Dossier Idos: immigrazione necessaria per il Paese, ma occorre accoglienza
Stabili i residenti stranieri in Italia, ma per contrastare l’invecchiamento della popolazione sarebbero necessari almeno 280mila nuovi ingressi dall’estero all'anno fino al 2050. Alto il tasso di povertà ed esclusione sociale tra gli stranieri. [VIDEO INTEGRALE]
“Dobbiamo riconoscere che oggi, al compimento di 50 anni di storia dell’immigrazione in Italia, siamo nella fase terminale di un lungo processo di doppia trasformazione antropologica: quella degli immigrati, degradati da esseri umani a non-persone, e quindi a oggetti; e, in parallelo (ma come rovescio dello stesso processo), quella che riguarda noi, che più ‘cosifichiamo’ i migranti e più regrediamo, a nostra volta, da esseri umani a branco”. Con queste parole Luca Di Sciullio, presidente del Centro studi e ricerche Idos, ha aperto l’evento di presentazione della 33esima edizione annuale del Dossier statistico immigrazione.
Il documento, realizzato dal Centro studi e ricerche Idos in collaborazione con il Centro studi confronti e l’Istituto di studi politici “S. Pio V” e presentato il 24 ottobre 2023, raccoglie i contributi di esperte ed esperti per approfondire i temi dell’immigrazione e dell’integrazione. “I dati smascherano i luoghi comuni” ha affermato Paolo de Nardis, presidente dell’Istituto di studi politici “S.Pio V”, sottolineando l’importanza delle informazioni contenute nel Dossier.
Il quadro internazionale
Nel 2022 erano 295 i milioni di migranti a livello globale, una persona su 30, e nel 2023 potrebbero essere 300 milioni. 108,4 milioni sono migranti forzati, per il 40% minori. Un numero in significativo aumento rispetto ai 20 milioni del 2000. La quota maggiore (62,5 milioni) è costituita da sfollati interni, persone che hanno lasciato la propria casa senza uscire dal proprio Paese. 35 milioni sono le persone richiedenti e titolari di protezione.
La causa principale delle migrazioni è la distribuzione ineguale dei beni e delle risorse: il Nord del mondo, dove abita un sesto della popolazione, detiene poco meno della metà del Pil mondiale.
Diminuiscono le disuguaglianze tra Stati, aumentano quelle interne a ciascun Paese
Il Covid ha accentuato i divari di reddito pro capite e povertà multidimensionale. L’Italia è al 21° posto tra le 27 nazioni Ue: il 20% più ricco possiede il 66% della ricchezza nazionale, il 20% più povero solo il 4%.
di Giuliana Coccia
Nelle previsioni a lungo e medio termine aumentano i migranti climatici. “Nei prossimi 20 anni, si stima che oltre 250 milioni di persone avranno problemi di approvvigionamento idrico, con conseguente aumento della conflittualità tra i popoli ed esodi di massa” si legge nel Dossier.
Alcuni Paesi africani stanno già affrontando una siccità senza precedenti, mentre altri, come il Pakistan, hanno subito inondazioni e alluvioni che hanno provocato milioni di sfollati.
Il mondo non è pronto per la migrazione di massa causata dai cambiamenti climatici
Centinaia di milioni di persone dovranno lasciare le proprie case entro il 2050. Ma le strategie sono fragili e a livello internazionale non c’è accordo sulla definizione di rifugiato climatico.
di Andrea De Tommasi
La situazione europea e italiana
In Unione europea vivono 37,5 milioni di persone straniere, residenti principalmente in Germania, Spagna, Francia e Italia. Nel 2022 gli ingressi irregolari in Ue sono stati oltre 331mila, in aumento del 65,8% rispetto al 2021, e nei primi sei mesi del 2023 sono stati oltre 132mila.
I migranti irregolari arrivano soprattutto attraverso il Mediterraneo, dove tra il 2014 e il 2023 sono morte 28mila persone, di cui 2324 nei primi otto mesi del 2023. “Il soccorso umanitario è diventato un tema di conflitto dentro questa deriva istituzionale che protende verso lo stato d’eccezione, per questo ora c’è bisogno di speranza” ha commentato Luca Casarini, capo missione della nave Mare Jonio di Mediterranea saving humans, ricordando le misure applicate per i salvataggi in mare e gli accordi per bloccare le partenze stretti con la Libia e la Tunisia.
In Italia i residenti stranieri sono cinque milioni, l’8,6% della popolazione italiana, quasi la metà dei quali proviene da Paesi europei. “È una stabilità, quella delle presenze straniere in Italia, che ridimensiona la retorica dell’invasione” si legge nel documento di sintesi del Dossier. Secondo le stime della Fondazione Ismu nel 2022 gli immigrati non in regola in Italia erano circa 506mila.
“Quando si parla di irregolare associato a colui che arriva per chiedere protezione, si assiste a una distorsione molto grave, ha un obiettivo chiaro, attribuire a quella persona di una condotta irregolare” ha affermato Gianfranco Schiavone, socio Asgi-Associazione per gli Studi giuridici sull’immigrazione, “ma quella persona sta facendo ciò che ha diritto di fare, ovvero cercare asilo”.
Sulla limitatezza delle vie regolare e sull’approccio securitario adottato dall’Unione europea si è soffermata anche Oiza Queens Day Obasuyi, contributor di Cild: “Mancano politiche di apertura nei confronti di coloro che si spostano per motivi lavorativi o anche per motivi di studio”.
Eppure, per contrastare l’invecchiamento della popolazione italiana sarebbero necessari almeno 280mila nuovi ingressi dall’estero all'anno fino al 2050, anno in cui in Italia potrebbero esserci 7,8 milioni di persone in età lavorativa in meno. Come sottolinea il Dossier, l’approvazione della “Programmazione dei flussi d’ingresso legale in Italia dei lavoratori stranieri per il triennio 2023-2025”, saranno ammessi in Italia complessivamente 452mila lavoratori stranieri, lontano dall’effettivo fabbisogno stimato di 833mila persone.
Le persone straniere, quando trovano un impiego, svolgono lavori precari, non qualificati, sottopagati e rischiosi per la salute. Il 17,9% è in part-time involontario, in confronto a una media del 9,4% tra la popolazione italiana.
Rimane ampio il divario salariale: secondo l’Inps, i lavoratori non comunitari di aziende del settore privato guadagnano il 31,2% in meno della media. Non stupisce, quindi, che il 40% dei residenti stranieri si trovi in una situazione di povertà ed esclusione sociale, una percentuale doppia rispetto alla media della popolazione italiana.
La precarietà, l’isolamento e la mancanza di integrazione si riflettono anche nei percorsi scolastici: il 10,6% di tutti gli studenti sono stranieri, per più di due terzi nati in Italia. L’incidenza degli alunni stranieri diminuisce con l’aumentare del grado scolastico, passando dal 12,4% nelle scuole primarie all’8% nelle secondarie di secondo grado. Poco più di un terzo degli studenti stranieri si iscrive all’università, a fronte di oltre la metà degli italiani, restringendo la possibilità di accedere a posti di lavoro ad alta qualifica e compromettendo la mobilità sociale anche delle nuove generazioni.