Panetta: l’Europa rafforzi la competitività nelle tecnologie di frontiera
“Il futuro dell’economia europea” è stato il tema della lectio magistralis del governatore della Banca d’Italia. Che auspica investimenti comuni su transizione digitale, sicurezza energetica e difesa. Il testo integrale.
La frammentazione commerciale e finanziaria pone rischi rilevanti per l’economia europea, data la sua ampia apertura internazionale. È il richiamo lanciato dal governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta nella sua lectio magistralis del 23 aprile all’Università Roma Tre, da cui ha ricevuto la laurea honoris causa in Scienze giuridiche banca e finanza.
Con il discorso “Il futuro dell’economia europea tra rischi geopolitici e frammentazione”, che trovate disponibile qui, una vera e propria “lezione” con note ricche di riferimenti storici e bibliografici, Panetta, da cinque mesi al vertice di Palazzo Koch, ha affrontato diversi temi, tutti riconducibili alla necessità di un’integrazione più stretta a livello europeo in termini sia politici sia finanziari e fiscali.
I pilastri in crisi
In apertura Panetta ha ricordato che ciascuno dei tre pilastri dell’ordine multilaterale del dopoguerra – apertura commerciale, crescita economica e stabilità geopolitica – è oggi messo alla prova. In particolare, la globalizzazione “incontra resistenze nei Paesi più avanzati” per la percezione che provochi forti disuguaglianze. Percezioni, ha osservato, “in parte infondate”. Negli ultimi trent’anni le disuguaglianze tra Paesi si sono costantemente ridotte, mentre i divari di reddito all’interno dei Paesi sono cresciuti. Per Panetta tali divari hanno poco a che fare con la globalizzazione e molto, ad esempio, con il divario tecnologico.
Il governatore ha aggiunto che le restrizioni al commercio – dazi, sovvenzioni, vincoli alle esportazioni e agli investimenti esteri – hanno contribuito ad alimentare l’instabilità nel mondo. Ha sostenuto che, in una fase turbolenta come quella che stiamo vivendo oggi, la pace va difesa anche rafforzando la sicurezza esterna, a partire da un aumento degli investimenti nel campo della difesa e un migliore coordinamento per evitare duplicazioni di spesa. Ha evidenziato quanto sia importante avere più immigrati (e una politica d’immigrazione comune a livello Ue) per rispondere alla richiesta di manodopera delle imprese. E ha messo in guardia dalle spinte protezionistiche e dal rischio di una “deglobalizzazione” dell’economia mondiale: occorre “rafforzare l’economia europea lungo tre direzioni principali: riequilibrando il suo modello di sviluppo; garantendo la sua autonomia strategica; adeguando la sua capacità di provvedere alla propria sicurezza esterna e potenziando il suo ruolo nel dibattito internazionale”.
Draghi, Letta e Giovannini su competitività e investimenti sociali per il futuro dell’Europa
I materiali disponibili sulle relazioni dei tre italiani all’High level conference di La Hulpe. Con un’idea comune: l’Unione europea può sopravvivere nella competizione globale solo con una maggiore integrazione.
Le tecnologie di frontiera
Per conseguire questi obiettivi, ha ammesso Panetta, sono necessari interventi strutturali. Pesa, ad esempio, “la scarsa specializzazione dell’Europa nelle produzioni alla frontiera tecnologica”. In una fase in cui la tecnologia è soggetta a misure protezionistiche e a fenomeni di reshoring, secondo il governatore occorre rafforzare la competitività in questo comparto. Ciò, ha aggiunto, stimolerebbe la concorrenza in settori in cui si vanno affermando monopoli di pochi giganti tecnologici globali. È inoltre necessario “espandere gli investimenti pubblici e privati nelle tecnologie avanzate”, portandoli ai livelli dei Paesi più attivi e valorizzando i centri europei all’avanguardia in comparti quali l’intelligenza artificiale, la robotica, le infrastrutture digitali e di comunicazione, l’esplorazione spaziale e le biotecnologie.
Gli investimenti in “beni pubblici europei”
Dalla sicurezza energetica alla transizione digitale, dalla produzione di tecnologia alla difesa, il ricorso al bilancio dell’Ue per finanziare investimenti in beni pubblici europei, è l’analisi di Panetta, “determinerebbe forti vantaggi per la governance stessa dell’Unione”. La sua idea è che occorre un programma comune con bond Ue, altrimenti “alcuni Paesi potrebbero ritrovarsi con un ammontare di investimenti insufficiente o con un assottigliamento dello spazio fiscale”. La sfida per l’Europa è coniugare la necessità di mantenere conti pubblici in ordine con l’esigenza di innalzare gli investimenti e rilanciare le riforme strutturali: “La prudenza fiscale è essenziale, ma va resa compatibile con lo sviluppo”.
Nelle conclusioni Panetta ha richiamato il pensiero di Luigi Einaudi ricordando come l’ex presidente della Repubblica e governatore della Banca d’Italia fosse persuaso dell’esigenza di progredire verso una cooperazione sempre più stretta tra gli Stati europei, ben consapevole che “il problema non è fra l’indipendenza e l’unione; è fra l’esistere uniti e lo scomparire”.
Copertina: Ansa