Le prospettive demografiche dell’Italia di metà secolo
La relazione del demografo Alessandro Rosina all’incontro promosso da Futura network. Per la prima volta quest’anno si registreranno meno di 400mila nascite e il Paese si avvia a un’età mediana superiore ai 50 anni.
Ai tempi del baby boom, dopo la seconda guerra mondiale, l’Italia faceva registrare un milione di nascite all’anno. Secondo le previsioni dell’Istat formulate nel 2011, questo numero si sarebbe dimezzato, ma senza mai scendere sotto quota 500mila. Invece abbiamo avuto 404mila nascite nel 2020 e scenderemo sotto le 400mila nel 2021, con conseguenze difficili da valutare.
Con queste cifre, la relazione del demografo Alessandro Rosina, ordinario di demografia e statistica sociale all’Università cattolica di Milano, ha aperto l’evento “Giovani e anziani nell’Italia del 2050” promosso da Futuranetwork e svoltosi l’11 ottobre nell’ambito del Festival dello sviluppo sostenibile. Dalle slide presentate all’incontro emergono con chiarezza le difficoltà che il Paese dovrà affrontare, se questa tendenza non verrà sostanzialmente corretta: in Italia si fanno meno figli che nel resto d’Europa e le madri in media hanno il primo figlio dopo il 31esimo anno.
Già dagli anni ’90 l’Italia era il primo Paese nel quale il numero dei giovani under 15 era sceso sotto il numero degli anziani over 65, e siamo in procinto di diventare il primo Paese con una età mediana superiore ai 50 anni, mentre l’immigrazione è sempre meno in grado di compensare il saldo naturale negativo.
Leggi la cronaca o rivedi il testo integrale dell’evento dell’11 ottobre.
La riflessione di Donato Speroni sui risultati dell’incontro.