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“Meno siamo peggio stiamo”: le proiezioni Istat e l’analisi di De Bortoli

L’Istituto di statistica ha rilasciato previsioni allarmanti sulla evoluzione della popolazione, con 13 milioni di residenti in meno nel 2070. E il giornalista avverte [VIDEO]: senza immigrati il declino sarà inesorabile.

“Futuro della popolazione: meno residenti, più anziani e famiglie più piccole”: così si intitola il comunicato dell’Istat diffuso il 22 settembre. Che afferma: “Le nuove previsioni sul futuro demografico del Paese, aggiornate al 2021, confermano la presenza di un potenziale quadro di crisi. La popolazione residente è in decrescita: da 59,2 milioni al 1° gennaio 2021 a 57,9 mln nel 2030, a 54,2 mln nel 2050 fino a 47,7 mln nel 2070. Il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) passerà da circa tre a due nel 2021 a circa uno a uno nel 2050. Sul territorio entro 10 anni in quattro Comuni su cinque è atteso un calo di popolazione, in nove su 10 nel caso di Comuni di zone rurali. In crescita le famiglie ma con un numero medio di componenti sempre più piccolo. Meno coppie con figli, più coppie senza: entro il 2041 una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli, più di una su cinque non ne avrà”.

Sulle prospettive demografiche a lungo termine è intervenuto anche Ferruccio De Bortoli, ex direttore e commentatore del Corriere della Sera, con un video sul sito del giornale nel quale ribadisce la necessità di attuare una politica adeguata in tema di immigrazione. Ecco il testo che accompagna il video:

“L’Italia, non solo sta inesorabilmente invecchiando, ma è sempre più vuota. Soprattutto di giovani. La percezione pubblica va però nella direzione esattamente contraria perché l’immigrazione, quando non è governata, crea inquietudine, disagio specie tra i ceti più deboli, nelle periferie urbane.
Noi abbiamo bisogno di immigrati senza i quali, per esempio, non riusciremo mai a invertire il declino del tasso di natalità. Non basta tutelare meglio le donne che lavorano, incentivare fiscalmente le famiglie, e costruire più asili nido per arrestare il declino demografico.
Il caso della Valle D’Aosta insegna. Se la quota di popolazione sotto i 30 anni è modesta, l’immigrazione sporadica, non c’è welfare che tenga. I soli Paesi che in Europa sono riusciti in questo intento, in particolare Germania e Svezia, hanno investito sul ruolo delle donne, promosso la famiglia e attratto immigrazione di qualità. Hanno accolto e integrato. Se anche l’immigrato più disperato, che approda avventurosamente sulle nostre coste, e poi non vuole restare, esprime un giudizio poco lusinghiero sul Paese. C’è anche il rating della povera gente. E forse dovremmo preoccuparcene. Più di quanto non ci inquietino i giudizi delle agenzie internazionali sull’economia italiana”.

GUARDA L'INTERVENTO DI FERRUCCIO DE BORTOLI

mercoledì 28 settembre 2022