I molti ruoli dei bitcoin nel futuro della moneta
All’inizio era soprattutto il mezzo di pagamento della droga, ma nel tempo questa criptovaluta si è guadagnata uno spazio significativo nella finanza individuale, internazionale e in quella di molti Paesi. Ecco criticità e prospettive.
La crescita del prezzo dei bitcoin, ma anche la loro estrema resilienza ci porta a fare qualche domanda.
A che prezzo arriveranno? Che ruolo hanno e avranno nell’economia e nella società del futuro? Quanto sono o possono essere sostenibili?
Su Futura Network io lavoro come esperto di intelligenza artificiale. Ma altrove mi occupo e mi sono anche occupato in passato di criptovalute. Ho insegnato l’argomento a un corso di dottorato dell’università Chieti-Pescara, sono l’autore della sezione sui bitcoin per il corso Riuscire in Borsa, e più recentemente tengo una rubrica sul giornale Quantoptions sulle cripto. Facciamo il punto sull’argomento.
Un po’ di storia
I bitcoin vennero teorizzati per la prima volta a ottobre 2008 da Satoshi Nakamoto, pseudonimo, nel bitcoin white paper (da leggere). Il programma venne attivato il 3 gennaio 2009. Nota personale: un amico me ne parlò ad aprile 2009 e li seguo da allora. I bitcoin vennero usati per la prima volta come pagamento il 22 maggio 2010; per l’occasione diecimila bitcoin vennero scambiati per due pizze. Da allora la comunità festeggia il “Bitcoin Pizza Day” il 22 maggio. All’inizio sono stati scambiati off the counter, poi il primo exchange è nato. Un posto dove si potevano depositare dei soldi e ottenere dei bitcoin. Da allora i bitcoin hanno continuato a salire di prezzo tra alti e bassi fino a raggiungere, al momento, circa le decine di migliaia di euro per ogni bitcoin. Al momento il prezzo è tra i 60 mila e i 70mila euro. Questo porta il valore dell’economia dei bitcoin (la somma di tutti i bitcoin in esistenza moltiplicato per il loro prezzo) a 1300 miliardi di euro.
Ma come è possibile? Come è possibile che a un giochino matematico venga attribuito un valore tanto grande?
Dietro il lavoro di Nakamoto ci sono decine di anni di ricerca. I bitcoin non sono il primo tentativo di una moneta digitale, ma il primo di successo. Gli altri probabilmente non li conoscete perché sono di interesse marginale per i non addetti ai lavori. È però importante sapere che quando non sono collassati da soli come un castello di carte, gli autori sono stati arrestati. E questo spiega la cura di Satoshi nel salvaguardare il proprio anonimato.
Come funzionano i bitcoin
I bitcoin sono distribuiti. Nel senso che non c’è una singola entità, una singola istituzione, un singolo computer che sia l’autorità di riferimento su chi ha quanti bitcoin. C’è un grosso file con la lista di tutte le transazioni fino ad ora, un po’ come il registro contabile di una banca. Chiunque può scaricarlo, e questo rende ogni persona un punto di riferimento affidabile su quello che è successo. Ci sono poi regole molto precise su come si può aggiornare e che permettono di controllare che il libro che hai scaricato sia corretto. Ogni 10 minuti viene poi scritta una nuova pagina su questo libro con le nuove transazioni. Se non ci sono state transazioni la pagina sarà vuota ma verrà scritta lo stesso. Queste pagine si chiamano blocchi. Ogni blocco fa riferimento e si lega a quello precedente, creando una catena. E questo registro si chiama “catena di blocchi”, ovvero, in inglese, “blockchain”. La genialità di Nakamoto è stata di creare un algoritmo che permettesse di aggiornare un file condiviso senza avere la necessità che nessun attore ne fosse l’autorità finale. Il prezzo dei bitcoin è poi deciso dal mercato.
L’inesistenza di un attore di riferimento è anche alla base della sua resilienza. Nessuno può spegnere la blockchain, nessuno la può interrompere senza spegnere internet stesso. E nessuno può modificare le pagine passate della catena. Questo perché ogni pagina è la soluzione di un puzzle molto complesso. Talmente complesso che tutti i computer al mondo che provano a risolverlo, ci riescono ogni 10 minuti. Se un’entità volesse modificare un blocco nel passato, poi dovrebbe ricalcolare tutti i blocchi futuri. E questo è computazionalmente impossibile. Quindi la blockchain congela una serie di informazioni, e tutti noi possiamo farci affidamento. Sappiamo per esempio che nel blocco 834911, minato il 15 marzo 2024, è scritto che esattamente 14.77138250 btc (bitcoin) sono stati spostati dal conto bc1qszpntavlhdc6jrehup4emy6ez0nnzxqykfrsd8 al conto bc1qvchj5eyehpldsvyycyt3554dftur0xzcsfa6eh. Nessuno può negarlo e tutti possono controllarlo. E questa univocità nella verità dei fatti rende lo strumento affidabile.
I bitcoin sono nati per essere la moneta del futuro. Il white paper, tradotto in italiano, si intitola: Bitcoin, un sistema di moneta elettronica, peer to peer. Negli anni il ruolo e la funzione dei bitcoin sono variati notevolmente. In ogni momento diverse narrazioni erano in competizione per spiegare cosa fossero e a cosa servissero. Intanto che questo accadeva i bitcoin continuavano incessantemente a macinare un blocco ogni 10 minuti. Sono stati un proof of concept per una moneta digitale, uno strumento per fare pagamenti a distanza a poco prezzo, un database distribuito programmabile, la moneta anonima per il darknet (rete virtuale privata, situata nel dark web), un sostituto dell’oro, un investimento non correlato da tenere nel portafoglio azionario. Alcuni di questi usi non sono più attuali. Per esempio il costo di una transazione in bitcoin è cresciuto a tal punto da non essere più conveniente usare i bitcoin per le piccole spese. Altre cripto hanno preso questo ruolo con più successo. Ma questo non ha distrutto l’utilità dei bitcoin, si è solo trasformata. Per capire meglio il ruolo che i bitcoin hanno adesso, e che ruolo avranno nel futuro bisogna capire le tre funzioni fondamentali della moneta: riserva di valore, mezzo di scambio, e unità di conto.
Le funzioni dei bitcoin
Dal 22 maggio 2010 i Bitcoin sono stati mezzo di scambio. Possono ancora esserlo, ma il prezzo di una transazione bitcoin è troppo alto per molti acquisti. Questo ruolo è stato raggiunto, incarnato e superato. Ci sono ancora discussioni se sviluppi tecnici nel futuro riusciranno a riportarlo in auge, ma al momento non accade spesso. Ogni tanto si sente parlare di qualcuno che compra o vende degli immobili per dei bitcoin, ma con un costo per transazione media tra i 5 e i 10 dollari nessuno li userebbe per la spesa di tutti i giorni. Anche l’unità di conto non è un ruolo adatto per i bitcoin. Il valore dei bitcoin è molto volatile. E anche se la volatilità media sta diminuendo negli anni, non si può usare come unità di misura del valore delle cose un metro che cambia di lunghezza da un giorno all’altro anche di un 5% o 10%. Forse in futuro si stabilizzerà, e allora potrebbe diventare l’unità di conto mondiale. Ma per ora non servono a questo.
Resta riserva di valore, e questo ruolo i bitcoin lo hanno soddisfatto egregiamente. I bitcoin hanno un andamento ciclico, con un ciclo di quattro anni. Questo perché ogni quattro anni la produzione di bitcoin si dimezza. C’è una crisi monetaria data dalla mancanza di bitcoin e il prezzo fa un salto in alto. Quindi non bisogna confrontare il prezzo dei bitcoin con il prezzo nei giorni successivi, ma con il prezzo dopo quattro anni. Se avete comprato bitcoin il primo gennaio 2014, la promessa dei bitcoin non è che il due gennaio 2014 il prezzo sarà più alto (e quindi avete mantenuto il valore del vostro investimento), ma dal primo gennaio 2018. E l’affermazione “nessuno ha perso soldi tra quelli che hanno investito e tenuto i bitcoin per almeno quattro anni” è vera… quasi sempre. C’è stata un’eccezione rispetto a chi ha comprato bitcoin al picco del 2018, se li avesse poi rivenduti nei giorni più bassi del 2022. Ma si tratta di pochi giorni su quattordici anni.
E qui vediamo la prima possibile funzione dei bitcoin nel mondo del futuro: sostituzione dell’oro come riserva di valore. L’oro da investimento è stato storicamente la riserva di valore e il bene rifugio nei momenti di crisi. E in periodi di inflazione è cresciuto, dimostrando di essere una copertura perfetta (hedge) contro l’inflazione. Questo non è accaduto durante la crisi del 2020-2022. Quando migliaia di miliardi di dollari venivano stampati per sostenere l’economia durante la pandemia di Covid-19 l’oro è prima cresciuto, ma poi ha perso il proprio valore. Al momento l’oro estratto si stimi valga circa 13mila miliardi di dollari, i bitcoin circa un decimo. Ma l’oro è difficile da trasportare e difficile da scambiare, e difficile da controllare che sia puro. Per tutto questo i bitcoin potrebbero dimostrare di svolgere il ruolo di riserva di valore meglio dell’oro stesso e questo sposterebbe molti soldi dall’oro ai bitcoin. Il prezzo continuerebbe a salire e il prezzo dell’oro potrebbe scendere. Ma non potrebbe mai scendere a zero. Il prezzo dell’oro ha una componente dovuta al valore industriale che ha (è un ottimo conduttore elettrico), e una componente dovuta al suo ruolo come riserva di valore. Se perdesse questo ruolo, il resto continuerebbe ad esistere. L’oro potrebbe finalmente diventare conveniente per molti usi industriali che adesso devono usare leghe inferiori per motivi economici.
Ma l’oro non è l’unica riserva di valore che usiamo. C’è chi usa invece l’argento, le terre, gli immobili o le azioni. In tutti questi casi si può fare lo stesso ragionamento. Se una persona compra una casa ma non ne ha bisogno, sta alzando il prezzo degli immobili in quella zona per tutti. Ci sono strade nel centro di Londra piene di case di lusso abbandonate. Comprate da ricchi investitori che non le hanno neanche affittate. Se invece gli investitori avessero la possibilità di comprare un asset immateriale, che non ha altri scopi, il prezzo degli immobili si abbasserebbe tornando a essere in linea con i salari. E questo è anche vero per chi compra azioni. Comprare azioni vuol dire diventare comproprietario di una azienda, partecipare agli utili. Ma se questi utili sono molto inferiori al prezzo dell’azione vuol dire che l’investitore non ha comprato l’azione per gli utili, ma come parcheggio temporaneo dei suoi soldi. Con l’idea di rivenderla a un prezzo maggiore. E questo acquisto alza il prezzo delle azioni per tutti. In questo periodo storico il prezzo delle azioni è costantemente troppo alto se misurato rispetto al loro rendimento (il famoso Price over earning). Se i bitcoin assorbissero questo ruolo rispetto alle azioni, il prezzo delle azioni tornerebbe a rappresentare il valore intrinseco delle aziende.
Tutto questo ci indica un primo ruolo che i bitcoin hanno e probabilmente avranno in futuro, riserva di valore.
Vediamo adesso il secondo ruolo: sono un bene rifugio per le persone in difficoltà. Mi riferisco a persone che devono scappare da zone di guerra. Dall’Ucraina o dalla Palestina. Uscire con soldi o oro non è sempre possibile. Ma è possibile mettere i propri averi in un wallet a chiave mnemonica. Memorizzare 12 parole, attraversare il confine e ricominciare la propria vita da capo con i propri soldi.
Il terzo ruolo è quello di “bank the unbanked”, cioè dare la possibilità di dare accesso all’equivalente di una banca per coloro che non hanno e non possono avere un conto in banca.
Ci sono molti motivi per cui una persona può avere difficoltà ad avere un conto in banca. Magari ha una storia di fallimenti e il tribunale ha deciso che tutti i soldi oltre i mille euro verranno usati per ripagare i debiti contratti (è accaduto a un mio amico tedesco). In Nigeria, invece, le femministe si sono trovate ad avere il loro conto in banca chiuso perché criticavano il mondo politico. Molte sono passate ai bitcoin (per questa e altre storie vi rimando all’ottimo libro: Check your financial privilege). Ma queste cose non succedono solo nelle dittature o in Africa. In Canada, durante la pandemia, c’è stata una protesta generale, la protesta dei “truckers”. Il ministro delle finanze canadese ha dichiarato che le banche avevano il diritto, senza passare per un tribunale, di chiudere il conto di chi protestava. E questo lo hanno fatto, secondo la dichiarazione giurata del professor Jordan Peterson davanti al parlamento americano, non solo per i conti di chi partecipava alla protesta, ma anche di chi donava alla protesta. Questo ha portato molti “truckers” a dover imparare velocemente a usare i bitcoin. E dunque abbandonare il sistema delle banche. L’azione del governo canadese è stata poi dichiarata incostituzionale.
In altre parole i bitcoin stanno diventando un contrappeso nell’equilibrio dei poteri degli Stati. Dopo l’indipendenza tra Stato e chiesa; l’indipendenza della magistratura; l’indipendenza della stampa, siamo all’indipendenza della moneta. Non solo un’indipendenza della politica monetaria, come quella che c’è tra la Banca centrale europea e le altre istituzioni europee, ma l’impossibilità per lo Stato di fermare le transazioni finanziarie. Può renderle illegali, ma non può, tecnicamente, fermarle. I bitcoin semplicemente non sono controllabili, o come disse all’epoca Draghi, sono fuori dalla giurisdizione della Bce.
Quando abbiamo parlato di bitcoin come riserva di valore, ne abbiamo parlato da un punto di vista individuale. Ma anche le aziende hanno lo stesso problema. La prima azienda ad accorgersene, e ammetterlo pubblicamente, è stata Microstrategy, il cui amministratore delegato, Michael Saylor, si è trovato con 500 milioni di dollari di utili da reinvestire. Questo in un momento in cui la Federal Reserve stava stampando migliaia di miliardi di dollari. Per evitare che i guadagni della sua azienda perdessero valore davanti all’inflazione ha cercato degli investimenti alternativi. E li ha usati per comprare bitcoin. Poi ha organizzato un corso per insegnare alle altre aziende a fare lo stesso. Nel frattempo è diventato una delle personalità più esplicitamente a sostegno dei bitcoin. Addirittura ha indebitato la sua azienda (con debiti ripagabili in un intervallo di tempo maggiore dei quattro anni) per avere altri soldi da investire in bitcoin. Le quotazioni della sua azienda sono diventate un ETF-di-fatto (fondi exchange-trade) dei bitcoin. Un ETF che però non fa pagare una quota annuale o un costo di entrata o uscita. Una differenza che può essere consistente nel lungo periodo.
Il ruolo degli Stati
Poi ci sono i bitcoin usati dagli Stati. Gli Stati raramente ammettono di investire in bitcoin. Fanno eccezione Singapore (che non ha un debito pubblico, ma un credito pubblico), il Bhutan che li mina in proprio da anni, El Salvador dove sono diventati moneta a corso legale e che ci investe mensilmente (oltre a usare l’energia geotermica prodotta in eccesso per minarli). Però gli Stati sono spesso lenti nei loro passaggi burocratici. Così accade che la polizia di uno Stato arresti dei criminali, offra loro uno sconto pena in cambio dei loro bitcoin. E poi, si sa i tempi della burocrazia sono lunghi, non rivende questi bitcoin troppo presto, ritrovandosi con un discreto gruzzoletto. Per esempio la polizia bulgara aveva recuperato 213mila bitcoin. Ha un debito pubblico di 20 miliardi di dollari. E dunque se i bitcoin raggiungessero il valore di centomila dollari (adesso valgono a settantamila dollari al bitcoin), potrebbe ripagare il debito pubblico.
La storia di El Salvador è particolarmente interessante. La moneta della nazione aveva perso la fiducia dei cittadini che ormai usavano il dollaro. Che vuol dire usare una moneta che si inflaziona, senza poterla stampare, il peggio dei due mondi. E ci sono molte nazioni in questa situazione. Nel villaggio di El Zonte i cittadini avevano iniziato a usare i bitcoin per le loro transazioni. Quando la cosa è arrivata alle orecchie del presidente Nayib Bukele, con un’azione visionaria il 5 giugno 2021 ha annunciato una legge che dichiarasse i bitcoin moneta a corso legale. Questo ha trasformato El Salvador in una mecca per i bitcoiner. Inoltre, il governo salvadoregno ha iniziato a comprare ogni mese dei bitcoin. E questo per tutto il periodo dal 2022 al 2024 (l’interregno tra le due bolle quando il prezzo scende). Adesso El Salvador si sta avviando a essere in grado di ripagare il debito contratto con il Fondo monetario internazionale.
E infine i bitcoin vengono usati per fare pagamenti internazionali. Un primo uso è per le rimesse, l’atto per chi emigra di spedire i soldi a casa. Questo ha costi elevatissimi normalmente, ma i bitcoin (e le altre cripto) permettono di abbassare di molto questi costi. Mentre questo è un uso individuale, ci sono anche usi tra Stati sovrani. La Russia ha dichiarato che accettava di vendere petrolio per bitcoin e l’Iran lo ha anche fatto. I bitcoin non solo stanno diventando un mezzo per aggirare le sanzioni, ma permettono anche di riequilibrare le bilance commerciali. Stati che non vogliono usare il dollaro per i loro scambi possono adesso usare i bitcoin.
Insomma, tutto questo può portare i bitcoin a diventare la moneta di riferimento mondiale. Dopo il gold standard, e dopo Bretton Woods e il periodo del dollaro, il bitcoin standard. È questa la tesi del libro “The Bitcoin standard” che anche vi consiglio di leggere.
Le criticità
Il primo problema è che i bitcoin sono energivori. La rete btc si aggiorna attraverso il mining, una competizione tra computer per scrivere la nuova pagina. Globalmente questa competizione usa enormi quantità di energia; nel 2022 è stata valutata attorno a 95,5 TWh. Per metterlo in prospettiva, il Belgio usava all’epoca 83 TWh e l’Olanda 113 TWh. Tecnologicamente, un consumo simile si ha per le asciugatrici che, nelle nazioni Ocse oltre a Cina e India, usano 108 TWh (fonte Neumueller 2023). A volte troverete in giro affermazioni del genere: “Ogni transizione di bitcoin costa …” (uso totale dell’energia diviso per numero di transazioni generate). Oppure: “Generare ogni bitcoin costa … energia”. Per esempio, al momento la rete dei bitcoin produce 900 bitcoin al giorno, in Olanda vivono sette milioni di olandesi, i bitcoin consumano come 5,9 milioni, allora la produzione elettrica di ogni bitcoin sarà equivalente all’energia usata da 6573 olandesi? Ecco, questo ragionamento è sbagliato.
La rete dei bitcoin è un tutt’uno. E la produzione di bitcoin è inflessibile. Questo punto è importantissimo e le conseguenze sono raramente comprese appieno. Se raddoppi l’energia che usi per minare i bitcoin, non produci più bitcoin. Mentre se raddoppi l’energia per le asciugatrici, senza cambiare la tecnologia, puoi asciugare il doppio. Detto così è pericolosissimo, potremmo mettere tutta l’energia che produciamo al mondo in bitcoin, e la perderemmo tutta, e non produrremmo neanche un bitcoin in più! Un buco nero energivoro terribile. Ma è vero anche il contrario, se usassimo meno energia i bitcoin prodotti sarebbero gli stessi. Anche i bitcoin spostati sarebbero gli stessi. E questo è molto buono, perché apre la possibilità agli Stati di disincentivare o vietare il minare bitcoin da fonti non rinnovabili. E questo divieto non danneggerà minimamente la rete mondiale dei bitcoin. Magari quello Stato avrà una minore economia di minatori dei bitcoin, ma non è grave. Anche se tutto il mondo dimezzasse l’energia usata, il numero dei bitcoin prodotti non diminuirebbe. Invece con le asciugatrici se tagliassimo l’energia dovremmo usare di più il sole (ottima idea, peraltro).
Notiamo inoltre che non tutti i luoghi del mondo hanno ugualmente accesso a energia rinnovabile. Anzi è una risorsa distribuita a macchie di leopardo. L’Islanda, per esempio, ha enormi fonti di energia geotermica (almeno per i prossimi miliardi di anni finché non si raffreddi il nucleo terrestre). E siccome trasportare energia per lunghe distanze è sconveniente allora, invece di venderla, la usa. L'Islanda è uno dei principali Paesi che importa alluminio grezzo, lo trasforma e poi lo esporta come prodotto finito. Un’industria energivora. Potrebbero minare bitcoin senza rilasciare carbonio nell’atmosfera. El Salvador aveva annunciato un paio di anni fa che avrebbero usato i loro vulcani per produrre bitcoin. Insomma i bitcoin hanno la possibilità di utilizzare quelle sacche di energia pulita in eccesso che ci sono al mondo. Energia che costerebbe troppo trasportare e se no verrebbe dispersa nell’ambiente. Per il resto bisogna disincentivare il minare bitcoin con energia prodotta da fonti fossili o presa dalla rete elettrica.
Ma anche qui la situazione è più complessa. Nei posti dove l’elettricità ha un costo flessibile, l’industria dei miner tende a stabilizzare la rete. Quando c’è più domanda di elettricità, il costo sale e i minatori lavorano meno perché non gli conviene. Quando il prezzo scende sotto la media invece accendono le macchine in eccesso che hanno. E questo attutisce i picchi e le valli del sistema elettrico. Certo, non bisogna esagerare. E mai permettere di minare a persone o enti che pagano l’energia un prezzo fisso. Costoro avranno un incentivo enorme a usare più energia possibile.
Un altro problema che i bitcoin hanno fatto affiorare recentemente è il rischio che vengano dominati da pochi grandi attori. Da quando sono stati approvati gli ETF, alcuni fondi di investimento hanno iniziato a comprare bitcoin per soddisfare la domanda interna dei loro clienti che volevano acquistarne senza le difficoltà di dover gestire un portafoglio di criptomonete. Se questo accade si potrebbe arrivare al punto che la maggioranza dei bitcoin sono controllati da istituzioni, direttamente. Certo, questo è molto lontano dal sogno di Satoshi Nakamoto, ma ricordiamoci che tenere i bitcoin con queste istituzioni, essendo degli ETF, ha un costo, che colui che tiene i bitcoin direttamente non deve pagare. Questo da solo dovrebbe essere un disincentivo sufficiente da salvarli da un destino centralizzato.
Ma i bitcoin potrebbero fallire?
È molto difficile per una criptomoneta, fallire. La sua natura distribuita lo impedisce. Basta che una persona con un computer da qualche parte del mondo la porta avanti, che il progetto continua. E se il prezzo è crollato, la persona che è rimasta con il cerino in mano o la moneta nel portafoglio ha tutto il vantaggio a continuare a minarla, mentre spera di vendere le sue monete. Però può perdere valore e non risalire più. Questo accade quando una moneta è legata a un progetto e il progetto viene a cadere. O quando l’azienda dietro quel progetto fallisce. Quando ci si è resi conto che l’exchange FTX teneva il prezzo del token FTT in alto ingiustificatamente. E la posizione debitoria di FTX era assicurata dal valore degli FTT, allora gli FTT sono crollati, FTX è fallita, l’amministratore delegato è stato arrestato, e FTT difficilmente risalirà. Però ancora viene scambiato a riprova di quanto sia difficile per una criptomoneta morire.
Potrebbe la stessa cosa accadere con i bitcoin? Dopo tutto dietro i bitcoin non c’è nulla, come con FTT, no? La differenza è che la fiducia nei bitcoin è effettivamente esistente nel mondo. La gente davvero crede in questo progetto. El Salvador davvero ha reso i Bitcoin moneta a corso legale. E nessuna azienda è in grado di stampare altri Bitcoin per pagare i propri debiti. Quando MtGox è fallita, il prezzo dei btc è crollato. Ma non è andato a zero perché la moneta era usata altrove. E anche quando Silk Road è crollata, il mercato online storico in cui le persone compravano e vendevano droga, il prezzo è crollato. Ma non si è azzerato. Crollano le monete senza un uso, ma i bitcoin di usi ne hanno tanti. Anche in questo sono un progetto distribuito. È facile non rendersi conto dell’importanza che ha avuto per i Bitcoin la sua “immacolata concezione”. Il fatto di essere stati generati (e non creati) da un programmatore anonimo che è scomparso. I progetti espressione di una azienda o di una persona, sono interessanti, ma non possono sostituirsi a un progetto anonimo e distribuito. E un nuovo progetto anonimo difficilmente riuscirebbe ad attirare attorno a sé le competenze necessarie per competere con i bitcoin. Con questo non voglio dire che i bitcoin siano la migliore tecnologia esistente. Le altre monete in genere hanno transazioni più veloci e meno costose. Ma ormai la posizione dei btc è consolidata. Un po’ come la tecnologia VHS era inferiore a Betamax, ma si è comunque imposta. Quindi in molti pensano che ormai i bitcoin non sono più scalzabili dal loro trono.
Per finire, i bitcoin sono scomodi e pericolosi. È sicuramente più facile usare il contante o una carta di credito. E avere tutti i propri soldi a distanza di una password, rende la persona a rischio di essere depredata. O a rischio di perdere la password e perdere i suoi soldi. E anche i passaggi ereditari da una generazione all’altra sono rischiosi. Bisogna organizzarsi e non è facile. Il motto “be your own bank” (“sii la tua banca”) non permette leggerezze. Ma le persone che hanno bisogno di usarli, come i trucker canadesi o le femministe nigeriane, un modo lo trovano. Per questo la promessa delle banche centrali di presentare i Cbdc (Central bank digital currency) avrà difficilmente successo senza una coercizione enorme. Ci hanno provato, in Nigeria senza successo. Le persone non usano le criptomonete perché sono comode, ma le usano nonostante siano scomode per avere il controllo diretto dei propri soldi. Una criptomoneta di Stato, sarebbe scomoda, a rischio inflazione e potrebbe essere controllata, e confiscata dallo Stato. Non si capisce perché la popolazione dovrebbe voler adottarla.
Insomma, i bitcoin sono qui per restare. La volatilità è enorme anche perché non può essere controllata. È una nuova tecnologia che sta entrando nel mercato e ha la classica crescita esponenziale di tutte le nuove tecnologie. Ha la potenzialità di diventare la riserva di valore di individui, aziende e Stati. Riportando i prezzi dell’oro, immobili e azioni al loro valore effettivo. Permette a individui di avere un rifugio che può essere (e viene) utilizzato in casi di guerra o eccessi da parte degli Stati. E infine potrebbe diventare in futuro la moneta di riferimento tra gli Stati. Come l’oro lo è stato nel diciannovesimo secolo. È vero che consumano tanta energia, ma questo deve essere gestito legislativamente, cercando di limitare l’energia usata mantenendo gli effetti di stabilizzare la rete.
Restano delle domande aperte. Abbiamo visto che per gli individui è generalmente conveniente nel lungo periodo investire in Bitcoin. Lo stesso per le aziende e gli Stati. Abbiamo visto con El Salvador ha reso i bitcoin moneta di Stato, probabilmente altri Stati lo seguiranno. Sembra si stia formando una via maestra: le nazioni si indebitano, stampano più moneta, questa si inflaziona fino a raggiungere livelli insostenibili di iperinflazione. Passano al dollaro. A quel punto gli conviene fare un passo successivo e passare ai bitcoin. Ma uno Stato che usi i bitcoin può, una volta messa a posto la sua economia, tornare indietro e utilizzare di nuovo una sua moneta? Questo non lo sappiamo ancora.