Rinnovabili: solare prima fonte energetica nel 2040, l’eolico arranca
Dopo il voto americano e in attesa dei risultati della Cop 29, l’impegno degli Stati nella transizione verde torna al centro del dibattito. La Cina guida il trend, seguita da Europa, Usa, India ed Emirati Arabi Uniti.
L’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, come successe già nel 2016, ha messo in allarme tutta quella parte di mondo che sta procedendo a spron battuto verso un futuro rinnovabile. E in parte a ragione: il tycoon ha espresso più volte posizioni negazioniste sul cambiamento climatico (definendolo “una truffa della Cina”), e nel suo precedente mandato ha eliminato più di cento provvedimenti introdotti dalla presidenza Obama per lo sviluppo green. Inoltre, uno degli slogan della sua campagna elettorale è stato “Drill, Baby, Drill”, ovvero “Trivella, Baby, Trivella”, un motto che si spiega da solo. Per non parlare del fatto che queste elezioni avranno delle ripercussioni sull’atmosfera che si respirerà alla Cop 29, che si sta svolgendo in questi giorni a Baku.
Fortunatamente, il mondo del 2024 è diverso da quello del 2016, e alcuni processi di transizione sono già avviati, tanto a livello americano quanto a livello globale, con buona pace di Trump. È anche vero però che questo processo di transizione procede a velocità diversa a seconda dei Paesi coinvolti, degli impegni presi e delle azioni effettivamente realizzate, e questo lo rende difficilmente ricollocabile in una mappa organica che possa dirci qualcosa sull’effettivo sviluppo del settore, nel presente ma soprattutto nel futuro.
Buoni auspici
Cominciamo con un po’ di dati. L’energia pulita sta entrando nel sistema energetico a un ritmo “senza precedenti”, parole dell’International energy agency (Iea), che ha pubblicato il 16 ottobre il suo World energy outlook.
Si parla di oltre 560 gigawatt (Gw) di nuova capacità rinnovabile aggiunta nel 2023. I flussi di investimento nei progetti di energia pulita si avvicinano alle due migliaia di miliardi di dollari ogni anno, quasi il doppio della somma spesa per la nuova fornitura di petrolio, gas e carbone, e i costi per la maggior parte delle tecnologie pulite si sono abbassati, dopo essere aumentati a seguito della pandemia di Covid-19.
Questo trend è di buon auspicio per la transizione verde: secondo l’Iea, passeremo dai 4.250 gigawatt odierni a quasi 10mila nel 2030 (nello scenario Steps, ovvero quello delle politiche attuate a oggi). Numeri importanti, che però non permetterebbero di raggiungere l’obiettivo di triplicare la diffusione delle rinnovabili, fissato durante la precedente Cop 28 di Dubai.
Questa quota sarebbe però sufficiente a coprire la crescita della domanda globale di elettricità dei prossimi anni, spingendo l’industria fossile all’inevitabile declino. “Insieme all'energia nucleare”, dice l’Iea, “oggetto di rinnovato interesse in molti Paesi, le fonti a basse emissioni sono destinate a generare più della metà dell'elettricità mondiale prima del 2030”. E gli scenari dei consumi nei tre settori chiave (edilizia, industria, trasporti) parlano chiaro.
Fonte: Iea (l’Announced pleged scenarios, o Aps, è lo scenario che segue gli impegni stabiliti, mentre il Net zero è quello più ambizioso, per raggiungere le emissioni nette zero)
La Cina guida il trend. Nel 2023, ha rappresentato il 60% della nuova capacità rinnovabile aggiunta in tutto il mondo, e nei primi anni ’30 di questo secolo i megaimpianti solari del Dragone Rosso saranno in grado di coprire la domanda (odierna) di elettricità degli Usa.
Ci sono però molte questioni aperte in Cina (e non solo) su quanto sia veloce ed efficiente questo processo. La nuova capacità rinnovabile fatica infatti a essere integrata nei sistemi energetici e nella rete, spesso a causa di impasse burocratiche. Inoltre, c’è il problema (non indifferente) di mettere insieme batterie abbastanza grandi da conservare tutta questa energia pulita.
Sempre più mega batterie in futuro per l’energia solare: il caso degli Usa
California, Texas, Arizona e Georgia stanno costruendo batterie “grandi come container” per immagazzinare l’energia fotovoltaica e utilizzarla anche di notte. Si può raggiungere la produzione di sette grandi reattori nucleari.
Comunque la Cina il suo lavoro lo sta facendo, e bene: ha superato con sei anni di anticipo il proprio obiettivo di 1.200 Gw di capacità solare fotovoltaica ed eolica e rappresenterà la metà di tutta la nuova capacità installata entro fine decennio. Anche l'Unione Europea e gli Stati Uniti stanno accelerando: gli Usa grazie ai crediti d'imposta previsti dall'Inflation reduction act, e l'Europa attraverso aste competitive e contratti di acquisto di energia aziendale. Secondo il rapporto del think tank Ember, nei primi sei mesi del 2024 l’eolico e il solare hanno generato in Europa più elettricità rispetto ai combustibili fossili.
Capire poi chi usa questa energia e come è tutto un altro paio di maniche. Secondo i dati Eurostat, la quantità di energia rinnovabile utilizzata dai Paesi dell'Ue è in aumento: la quota di fonti rinnovabili nel consumo lordo di energia ha raggiunto il 23% nel 2022 (in aumento rispetto al 2021, quando si trovava al 21,9%). Ma ci sono molte disparità: per alcuni Stati Ue l'energia rinnovabile è una realtà ben avviata, mentre altri faticano. Qui sotto un grafico che riassume la situazione (a parte Svezia e Finlandia, il quadro è abbastanza sconfortante).
L'India si distingue per il tasso di crescita più rapido tra le grandi economie, sostenuto anche qui da meccanismi d’asta e politiche di supporto per gli impianti fotovoltaici sui tetti. Gli Emirati Arabi Uniti hanno aperto il parco fotovoltaico più grande al mondo, mentre in Arabia Saudita si punta all’obiettivo 50% energie green entro il 2030. Anche se gli investimenti fossili degli Stati del Golfo persico continuano, e non verranno smantellati così facilmente.
L’imprevedibile cammino degli Stati del Golfo verso le energie rinnovabili
Gli Emirati Arabi hanno aperto il parco fotovoltaico più grande al mondo, mentre in Arabia Saudita si punta all’obiettivo 50% energie green entro il 2030. Ma investimenti nelle fonti fossili, temperatura e sprechi rischiano di frenare il trend.
Per quanto riguarda le altre economie in via di sviluppo, secondo l’Iea gli ostacoli alla diffusione dell’energia pulita sono due: l’incertezza politica e l’elevato costo del capitale. Comunque una cosa è certa: secondo l’Agenzia, se continueremo sullo scenario delle politiche attuali arriveremo a un aumento di 2,4 gradi entro il 2100. Cioè, molto caldo.
Solare bene, eolico meno
Secondo un altro rapporto Iea, Renewables 2024, la crescita delle rinnovabili sarà guidata in futuro soprattutto da fotovoltaico ed eolico, che rappresenteranno il 95% dell'espansione totale. Nei prossimi sei anni, nello specifico, si prevede che verranno raggiunti diversi traguardi in termini di energia rinnovabile:
- Nel 2024, l'energia solare ed eolica supereranno (insieme) quella idroelettrica;
- Nel 2025, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili sorpasserà quella da carbone;
- Nel 2026, la produzione di energia eolica e solare scavalcherà quella nucleare;
- Nel 2027 la produzione di energia elettrica tramite solare supererà quella eolica;
- Nel 2029, la produzione di energia elettrica da fonte solare sorpasserà quella da fonte idroelettrica e diventerà la principale fonte di energia rinnovabile.
- Nel 2030 la produzione di energia eolica supererà quella idroelettrica.
Se il solare procede spedito – secondo l’Economist nel 2040 potrebbe diventare la prima fonte di energia al mondo – la diffusione dell'energia eolica avanza a singhiozzo.
A dirlo è, oltre all’Iea, il centro di ricerca sull’energia BloombergNef: “Uno dei grandi problemi è il vento. Il ritmo lento dei progressi dell'eolico sta influenzando l'efficacia dell’obiettivo di triplicazione delle energie rinnovabili”. ha detto il responsabile per l’eolico Oliver Metcalfe.
Dieci anni fa le installazioni di pannelli solari ed eolici erano alla pari, poi il solare ha registrato un'impennata grazie agli investimenti cinesi, che hanno fatto crollare il prezzo dei pannelli, mentre l’eolico è rimasto indietro.
E gli effetti sono evidenti. Sebbene la capacità eolica globale sia quasi raddoppiata negli ultimi cinque anni, quella solare è più che triplicata. E la tendenza è destinata a proseguire. Si prevede che le installazioni solari saliranno del 34% nel 2024, rispetto a un incremento del 5% per l'eolico, sempre secondo BloombergNef. E al di fuori della Cina, di gran lunga il più grande mercato al mondo (tanto per il solare quanto per l’eolico), le installazioni di parchi eolici potrebbero calare leggermente quest'anno.
Secondo Sven Utermöhlen, responsabile del settore eolico offshore della compagnia energetica tedesca Rwe Ag, nel settore si verificano notevoli colli di bottiglia, tra cui forniture insufficienti di attrezzature, mancanza di capacità della rete elettrica e problemi di autorizzazione. “Ci sono segnali positivi in termini di industria offshore, il mercato sta reagendo, ma i tempi di consegna sono lunghi e i passi positivi impiegano diversi anni per diffondersi e avere effetto”.
Entro il 2030, Bloomberg Nef prevede che l'energia solare avrà raggiunto oltre il 90% della capacità necessaria per mettere il mondo sulla buona strada per l’obiettivo emissioni nette pari a zero entro il 2050. L'energia eolica raggiungerà però circa il 77% del totale necessario, e dato che ci servono tutte le energie disponibili per raggiungere gli obiettivi energetici e climatici questa non è una buona notizia.
Inoltre, c’è da dire che la crescita dell'energia solare è dovuta anche all’installazione ramificata sui tetti di case e fabbriche, anche in città densamente popolate. Ma questa non è un'opzione disponibile per il settore eolico, che ha spesso dovuto affrontare l'opposizione pubblica sia per gli impianti sulla terraferma che per le turbine in mare aperto che, secondo alcuni, rovinano la vista sull'oceano.
E poi c'è la questione del costo. Mentre quello dei pannelli solari è sceso, l'aumento dei prezzi dell'acciaio e di altri componenti critici delle turbine hanno fatto aumentare il prezzo dei progetti eolici negli ultimi anni. Entro la fine del 2023, il costo dell'energia dei nuovi parchi eolici terrestri era aumentato drasticamente sia negli Stati Uniti che in Germania. Negli Usa, si parla di un +40% rispetto al minimo storico raggiunto nel 2021. In Germania, il più grande mercato eolico d'Europa, +35% rispetto al minimo storico del 2019.
Come stiamo messi in Italia
Secondo il Rapporto ASviS 2024, l’Italia dimostra un buon ritmo (ma non eccellente) sulla questione rinnovabili. Gli obiettivi italiani sul Goal 7 (Energia pulita e accessibile) dell’Agenda 2030 registrano infatti un trend positivo, che dipende principalmente dalla diminuzione dell’intensità energetica – ovvero il rapporto tra Cil (consumo interno lordo di energia) e Pil – ma anche dall’aumento della quota di energia da fonti rinnovabili rispetto al consumo finale lordo.
Nonostante ciò, secondo le proiezioni ASviS bucheremo uno degli obiettivi centrali di fine decade, ovvero raggiungere la quota di almeno il 42,5% nei consumi finali di energia da fonti rinnovabili (se va bene si parla del 35,9%).
Discorso inverso per l’intensità energetica: entro il 2050 bisogna ridurre il valore del 42,5% (rispetto al 2019) e, stando al cammino compiuto finora, questa opzione potrebbe realizzarsi. Per quanto riguarda i consumi energetici finali, invece, non ci siamo: entro il 2030 andrebbero ridotti del 20% rispetto al 2020, ma secondo le stime di Prometeia (società di consulenza che ha collaborato con l’ASviS per stilare indicatori e previsioni al 2030) non ce la faremo.
E le politiche italiane non stanno favorendo granché il processo. Il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), aggiornato a giugno di quest’anno, non appare all’altezza delle sfide green. Il Pniec, infatti, non ha raccolto le proposte avanzate dall’ASviS, finendo per giocare un ruolo di sostegno a ciò che resta delle fonti fossili, al nucleare e ai Sad (sussidi ambientalmente dannosi), senza orientare la transizione verso le rinnovabili, la decarbonizzazione e l’elettrificazione dei consumi.
Uno sviluppo, quello rinnovabile, che potrebbe permettere di fornire alternative energetiche a un Paese come l’Italia che registra un costo dell’energia straordinariamente elevato, nonostante la riduzione dell’ultimo biennio rispetto ai picchi raggiunti nel 2022. Una condizione che ha portato due milioni di famiglie, il 7,7% del totale, in una condizione di povertà energetica, con la Calabria in testa (22,4%).
Che si tratti di Italia, Europa o mondo intero, l’esigenza è (quasi) sempre lo stessa: diffondere le rinnovabili il più possibile, seguendo gli obiettivi internazionali ma anche andando oltre, qualora questi risultino insufficienti. Parafrasando il motto di Trump, dunque, il futuro è uno: “Green, Baby, Green”.
Copertina: 123rf