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Germania 33 anni dopo: guardare al futuro contro nazionalismi e sfiducia nella politica

L'educazione allo sviluppo sostenibile inizia riflettendo sul passato. Il dialogo costruttivo tra nazioni e culture si basa sulla comprensione reciproca delle persone e della loro storia.

di Karoline Rörig, con un contributo di Ubaldo Villani-Lubelli

Ieri, 3 ottobre, in Germania abbiamo celebrato la Giornata dell'unità tedesca. Questo giorno festivo commemora la riunificazione della Germania nel 1990, che ha posto fine a quattro decenni di divisione a partire del 1949, pochi anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale, con la creazione dei due Stati tedeschi. La riunificazione tedesca ha un significato storico mondiale, poiché segna anche la fine della Guerra Fredda, che si concluse ufficialmente solo poche settimane dopo, il 21 novembre 1990, con la Carta di Parigi. (Per saperne di più, vi consigliamo il podcast in lingua italiana di Radio Cosmo Italiano dedicato all’argomento).

L'esultanza e la gioia di allora (predominanti, ma già allora non pure) risuonano oggi nell'opinione pubblica tedesca (al di fuori dei festeggiamenti centrali che si sono svolti quest'anno ad Amburgo) solo come una debole eco, offuscata dai numerosi problemi che sono sorti, da un lato, dal processo estremamente complesso di riunificazione politica, economica, legale, amministrativa e socio-culturale e, dall'altro, come conseguenze di fattori esterni al processo di unificazione, ovvero gli sviluppi internazionali di natura politica, economica o tecnica.

Secondo un recente sondaggio, la maggioranza dei tedeschi (60%, nell'Est addirittura 75%) vede più differenze che punti in comune tra Est e Ovest. Le circostanze e le percezioni personali possono essere i fattori decisivi in molti casi, ma anche il più recente Rapporto sullo stato dell'unità tedesca, il documento pubblicato annualmente dal 1997 e basato su analisi e dati statistici, indica, nonostante tutti i risultati raggiunti, ancora alcune disparità tra l'Est e l'Ovest soprattutto per quanto riguarda le condizioni di vita e di sviluppo nelle città e nelle aree rurali.

Nelle regioni strutturalmente deboli, tra le persone colpite da povertà e disoccupazione, l'insoddisfazione riguardo allo stato dell'unificazione tedesca è particolarmente pronunciata. Secondo un sondaggio condotto dall'Istituto Else-Frenkel-Brunswik dell'Università di Lipsia nel giugno 2023, solo la metà dei tedeschi dell'Est si considera vincitrice dal processo di unità del Paese, mentre un terzo si considera perdente. Alcuni dei rispondenti provano nostalgia per la DDR, bramano la promessa di ordine e di guida di una dittatura monopartitica, mentre si sentono esclusi dalla partecipazione al sistema politico della Bundesrepublik e molti ritengono inutile impegnarsi politicamente.

Questi risultati, la frustrazione e il crescente disincanto nei confronti della politica, non solo nell'est della Germania, sono drammatici e preoccupanti, perché portano a una progressiva erosione delle fondamenta della nostra democrazia, evidente non da ultimo nel crescente afflusso di movimenti e partiti radicali o populisti. L'attuale "Mitte Studie", commissionato dalla Fondazione Friedrich Ebert, ha dimostrato che una persona su dodici in Germania condivide oggi una visione del mondo improntata all'estremismo di destra. L'area grigia tra il rifiuto e l'approvazione degli atteggiamenti estremisti di destra è diventata molto più ampia, afferma l'autore dello studio, il professore Andreas Zick dell'Università di Bielefeld, e avverte: "Dobbiamo investire di più nel lavoro sulla democrazia e lavorare sui risentimenti nel mezzo per raggiungere le persone nella cosiddetta area grigia". Il problema è quindi individuato e diverse organizzazioni, come la Fondazione Amadeo Antonio, lavorano da anni per contrastare questi sviluppi, ma come ha detto il direttore Benjamin Winkler in una recente intervista per il Deutschlandfunk, questo lavoro richiede forza d'animo e molta pazienza.

Abbiamo già dato notizia dell'ascesa della Alternative für Deutschland in questo blog e vorremmo rimandare anche a un contributo di Ubaldo Villani-Lubelli, che osserva e analizza questi sviluppi da una prospettiva storico-scientifica. È membro della Siscalt, Società italiana per la Storia Contemporanea dell'Area di Lingua Tedesca, la principale società di ricerca sui temi della storia tedesca e italo-tedesca, che sin dalla sua fondazione nel 2008 si impegna ad approfondire e diffondere la conoscenza e la comprensione di questo rapporto così intenso e movimentato.

Il programma della conferenza annuale della Siscalt di quest'anno, che tratta la Crisi dei partiti di massa e nuove appartenenze dal 1979 a oggi, è un buon esempio dell'attualità delle domande che interrogano i ricercatori. Carlo Spagnolo, presidente della Siscalt dal 2021, ci ha illustrato il programma e l'obiettivo: "L’interrogativo che il Convegno intende sollevare è se siamo di fronte a problemi di stabilità differenti tra paesi europei, oppure ad una crisi comune di legittimazione dei partiti. Se i partiti al governo in Europa fossero chiamati a gestire un progressivo calo del tenore di vita e del Welfare, allora le forme di protesta non dipenderebbero dal grado di scollamento tra le aspettative e le realizzazioni, in un trend potenzialmente inarrestabile contro le democrazie? L'ascesa di movimenti populisti e di estrema destra in Europa può allora essere letta in almeno due modi: come forma di reazione aggressiva a pericoli "esterni" percepiti come minacciosi per la stabilità dei ceti medi, oppure come forma di difesa dello status quo europeo contro i cambiamenti proposti da forze liberal-progressiste che insistono sulla liberalizzazione, l'ecologia, i diritti civili e la transizione digitale. Il confronto sugli impatti politici dell'integrazione europea è ancora agli inizi e il convegno vorrebbe avviare un primo giudizio storico mettendo a confronto studiosi di diverse discipline".

Perché scriviamo della riunificazione tedesca e della ricerca storica contemporanea in un blog sullo sviluppo sostenibile? Perché, dal nostro punto di vista, è essenziale conoscere la storia e il passato dei nostri compagni e partner nel percorso di attuazione dell'Agenda 2030. Le nostre società sono strutturate in modo diverso dal punto di vista politico, economico e culturale a causa del loro passato storico. Da queste radici storiche derivano una diversa comprensione della politica e un approccio specifico ai problemi e alle relative strategie. Così come tutte le distorsioni. Per poterle prevenire e contrastare, è fondamentale prendere coscienza della nostra storia quando entriamo in dialogo con i nostri partner, italo-tedeschi o internazionali, per lavorare insieme alla soluzione dei grandi compiti che l'umanità deve affrontare, per plasmare il futuro. In questo senso, occuparsi di storia e di educazione politica fa parte dell'Agenda2030 (ricordiamo i Goal 4, 16 e 17). Solo con spirito di apertura e curiosità è possibile instaurare e condurre un dialogo costruttivo e trovare insieme soluzioni per i problemi e le sfide del nostro tempo.

Lo stato attuale degli studi storico-politologi in Italia riguardo alla deutsche Einheit

di Ubaldo Villani-Lubelli

La riunificazione tedesca come tema di ricerca, pur restando sempre attuale è certamente meno centrale rispetto a qualche anno fa; del resto, molto è stato scritto sul processo di riunificazione tedesca sia dal punto di vista storico-politico sia economico-sociale.

La novità interessante che emerge nel dibattito pubblico è che la riunificazione tedesca resta di grande attualità come tema connesso ad analisi più specifiche che coinvolgono anche e soprattutto gli effetti della riunificazione tedesca. Mi riferisco per esempio all’analisi sull’estremismo di destra, sul populismo, sulle disparità sociali o sul ruolo della Germania nell’Ue. A questo proposito sono significativi alcuni contributi usciti negli ultimi due anni. Ne cito solo alcuni: Lucrezia Ranieri, La “questione tedesca” nel dibattito pubblico italiano. Dal crollo del Muro alla riunificazione, in «Mondo contemporaneo», 2, 2021, pp. 91-123; Federico Scarano, Giulio Andreotti e la riunificazione della Germania, in «Ventunesimo Secolo», 47, 2020, pp. 89-117; Costanza Calabretta, Ricordare la rivoluzione pacifica e l’unificazione. Le commemorazioni pubbliche della Germania riunificata (1990-2014), in «Passato e Presente», 96, 2015, pp. 23-39; Emiliano Alessandroni, Scenari in penombra. La Germania e la riunificazione, in «Historia magistra», 10, 2012, pp. 29-50.

Oltre a questi articoli pubblicati in riviste scientifiche, non possiamo non ricordare alcuni volumi collettanei degli ultimi anni come quello curato da Stefano Cavazza e Filippo Triola, Parole sovrane. Comunicazione politica e storia contemporanea in Italia e in Germania (il Mulino 2018), Italia e Germania dopo la caduta del muro. Politica, cultura, economia (Viella 2019) e La nuova Germania. La Repubblica Federale 30 anni dopo la Riunificazione (Edizioni ETS 2020), a cura di Luca Renzi e del sottoscritto. Nei prossimi mesi sono in uscita anche un paio di importanti volumi sul ruolo della Germania in Europa.

In sintesi, la deutsche Einheit continua ad essere un evento storico che con il passare degli anni rimane centrale per comprendere processi sociali, storici e politici che ancora oggi segnano la nostra società politica europea. Dispiace, invece, che una significativa serie di pubblicazioni tedesche degli ultimi anni non siano state mai tradotte in italiano e rese disponibili per il lettore del nostro paese.

Fonte dell'immagine di copertina: Tom Radetzki/unsplash 

mercoledì 4 ottobre 2023