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Angela Merkel, una leader ingiustamente dimenticata

L’ex-cancelliera, mai dichiaratasi apertamente “femminista”, ha esercitato il potere con grande autonomia e senza adeguarsi ai modelli maschili.

di Annamaria Vicini

In tempi di leader donne che si dimettono, la neozelandese Jacinda Ardern e la scozzese Nicola Sturgeon, e di altre che conquistano il potere, Giorgia Meloni prima donna premier in Italia e Elly Schlein prima donna segretario di un importante partito di opposizione, stupisce il velo di oblio steso dai mass media su quella che è stata la leader europea più importante e longeva: Angela Merkel.

Causa della immeritata rimozione di colei che fu per sedici anni cancelliera e per diciotto presidente della Cdu, è forse l’avversione viscerale per l’Europa e per il Paese che con Merkel ne è stata la colonna portante, da parte di partiti e movimenti populisti, i quali sono riusciti a diffondere questo sentiment negativo anche tra la gente comune.

Ma neppure il femminismo l’ha mai vista come una bandiera da sventolare o un modello da imitare, nonostante la sua storia personale e politica la renda invece un esempio di leadership essendo riuscita a raggiungere il massimo del potere senza mai rinunciare alla propria femminilità e dimostrando grande autonomia decisionale.

Non a caso lei, che da nessuno dei due mariti ha avuto figli, è stata soprannominata Mutti, mamma, un appellativo forse affibbiatole all’inizio con intento derisorio ma rivelatosi poi un identificativo di notorietà, vista la lunga e brillante carriera chiusasi nel 2021 senza clamore ma con una ricca messe di successi da vantare.

Tipiche della figura tradizionale materna sono state alcune caratteristiche che l’hanno aiutata a stabilire relazioni internazionali all’insegna della collaborazione e del multilateralismo sia dentro che fuori l’Europa, ma anche a costruire alleanze di governo inedite come la grande coalizione con i socialdemocratici.

Proverbiale infatti è la sua ottima capacità di ascolto che tuttavia non le ha impedito, quando le circostanze lo richiedevano, di prendere decisioni immediate e irrevocabili; così come il rigore nei confronti dei conti pubblici (da oculata “casalinga sveva”, come lei stessa ironizzava), un aspetto questo che le attirerà molte antipatie soprattutto durante la crisi del debito greco al tempo del suo secondo mandato.

Un’altra caratteristica considerata tipicamente femminile che ha dimostrato di possedere è l’empatia, emersa in modo clamoroso nel corso della crisi dei profughi siriani nel 2015, quando circa 800mila immigrati provenienti in gran parte dalla Siria ma anche da altre aree di conflitto sono stati accolti in Germania. La decisione non facile venne presa dopo lo storico incontro con una scolaresca di Rostock durante il quale una studentessa palestinese aveva chiesto che le venisse riconosciuto il diritto d’asilo inizialmente rifiutatole. La cancelliera, facendo prevalere la ragion di Stato, aveva risposto che la Germania non poteva accogliere tutti. Ma il pianto con cui la ragazza aveva commentato la sua risposta non l’aveva lasciata indifferente e la compassione avrà la meglio, nonostante la contrarietà di alcuni leader europei che vedevano nella sua decisione un pericoloso cedimento nei confronti del fenomeno migratorio. Anche in patria, dopo un’iniziale accoglienza calorosa da parte della popolazione verso i profughi, dovette subire attacchi violenti di frange estremiste, ma riuscì a fronteggiare le ostilità con grande fermezza, nella convinzione di aver agito secondo i propri principi.

Un tratto femminile, se non più propriamente eco-femminista, è il suo impegno per la sostenibilità ambientale e le energie rinnovabili.

Prima di diventare cancelliera nel 2005, Merkel era stata nominata ministra per le Pari opportunità (1991) e in seguito ministra dell’Ambiente (1994).

Il suo è stato un ambientalismo poco ideologico e molto pragmatico, un aspetto quest’ultimo tipico del suo carattere ma anche forgiato dalla formazione scientifica.

E tuttavia l’impegno per le energie rinnovabili sarà una costante nella sua carriera governativa, anche se nel 2009, a capo della coalizione con il Partito liberale, prese la decisione di posticipare l’uscita dal nucleare. Decisione modificata due anni dopo quando, scioccata dal disastro di Fukushima, stabilì di avviare l’arresto dei reattori fino all’uscita definitiva prevista per il 2022.

Nei confronti dei suoi mentori di sesso maschile, Helmut Khol in particolare, ha dimostrato poi grande autonomia e capacità di calcolo, caratteristiche indispensabili per una leader che ambisca ad alti livelli di potere.

Il “parricidio” nei confronti del presidente della Cdu e primo cancelliere della Germania riunificata è descritto magistralmente dal giornalista Massimo Nava nella biografia a lei dedicata. Secondo la sua ricostruzione nel 1999, persi gli incarichi di governo e con la Cdu all’opposizione, Angela si dedica anima e corpo alla riorganizzazione del partito. Quando si presenta una situazione favorevole sotto forma di uno scandalo di corruzione e mazzette che vede coinvolto Kohl e in minor misura Wolfgang Schäuble, suo probabile rivale alla successione, non esita a denunciare alla stampa i finanziamenti illeciti liberandosi in un colpo solo di entrambi. La strada della Merkel alla presidenza viene spianata da questo atto che qualcuno definisce “una congiura” ma che a lei garantisce il pieno appoggio dei giovani del partito: infatti, al congresso di Essen, viene eletta con il 95,9% dei voti.

Il rapporto con quello che era stato il suo più importante sostenitore e colui che di fatto l’aveva introdotta e fatta crescere nell’arena politica ne risulta irrimediabilmente compromesso, ma Angela continua imperterrita per la sua strada.

Una grande prova di autonomia la sua, sostenuta anche da un profondo senso dell’etica.

In occasione del settantesimo compleanno dell’ex cancelliere e dopo che questi ha subito la perdita della moglie in circostanze tragiche gli farà pubblicamente i suoi auguri, dicendo di provare comprensione per le vicende dolorose che l’hanno colpito, ma affermando allo stesso tempo che “per la credibilità del partito non c’erano e non ci sono alternative alla trasparenza”.

Da lì in poi per l’ex ragazza dell’Est, figlia di un’insegnante e di un pastore protestante, laureata in Fisica a pieni voti presso l’università Karl Marx di Lipsia, prenderà il volo e niente e nessuno riuscirà più a fermarla.

Oggi ci si chiede se il vuoto lasciato dal venir meno della sua presenza in Europa non abbia in qualche misura contribuito a lasciare campo libero all’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin. E in effetti subito dopo l’inizio del conflitto era stata avanzata la proposta di farla tornare in campo nella veste di mediatrice. Ma con grande umiltà, altra caratteristica che l’ha sempre contraddistinta, l’ex cancelliera ha invece scelto di restare nell’ombra.

Non resta che augurarsi che qualcun’altra voglia raccogliere il testimone, anche se bisogna purtroppo ammettere che leader della sua caratura non compaiono di frequente nella Storia.

martedì 7 marzo 2023