Società al bivio: ridurre le disuguaglianze per prevenire il crollo globale
La storia ci insegna: divari estremi ed élite narcisiste hanno causato i collassi del passato. Oggi clima, armi nucleari e AI rendono il rischio planetario. Servono democrazia partecipativa e responsabilità individuale.
Guardare al futuro attraverso la lente della storia. È quello che ci invita a fare Luke Kemp, ricercatore al Centre for the Study of Existential Risk dell’Università di Cambridge, nel suo nuovo libro Goliath’s curse (La maledizione di Golia in italiano) raccontato dal Guardian. Dallo studio di oltre 400 società in 5mila anni di storia emerge un modello ricorrente: le società diventano fragili quando il potere e le risorse si concentrano nelle mani di élite ossessionate da status e ricchezza.
Nella storia si sono succeduti quelli che Kemp definisce “Stati Golia”, fondati sul dominio dello Stato sui cittadini, dei ricchi sui poveri, del padrone sugli schiavi e degli uomini sulle donne. In passato il collasso della società riguardava un territorio limitato e portava benefici alla maggior parte della popolazione coinvolta. Oggi, questa dinamica minaccia non solo regioni isolate, ma l’intero pianeta, con conseguenze disastrose per tutti.
Un Golia planetario
Il ricercatore afferma che la società globale contemporanea è paragonabile a un “Golia planetario”: interconnessa, tecnologico, vulnerabile e basato su un unico sistema economico, il capitalismo. Cambiamento climatico, armi nucleari, intelligenza artificiale e tecnologie emergenti come robot autonomi ci pongono davanti a rischi senza precedenti. Ma il futuro non è predeterminato: la stessa interconnessione e le stesse tecnologie offrono strumenti per creare resilienza e prevenire il collasso. Il futuro, sostiene Kemp, può essere diverso se interveniamo ora. La trasformazione richiede sia azioni strutturali che individuali.
A livello sociale, propone la costruzione di democrazie partecipative su larga scala, con assemblee e giurie di cittadini. Le tecnologie possono amplificare la partecipazione attiva e la trasparenza, consentendo decisioni collettive più rapide e intelligenti. La riduzione delle disuguaglianze, raggiunta introducendo limiti alla concentrazione della ricchezza e una tassazione più equa, diventa essenziale per costruire società robuste.
A livello individuale, Kemp invita a fare scelte consapevoli: sostenere imprese etiche, evitare sistemi che concentrano potere e promuovere cooperazione e condivisione. Anche i comportamenti quotidiani possono incidere sulla traiettoria della società, trasformando il rischio di crollo in un’opportunità di rinascita.
Guidare il futuro
Kemp delinea due scenari: un’autodistruzione globale o una metamorfosi della civiltà. Il messaggio centrale è chiaro: l’umanità possiede le capacità per superare il rischio globale. La storia dimostra che le società possono rinascere più forti dopo le crisi. Oggi, grazie a strumenti mai avuti prima come digitalizzazione, energia pulita, reti globali di collaborazione, la rinascita può essere su scala planetaria. La sfida non è solo collettiva, ma anche morale: costruire sistemi di potere equi, responsabilizzare individui e istituzioni e usare le tecnologie per rafforzare la democrazia.
In sintesi, il futuro può essere sia il culmine di un collasso globale sia l’inizio di un’era di resilienza e innovazione. La scelta dipende dalla nostra capacità di agire ora, con lungimiranza e solidarietà. Kemp ci ricorda che anche di fronte alle sfide più grandi, l’umanità ha il potenziale per trasformare le crisi in opportunità di rinascita, costruendo un mondo più giusto e sostenibile.
di Tommaso Tautonico
Copertina: Pexels