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La Cina è vicina al picco di crescita, si allontana il sorpasso degli Usa

L’economica cinese rallenta. Contribuiscono il calo demografico, la diminuzione della produttività e le misure degli Stati uniti in ambito tecnologico. Tre scenari per il futuro del Paese proposti dall’Economist.

di Maddalena Binda

Una volta si parlava del “secolo cinese”. Ora alcuni scienziati politici, come Hal Brands e Michael Beckley, fanno riferimento a un’età del “picco della Cina”. Come riporta The Economist, nel 2011 Goldman Sachs aveva previsto che il Pil cinese avrebbe superato quello degli Stati Uniti nel 2026. Un anno fa la stima è stata rivista e la data è stata spostata al 2035. “Le previsioni sono incerte. La più plausibile vede la Cina e gli Stati uniti raggiungere una situazione di parità economica nei prossimi dieci anni e rimanere bloccati in questa posizione per i successivi decenni” scrive il settimanale inglese.

L’obiettivo di crescita del Pil cinese per il 2023 è stato fissato al 5%, lontano dal 9% annuo che ha contraddistinto la crescita economica della Repubblica dal 1978, anno delle riforme economiche attuate da Deng Xiaoping.

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Le cause

Tra i motivi del rallentamento c’è il calo demografico e la conseguente minor disponibilità di quella manodopera che ha fatto la fortuna della “fabbrica del mondo”. L’Onu ritiene che entro la metà del secolo la popolazione cinese in età da lavoro potrebbe diminuire di un quarto. L’allentamento della politica del figlio unico nel 2016 potrebbe non rivelarsi efficace dopo anni di propaganda.

Un fattore collegato riguarda la diminuzione della produttività della forza lavoro: nel 2011 Goldman Sachs prevedeva che la produttività sarebbe aumentata annualmente del 4,8%, stima ora abbassata al 3%. Contribuiscono al rallentamento economico anche la fine del boom del settore edilizio, la decisione degli investitori stranieri di trasferire o diversificare i propri fondi e le restrizioni imposte dagli Stati uniti alle vendite di chips per i computer.

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“Il Partito comunista ritiene prioritarie la sicurezza rispetto alla prosperità, la grandezza rispetto alla crescita, una solida indipendenza rispetto a una complessa interdipendenza” commenta l’ Economist in un altro articolo dedicato al futuro della Cina. Assicurare la prosperità del Paese e della popolazione è stato per anni un elemento centrale per il Partito comunista cinese e per il presidente Xi Jinping che ha iniziato il proprio mandato promuovendo il “sogno cinese” (中国梦 zhōngguó mèng), ovvero il rinnovamento della nazione, e stabilendo, tra gli obiettivi, quello di diventare una nazione completamente sviluppata entro il 2049, centenario della fondazione della Repubblica popolare cinese.

Quale futuro per la Cina?

The Economist riporta tre possibili scenari per il futuro della Cina. Il più ottimistico sarà caratterizzato da politiche di liberalizzazione economica, aumento della produttività e minori tensioni sul piano geopolitico. “Queste riforme potrebbero rendere la Cina più forte, ma anche, si spera, meno aggressiva” si legge sul settimanale. Nello scenario più pessimistico la Cina diventerà più combattiva. Alcuni segnali già ci sono, come il diffondersi del nazionalismo tra la popolazione e l’aumento delle spese militari, quest’anno stimato essere pari al 7% del prodotto interno lordo.

Tra i due estremi c’è una via di mezzo: la crescita economica cinese rallenterà, senza tuttavia comportare il collasso del Paese che, dovendosi confrontare con gli Stati uniti, “resisterà all’hubris di poter invadere Taiwan”.

A influenzare le previsioni saranno numerosi fattori, tra cui l’evoluzione della produttività della popolazione, cambiamenti nel prezzo delle valute e il declino del tasso di fecondità. “La Cina resterà un rivale geopolitico con cui confrontarsi. Questo è cruciale: se l’apice della crescita del Paese sarà piatto, come una ‘montagna della Tavola’, e non alto e ripido come un ‘K2’, i suoi leader non avranno molto interesse ad accelerare il confronto prima che la fase di declino si stabilizzi” conclude l’Economist.

mercoledì 17 maggio 2023