Verso un’economia di mercato ecologico-sociale
L’anno nuovo è ancora agli inizi, quello cinese è da poco cominciato sotto il segno della tigre, che sta per coraggio, assertività, fiducia in sé stessi e spirito dell'avventura. Il 2022 promette di essere un anno interessante e ricco di cambiamenti.
di Karoline Rörig
Un nuovo anno è iniziato, e il primo, movimentato mese è già passato. Riprendiamo il lavoro sul nostro blog solo oggi dopo che una situazione politica piuttosto incerta per l'Italia e le prospettive per il 2022 si sono schiarite grazie all'elezione del presidente della Repubblica – un’elezione importante, seguita con grande interesse anche in Germania. Grazie al consenso su un secondo mandato di Sergio Mattarella, il governo di Mario Draghi può - salvo imprevisti - continuare il suo lavoro fino alla fine della legislatura nel 2023 - e quindi proseguire sulla via delle riforme avviate, così vitali per il futuro del Paese, e nell'attuazione del Pnrr.
Queste sono buone premesse anche per le relazioni italo-tedesche. I governi Draghi e Scholz possono ora costruire il lavoro sulla base dei loro primi contatti alla fine del 2021 e andare avanti nella definizione del piano d'azione concordato. E da non dimenticare: il 13 febbraio 2022 anche in Germania sarà eletto un nuovo presidente della Repubblica. Ma in questo caso non si aspettano grandi sorprese: la maggioranza dei membri dell'Assemblea Federale aventi diritto al voto sono ormai d'accordo trasversalmente alle linee di partito che porteranno alla rielezione di Frank-Walter Steinmeier. Ciò significa che le più alte cariche dei nostri Stati saranno affidate a rappresentanti di grande esperienza che da anni hanno ottimi rapporti. Tutto ciò è motivo sufficiente per guardare con ottimismo a questo nuovo anno e confidare in una buona e fruttuosa cooperazione tra i due Paesi nel superamento delle crisi globali e multidimensionali.
La questione relativa all'approvvigionamento energetico è attualmente in primo piano. Il nuovo governo tedesco si è dato un programma ambizioso per portare avanti la trasformazione socio-ecologica, anche e soprattutto nel settore energetico, e per completare il phase-out dell'energia nucleare deciso dal governo Merkel nel 2011. Dopo che le centrali nucleari di Gundremmingen, Grohnde e Brokdorf sono state disattivate alla fine del 2021, solo tre delle 19 centrali nucleari inizialmente utilizzate commercialmente sono ancora in funzione: Emsland, Isar 2 e Neckarwestheim 2, ma saranno messe definitivamente fuori servizio al più tardi il 31 dicembre 2022.
Attualmente, rappresentano circa il 14% della produzione di energia elettrica in Germania, rendendo il nucleare il terzo fornitore più importante del settore nel Paese dopo il carbone (32%) e l'energia eolica (16,6%). In effetti, le energie rinnovabili - vento, biogas, fotovoltaico, energia idroelettrica - forniscono già complessivamente circa il 43% dell'energia necessaria, cioè una quota significativa, ma queste fonti di energia non saranno in grado di coprire a breve il divario di approvvigionamento che emerge. La situazione è piuttosto incerta perché le ultime cifre mostrano che l'uso delle energie rinnovabili in Germania tende a diminuire.
Il think tank indipendente "Agora Energiewende" con sede a Berlino ha recentemente presentato lo studio “Energiewende in Deutschland”, in cui viene esaminata e valutata la situazione. Secondo gli autori, la Germania si è recentemente allontanata in modo significativo dai suoi obiettivi di protezione del clima. I dati provano che nel 2021 le emissioni sono aumentate di 33 milioni di tonnellate rispetto all’anno precedente (+ 4,5%), arrivando a 772 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti. Il driver principale per l'aumento delle emissioni nel 2021 è la parziale ripresa economica dopo il crollo dovuto alla pandemia nel 2020, che ha portato a un aumento della domanda di energia. I dati mostrano che in questo contesto, a causa degli alti prezzi del gas naturale, il carbone - che è particolarmente dannoso per il clima - sta registrando un vero comeback. La sua quota di produzione di energia elettrica è aumentata di quasi un quinto al 27,8%. Al contrario, la produzione di corrente da energie rinnovabili è attualmente in calo, il che è dovuto principalmente a effetti meteorologici sfavorevoli che colpiscono in particolare l'uso dell'energia eolica - che copre la quota maggiore di energie rinnovabili nel paese.
Questo si traduce in problemi a lungo termine nel raggiungimento degli obiettivi climatici: l'aumento della domanda e anche l'imminente interruzione della produzione di energia nucleare rischiano di portare a un maggiore uso di combustibili fossili e di conseguenza a un aumento delle emissioni.
Alla luce di ciò, la lotta per la giusta via d'uscita da questo dilemma continua. In questi giorni, persino l'energia nucleare è stata classificata come "sostenibile" (la parola chiave è la tassonomia; per una discussione di questo tema e spunti interessanti rinvio a un seminario di Europe Calling “Nuclear & fossil gas in the ‘Green’ Taxonomy – what now?”). Il nuovo governo tedesco, e soprattutto il ministro dell'Economia e della Protezione del clima, Robert Habeck, e la ministra dell'Ambiente, Steffi Lemke, avevano chiaramente respinto tali considerazioni e riaffermato ciò che era stato concordato nel contratto di coalizione: entro il 2030, l'80% di energia elettrica nel Paese dovrà provenire da energie rinnovabili. Per il ministro Habeck è "evidente" che questo alto obiettivo non sarà facile da raggiungere e porrà grandi sfide all'economia e alla società tedesca, ma per lui si tratta di una decisione strategica a lungo termine: "Più velocemente eliminiamo l'uso dei combustibili fossili, più la nostra economia potrà essere rifornita di energia a basso costo". Non si tratta solo di protezione del clima, ma anche di aumentare la resilienza dell'economia tedesca.
Il ministro dell'Economia e della Protezione del clima non solo ha in mente gli interessi dell'economia tedesca, ma punta anche a una politica energetica europea ben coordinata. Dopo tutto, la transizione energetica e la protezione del clima possono avere successo solo se sono pensate in termini europei e sostenute e modellate congiuntamente da tutti gli stati membri dell'Ue. Questa idea di base guida anche il Green Deal europeo, che descrive una nuova strategia di crescita con cui l'Ue dovrebbe diventare una società equa e prospera con un'economia moderna, efficiente nell'uso delle risorse e competitiva in cui nel 2050 non vengono rilasciate più emissioni nette di gas serra e la crescita economica sarà dissociata dall'uso e spreco delle risorse.
Il ministro Habeck collega il suo ambizioso programma di politica energetica all'obiettivo di un rinnovamento profondo e globale: "Sviluppare ulteriormente l'ordine politico esistente e trasformare l'economia di mercato sociale in un'economia di mercato ecologico-sociale, questo sarà il grande compito del nostro tempo". In realtà, questa idea non è nuova - l'idea dell'economia sociale di mercato risale a Ludwig Erhard e l'importanza dell'ecologia per l'intero sistema economico e sociale è nota almeno dal famoso rapporto del Club di Roma del 1972 - ma ha guadagnato in esplosività e urgenza: perché "i limiti della crescita" sono stati raggiunti da tempo e in molti casi sono, purtroppo, ormai superati.
Bisogna vedere come la trasformazione iniziata a poco a poco nei nostri Paesi e nelle nostre società proseguirà, se sarà possibile avvicinarsi pian piano alla realizzazione dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) delineati dall'Agenda 2030, e fermare e reindirizzare la crescita smisurata con i suoi eccessi e proliferazioni malsane prima del collasso totale. Tutti possiamo dare un nostro contributo, e in questo senso l'Italia e la Germania dovrebbero collaborare strettamente e dare l'esempio.
Un programma esistente di successo è la "German Energy Solutions Initiative" del ministero dell'Economia e della Protezione del clima tedesco, che sostiene fornitori tedeschi di soluzioni energetiche ecologiche nella loro entrata nei mercati esteri. La Camera di Commercio Italo-Germanica (Ahk Italien) con sede a Milano - che agisce su incarico dello stesso ministero dell'Economia e della Protezione del clima - contribuisce nell'ambito di questo programma da molti anni a radunare gli attori del mercato tedesco e italiano dei settori delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica. E ci sono una serie di altre iniziative, progetti, collaborazioni, sia nel mondo delle imprese che nella ricerca.
Nel quadro del Next Generation Eu, si possono adesso creare numerose nuove e promettenti cooperazioni: il 42% di tutti i fondi tedeschi (per i dettagli si veda il German Reconstruction and Resilience Plan, Darp) sono dedicati all'implementazione degli obiettivi climatici (un focus particolare è sullo sviluppo e l'espansione della mobilità ecologica) e il 32,5% degli investimenti del Pnrr italiano va alla trasformazione verde. Quindi, ci aspettano enormi compiti, ma ci sono anche notevoli risorse. Sta a noi cogliere l'occasione e approfittare delle opportunità.
di Karoline Rörig, Ufficio per il dialogo italo-tedesco
* Per l’immagine di copertina si ringrazia Markus Mauthe