Le proposte del Festival dello sviluppo sostenibile in vista del Summit sul futuro
Nella tavola rotonda dell’evento conclusivo, il contributo alla preparazione del vertice Onu attraverso quattro analisi di esperti di grande livello: giustizia intergenerazionale, rapporto con l’AI, multilateralismo e giustizia climatica. Video e testo integrali.
L’ottava edizione del Festival dello sviluppo sostenibile dell’ASviS si è chiusa il 23 maggio alla Camera, presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari, con l’evento “Urgenze, aspettative e impegni per lo sviluppo sostenibile: verso il ‘Summit sul futuro’ delle Nazioni unite”. Già il titolo era un richiamo forte al vertice convocato dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres per il 22 e 23 settembre 2024 a New York, con l’obiettivo di forgiare un sistema multilaterale più efficace, interconnesso e inclusivo.
Di questo si è discusso nella sessione centrale dell’evento ASviS, condotta dalla giornalista del TG3 Maria Cuffaro, ha voluto fornire un contributo alla preparazione del Summit attraverso quattro prospettive: la giustizia intergenerazionale, con la presidente emerita della Corte costituzionale Silvana Sciarra; la regolazione dell’intelligenza artificiale e il rapporto con gli umani, affrontato da Padre Paolo Benanti, presidente della Commissione Ai per l’informazione istituita dal Consiglio dei ministri, nonché membro del Comitato Onu di esperti sull’Artificial Intelligence; il futuro del multilateralismo, con il presidente dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) Giampiero Massolo; la giustizia climatica e le istituzioni finanziarie, con Eleonora Cogo, esperta senior Finanza Internazionale in Ecco think tank. Di ciascun relatore riportiamo i testi integrali, mentre qui sotto si può trovare un video completo degli interventi.
La responsabilità verso le generazioni future
Giovani e democrazia è stato il filo conduttore del discorso di Silvana Sciarra, che ha affrontato nell’ordine la riforma dell’articolo 9, che introduce la tutela dell’ambiente “anche nell’interesse delle future generazioni”, e dell’articolo 41 della Costituzione, ma anche le azioni legali dei cittadini relative agli impatti dei cambiamenti climatici e le relative sentenze delle corti, e il rapporto dei magistrati con la scienza. Sciarra ha detto che le revisioni costituzionali rappresentano un punto di grande avanzamento giuridico, in linea con le principali fonti europee e internazionali. Ha osservato che a livello europeo la nozione di responsabilità verso le generazioni future, oltre che di quelle presenti, è interessante perché ha messo in moto una serie di azioni a tutela dei più giovani.
Sciarra ha anche ricordato che l’articolo 3 del Trattato dell’Unione europea stabilisce che l’Ue deve adoperarsi per uno sviluppo sostenibile basato su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell’ambiente, promozione del progresso scientifico e tecnologico. E l’articolo 37 della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue parla di un livello elevato di tutela dell’ambiente e del principio dello sviluppo sostenibile. “Credo che sia veramente un po’ ipocrita cercare di uscire da vincoli che sono molto precisi”, ha commentato.
L’inazione dei governi sul cambiamento climatico viola i diritti umani? La risposta è sì. La giurista ha citato la recente sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, che ha condannato la Svizzera per la mancata adozione di misure in materia climatica, riconoscendo di fatto per la prima volta la relazione tra difesa del clima e tutela dei diritti umani. L’azione legale era stata avviata da un'associazione, la Verein KlimaSeniorinnen Schweiz, che riunisce donne ultrasessantacinquenni. “È una sentenza di grandissimo rilievo”, ha sottolineato Sciarra. Sul rapporto tra magistratura e scienza, la giurista ha affermato che “i giuristi e le corti devono ascoltare la scienza e devono entrare in un dialogo fra linguaggi che sono diversi ma complementari, se si vuole tutelare le future generazioni e anche le generazioni presenti”.
Il giornalismo di fronte alle sfide dell’AI
Padre Paolo Benanti ha effettuato un’ampia disamina sulle questioni più rilevanti legate all’intelligenza artificiale. Per difendere il ruolo del giornalismo di fronte a un’AI generativa che scrive libri e articoli, è necessario che ciò che è prodotto dall’uomo, o viceversa dalla macchina, sia chiaramente riconoscibile. In merito all’AI Act dell’Unione europea che sta per entrare in vigore, Benanti ha riconosciuto che “mette al centro il cittadino consumatore” e “non prende di mira una tecnologia specifica, bensì l’effetto che una famiglia di tecnologie sui diritti fondamentali della persona”.
Per il teologo c’è però un problema: le grandi compagnie operanti in questo settore hanno sede in Stati che non fanno parte dell’Unione europea, e quindi resta da vedere quanto sarà applicabile, in termini tecnici, l’enforcement della legge. Il vero collo di bottiglia di tutta la questione non sono neanche i dati o le informazioni, ha aggiunto, ma la capacità computazionale, ossia i chip che mandano avanti questo motore, che è in mano a un’unica grande nazione, gli Stati Uniti. C’è poi il rischio che l’AI sarà appannaggio di pochi grandi soggetti globali, con effetti di controllo sulle popolazioni e il rifiuto dell’idea dell’intelligenza artificiale come bene collettivo. Benanti ha concluso così: “Se il primo decennio è stato quello dello smartphone e il secondo quello della digitalizzazione, il terzo decennio, con l’avvento dell’intelligenza artificiale, produce un cambiamento, perché i processi e servizi che verranno saranno mediati dal cloud, che è una forma di centralizzazione. Dovremmo capire cosa sarà centralizzato e cosa sarà deciso dai singoli, che è una costituzione democratica”.
L’Onu e il paradosso del “comma 22”
Giampiero Massolo si è soffermato sul futuro delle istituzioni multilaterali, parlando della “crisi di un ordine mondiale che è quello liberale, basato sul primato dell’Occidente”. Le cause sono molteplici: una globalizzazione mal gestita, la pandemia, governi crescentemente alle prese con problemi complessi e con la pressione degli elettorati. Incalzato da Cuffaro sulle prospettive di riforma delle Nazioni Unite, Massolo ha detto che l’Onu è bloccata da una sorta di comma 22, evocando il paradosso formulato da Joseph Heller nel romanzo Catch 22 per rappresentare una situazione in cui si è intrappolati da regole o condizioni contradditorie.
Per Massolo, bisogna uscire dalla logica paralizzante per cui gli Stati membri stessi, attraverso il loro disaccordo, rendono inefficace l’azione multilaterale e cercare di favorire, attraverso il metodo della cointeressenza, un “multilateralismo dal basso”, con il coinvolgimento del settore privato, perché “non possiamo lasciare il lavoro solo agli Stati, hanno risorse scarse e vengono guidati da interessi contingenti”. Infine un passaggio sul Sud globale, che “non è una categoria omogenea, non è solo il vecchio non allineamento al quale eravamo abituati, ma è fatto di una grande maggioranza di Paesi che non vuole essere messo in una condizione di scelta fra i valori dell’Occidente, la convenienza e la sicurezza”.
Il terzo rischio per il clima
L’ultimo intervento della tavola rotonda è stato quello di Eleonora Cogo, che ha posto un tema sul tavolo: le grandi istituzioni finanziarie come il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale sono ancora adatte a rispondere alle crisi attuali? C’è un lavoro importante che viene fatto all’interno della Banca Mondiale, ha riconosciuto la rappresentante di Ecco, con la presentazione di un piano per una “evolution roadmap”, che cerca di mantenere il principio cardine di ridurre la povertà, ma anche di generare una prosperità più condivisa. Un’altra direttrice è quella del cambiamento climatico e della sostenibilità degli ecosistemi che supportano la vita sulla Terra. Tuttavia, è l’analisi di Cogo, queste azioni stanno avvenendo con un passo non abbastanza rapido.
Sulla gestione del debito, Cogo ha evidenziato che “è un problema complesso da risolvere” perché “nella crisi dei primi anni Duemila il gruppo di attori coinvolto era molto più piccolo, oggi sono entrati in gioco attori nuovi, soprattutto privati”. Sono stati fatti tentativi in ambito G20, ad esempio con l’istituzione di un quadro comune sul debito che per i Paesi più poveri “cerca di portare tutti i creditori attorno a un tavolo per trovare delle soluzioni per il Paese debitore”. Tuttavia, secondo Cogo i risultati non sono ancora soddisfacenti, poiché “i tempi di negoziazione si sono prolungati anziché accorciarsi”. Cogo ha concluso richiamando l’importanza di aumentare i finanziamenti per il clima: “La cosa che mi preoccupa di più (oltre alla mitigazione e all’adattamento, ndr) è la terza faccia del cambiamento climatico, le perdite e i danni, per cui è stato finalizzato il fondo alla Conferenza sul clima dello scorso anno. Questo è un argomento che richiede forme di finanziamento nuove”.
A soli quattro mesi dal Summit del futuro, i documenti preparatori e le linee di attività stanno prendendo sempre più forma. Tra le iniziative principali si segnalano la proposta di un vertice biennale sull’economia mondiale per espandere i finanziamenti allo sviluppo per l’Agenda 2030; una piattaforma di emergenza per affrontare meglio shock globali come pandemie o disastri ambientali su larga scala; un Patto digitale globale basato sui diritti umani, per gettare le basi per una più ampia governance della tecnologia, compresa l'intelligenza artificiale; una Dichiarazione sulle generazioni future.
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