La silver economy sarà la grande economia del prossimo decennio
Il nuovo Quaderno di Itinerari previdenziali sulle potenzialità dell’“economia d’argento”, un’opportunità di “crescita e investimento” globale. Italia agli ultimi posti in Europa sulle politiche per l’invecchiamento attivo.
L’invecchiamento della popolazione è un fenomeno in crescita da diversi anni, e non solo in Italia, anche se il nostro Paese è uno di quelli che a livello europeo ne risente maggiormente: giusto per dare un’idea, attualmente gli over 50 rappresentano in Italia il 46,84% della popolazione, mentre solo vent’anni fa erano pari al 37%. L’invecchiamento è un fenomeno che riguarda la maggior parte dei Paesi sviluppati, dove sanità, istruzione e condizioni di vita sono migliori: l’Europa, assieme a Giappone, Cina e altre nazioni, è in piena fase di invecchiamento. L’Italia, secondo Eurostat, è al primo posto sia per la percentuale di 50-64enni, che di ultra 65enni e ultra 80enni. La domanda è: cosa accade a questa fetta di popolazione?
Le vie della silver economy
A rispondere ci pensa il Quaderno di approfondimento "Silver Economy, la grande economia del prossimo decennio" che, in continuità con le precedenti edizioni, analizza le conseguenze del progressivo invecchiamento della popolazione italiana in ottica sociale, economica e di sostenibilità, partendo dal presupposto che “la sfida posta dalla longevità non deve tradursi necessariamente in un costo, ma può al contrario rivelarsi un’ottima opportunità di crescita e investimento per il Paese”, generando cicli virtuosi nel settore dell’occupazione, dei servizi, delle attività produttive e della finanza. Il Pil generato dalla silver economy sarebbe stimabile intorno ai 583 miliardi di euro.
Il Quaderno, realizzato da Itinerari previdenziali in collaborazione con l’Associazione 50&Più e con il patrocinio di ASviS e FUTURAnetwork, amplia il quadro già tracciato nel 2022, allargando la definizione di ciò che include (ed esclude) il concetto di “economia d’argento”. La silver economy riguarda quel complesso di attività economiche (prodotti, servizi, occupazione) rivolte sia alla popolazione con 50 anni e più – per quanto riguarda i miglioramenti degli stili di vita in termini di nutrizione, attività fisiche, prevenzione, conciliazione tempi famiglia-lavoro, formazione continua e tutto ciò che sarà utile alla futura età di quiescenza – sia al complesso delle attività economiche relative alle persone con 65 anni o più, in particolare per quanto riguarda la fruizione di prodotti e servizi materiali e immateriali, beni di consumo o investimento, varie forme di assistenza psicologica, riabilitativa e sanitaria.
Si tratta dunque di un bacino di utenti e consumatori sempre più ampio, che include al suo interno una popolazione variegata, che varia da lavoratori ancora attivi che si stanno attrezzando ad affrontare la senilità a ultra65enni pensionati o vicini alla quiescenza. Tutti però sono accomunati “dall’obiettivo di una vita non solo lunga ma anche trascorsa il più possibile in buona salute”.
“In uno scenario che vede gli ultra 65enni in forte aumento nei prossimi 20-30 anni”, ha dichiarato Alberto Brambilla, presidente di Itinerari previdenziali, presentando il Rapporto, “il sistema si sta rendendo conto del potenziale di questa platea, non solo sempre più numerosa ma anche ricca e con una forte attitudine al consumo”.
Per questa ragione lo studio di Itinerari previdenziali si muove in due direzioni. Nella prima parte individua i tratti salienti dell’universo di riferimento della silver economy, descrivendone caratteristiche demografiche, patrimonio, potere d’acquisto, stili di vita e abitudini di spesa. Nella seconda parte prova a individuare i segmenti di commercio, industria e servizi potenzialmente legati all’economia d’argento.
Active ageing in Italia
Un capitolo a parte è dedicato all’active ageing, ovvero la partecipazione attiva della popolazione più anziana alla vita del Paese. “In una società che invecchia e si riduce numericamente, diminuiscono anche le persone in età da lavoro incrementando ‘l’indice di dipendenza degli anziani’”, si legge nel Quaderno. “Per questo sono indispensabili programmi, interventi e attività che favoriscano l’invecchiamento attivo al fine di migliorare la qualità e quantità delle persone che continuano a lavorare”.
Il mercato del lavoro italiano, anche se in miglioramento negli ultimi anni, vede una scarsa partecipazione dei lavoratori più anziani: nel terzo trimestre del 2022 (anche a causa di politiche come la “Quota 100”) l’Italia si posiziona agli ultimi posti in Europa, con un tasso di occupazione nella fascia di età 55-64 anni rispetto al totale della popolazione residente pari al 54,9% – contro una media europea del 62,6%. Registrano un risultato peggiore solo Grecia, Croazia, Romania e Lussemburgo. La distanza dai Paesi della parte alta della classifica risulta significativa: basti pensare che in Svezia la percentuale di 55-64enni occupati raggiunge il 77,4%, mentre in Germania si arriva al 73,7% e nei Paesi Bassi al 73,2%.
Nel complesso, conclude il Quaderno, bisogna guardare con attenzione ai bisogni “tradizionali” e “futuribili” di una popolazione in piena fase di invecchiamento, perché la silver economy è un settore ancora (quasi) tutto da esplorare.