comuni anche tra gli uomini, ai padri non vengono praticamente mai chieste informazioni sul loro benessere. Una carenza che contribuisce ad alimentare isolamento e stigma.
La fuga nel mondo digitale: i videogiochi
Negli ultimi anni i videogiochi online sono diventati uno spazio di socializzazione sempre più importante per i giovani maschi. Questi giochi sono sempre più immersivi, si aggiornano costantemente, premiano i giocatori che li utilizzano tutti i giorni e, in alcuni casi, non hanno una vera e propria fine: per i ragazzi diventa quindi più difficile smettere di giocare. Per tanti ragazzi, però, i videogiochi offrono un senso di appartenenza a una comunità e una fonte di riconoscimento sociale. Negli Stati Uniti, ad esempio, nell’ultimo decennio il tempo trascorso a giocare online dai ragazzi tra i 15 e i 24 anni è più che raddoppiato, raggiungendo le dieci ore settimanali (in confronto alle due ore a settimana delle ragazze). “La preoccupazione è che i videogiochi abbiano sostituito altre attività della vita dei ragazzi e dei giovani uomini, come l’attività fisica, la socializzazione di persona, i compiti, il lavoro e il sonno” scrive il New York Times.
L’ambiente che circonda il gaming, tuttavia, non è sempre inclusivo. I forum, le piattaforme di streaming e i gruppi sui social media dedicati al gaming sono spesso pieni di discorsi d’odio e violenza. In casi più estremi sono gli stessi videogiochi a veicolare narrazioni che fomentano il risentimento maschile. In Cina, ad esempio, ha avuto molto successo il videogioco Who killed love? (Chi ha ucciso l’amore) in cui i giocatori, nei panni di “cacciatori di truffe romantiche” devono smascherare gli inganni sentimentali e proteggere il proprio patrimonio economico. Il successo di questo videogioco riflette il senso di disillusione e ansia che molti giovani cinesi provano per la loro situazione economica, lavorativa e sentimentale.
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Looksmaxxing: alla ricerca di un corpo perfetto
Come già avvenuto per le donne, ora anche gli uomini sono sempre più esposti a immagini di corpi atletici, muscolosi e scolpiti non solo nei film o nei videogiochi, ma anche sui social network e nei video porno. La continua, seppur irrealistica, rappresentazione di questo genere di corpi ha profonde conseguenze psicologiche.
Online si sono moltiplicati i contenuti di influencer che consigliano agli utenti, spesso giovanissimi, metodi alquanto dubbi per cambiare il proprio corpo, come se raggiungere quei modelli fosse possibili grazie alla sola costanza e determinazione. Sono tecniche note come looksmaxxing, volte cioè a migliorare il proprio aspetto fisico, diventare più attraenti e ottenere un maggior riconoscimento sociale. Spaziano dai consigli utili per l’igiene personale e la cura della pelle a pratiche dalla scarsa base scientifica che, in alcuni casi, possono essere addirittura dannose per la salute. Una delle caratteristiche fisiche più apprezzate online è la mandibola pronunciata: per ottenerla si consiglia il mewing, cioè spingere la lingua contro il fondo del palato per rafforzare i muscoli della mandibola, o l’acquisto di “chewingum veramente duri” da masticare a lungo. Jawliner, l’azienda che produce queste gomme da masticare, afferma che il 60% dei propri clienti ha tra i 18 e i 25 anni.
La “manosfera”: dove si forma la mascolinità
Negli ultimi anni si è consolidata, inoltre, una divergenza di genere tra giovani uomini e donne. In alcuni Paesi, come gli Stati Uniti e il Regno Unito, le giovani donne si stanno spostando verso posizioni più progressiste, mentre gli uomini si avvicinano al centro-destra e a movimenti con idee più conservatrici. Questa radicalizzazione trova ampio spazio nella cosiddetta “manosfera”, l’insieme di account sui social network, canali video, forum e siti che diffondono posizioni antifemministe e ultraconservatrici.
Il termine raccoglie movimenti e persone molto diverse tra loro: dall’influencer Andrew Tate, apertamente misogino e accusato di traffico di esseri umano e stupro in Romania e nel Regno Unito, allo scienziato Andrew Huberman che sul suo canale Youtube offre consigli per l’auto-miglioramento. Ciò che accomuna gran parte di loro è la convinzione che gli uomini siano oppressi da una società femminista. Come se fosse un gioco a somma zero: le donne stanno ottenendo più diritti e a rimetterci sono gli uomini. In Spagna, ad esempio, quasi il 52% dei ragazzi tra i 16 e i 24 anni è convinto che il femminismo si sia spinto troppo oltre, a tal punto che ora sono gli uomini a essere discriminati.
Tra i contenuti più popolari ci sono i “brocaster”, videopodcast creati da uomini e rivolti ad altri uomini, come il famosissimo The Joe Rogan Experience che ha ospitato Donald Trump durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali nel 2024. Apparendo in dirette streaming o collaborando con influencer di riferimento per le nuove generazioni, Trump ha cercato di generare entusiasmo e influenzare quella parte del voto giovanile (in particolare maschile) che altrimenti sarebbe rimasto distante dalla politica tradizionale.
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All’interno della manosfera si possono riconoscere quattro gruppi principali, tra cui: gli attivisti per i diritti degli uomini (men’s rights activists), convinti che le politiche attuali, tra cui le leggi sul divorzio e per l’affidamento dei figli, siano troppo a favore delle donne; gli uomini decisi a evitare completamente il contatto con le donne (men going their own way, letteralmente “uomini che vanno per la loro strada”); gli “artisti del rimorchio” (pick-up artists) con le loro tecniche di seduzione, basate su stereotipi di genere e ipersessualizzazione del genere femminile; i “celibi non involontari” o incel (involuntary celibates) che ritengono di non poter avere una partner a causa dell’eccessiva selettività delle donne.
La manosfera, inoltre, è caratterizzata da contenuti incentrati sulla ricchezza e sul successo. Migliaia di influencer non solo mostrano automobili lussuose, case moderne e yacht, rafforzando una certa idea di cosa significhi essere “uomini”, ma offrono veri e propri corsi per diventare ricchi. E molti giovani, in difficoltà per l’attuale situazione economica, sono attratti da queste false promesse. Come sottolinea il Guardian in un interessante articolo sul tema, “la crisi economica colpisce tutti, ma c’è un effetto psicologico aggiuntivo per alcuni uomini. L’idea tradizionale di mascolinità è legata ai soldi, e se questo obiettivo si allontana, allora molti provano un senso di fallimento. E di rabbia – poiché sentono di dover raggiungere standard impossibili”.
Copertina: micah./unsplash