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Riprogettare le città a misura di donna

È l’obiettivo di una ricerca realizzata da due professioniste, che prende spunto da esempi virtuosi di alcune realtà europee.

di Annamaria Vicini

Ridisegnare le città per renderle più a misura di donna, all’estero in alcuni casi è già realtà. E in Italia?

La domanda se la sono posta due architette, Azzurra Muzzonigro e Florencia Andreola, che rispondendo a una call dell’Urban center di Milano hanno realizzato una ricerca ribattezzata Sex and The City e sfociata poi nella pubblicazione del volume Milan Gender Atlas-Milano Atlante di genere.

Diciamo subito che rispetto a realtà come Vienna o Barcellona la pur avanzata metropoli milanese non fa una bella figura: barriere architettoniche che rendono difficoltosi i percorsi con bimbi nel passeggino, posti insufficienti negli asili-nido, ascensori inesistenti o malfuzionanti nelle stazioni della metropolitana, mancanza di servizi igienici, scarsa illuminazione in alcune aree, poca attenzione alla medicina di genere dopo lo smantellamento dei Consultori familiari sono alcune delle caratteristiche che rendono lo spazio pubblico poco inclusivo per la popolazione femminile.

“Una delle lenti attraverso cui abbiamo analizzato la città di Milano è quella relativa alla cura, non perché pensiamo che questa debba essere appannaggio del genere femminile ma perché di fatto attualmente questo lavoro è svolto per il 70% dalle donne”, tiene a precisare Florencia Andreola.

Ma un tema molto sentito, come hanno verificato le due professioniste tramite la diffusione di un questionario, è anche quello della sicurezza.

Le cronache ci raccontano quasi quotidianamente episodi di violenza nei confronti delle donne, le quali hanno giustamente paura a uscire da sole nelle ore serali e notturne.

“Undici milioni di donne in Italia restano in casa per timore di essere aggredite, ma la pandemia ha rivelato che in realtà non sono sicure nemmeno tra le mura domestiche”, sottolinea Andreola.

La soluzione che le architette propongono è quella di “una città abitata da corpi femminili”, dove le donne possano sentirsi più sicure e a proprio agio.

Vienna, per esempio, dove da trent’anni si pratica un’urbanistica di genere, ha riprogettato i propri parchi e giardini dotandoli di servizi igienici e di attrezzature sportive adatte anche alle ragazze.

Ma questo è solo un esempio, perché la capitale austriaca vanta ben 60 progetti-pilota legati alla mobilità dolce e un intero quartiere totalmente privo di barriere architettoniche.

Sulla mobilità sta lavorando anche la città di Barcellona, che forse non a caso ha una sindaca donna, con la realizzazione di blocchi di isolati totalmente pedonalizzati o con mobilità ridotta.

Qualcosa in questo senso si sta muovendo anche a Milano con il progetto Piazze aperte, non pensato specificamente in un’ottica di genere ma per favorire la socializzazione e la partecipazione dei cittadini in alcuni quartieri.

C’è poi tutto il tema della toponomastica, che rimanda alla rappresentazione di genere nello spazio pubblico.

“Nella metropoli le vie e le piazze dedicate a donne sono un misero 3%”, si rammarica Azzurra Muzzonigro. Anche in questo senso, però, si nota negli ultimi tempi un lavoro di recupero da parte dell’Amministrazione comunale, con l’intitolazione di alcune aree verdi a personaggi femminili e con le statue dedicate a Cristina Trivulzio di Belgiojoso e a Margherita Hack.

A Barcellona l’Amministrazione si è mossa anche dietro la spinta dei collettivi femministi.

In Italia molto sta facendo l’associazione Toponomastica femminile per restituire visibilità alle donne, mentre su altri fronti pesa il difficile rapporto che storicamente si è determinato tra i movimenti femministi e la politica.

“Il nostro obiettivo è anche quello di creare un ponte tra la ricerca e le politiche attuative, con un linguaggio che sia comprensibile per i non addetti ai lavori”, afferma Muzzonigro.

Se gli amministratori capissero che una città più a misura di donna è una città più “amica” di tutti, forse il compito non sarebbe così difficile.

 

di Annamaria Vicini

venerdì 23 settembre 2022