Decidiamo oggi per un domani sostenibile

Coltivare la correttezza al tempo della complessità

Solidarietà sociale, sviluppo sostenibile, dialogo multilaterale e fraternità: questi gli strumenti "per far sì che i limiti di oggi non possano diventare la realtà di domani". 

di Marcella Mallen, presidente dell'ASviS

mercoledì 27 dicembre 2023
Tempo di lettura: min

Estratto del saggio "Il principio di correttezza per una governance adeguata alle sfide del futuro", pubblicato a novembre sul periodico quadrimestrale "Le nuove frontiere della scuola"

“Correttezza” è parola che prende vita, aprendo la mente a prospettive larghe e lungimiranti, quando viene abbinata ad altre parole, come buona fede, lealtà, onestà e soprattutto solidarietà, che ne costituisce il fondamento da un punto di vista normativo. Nella ricerca delle radici del termine, la mia formazione giuridica mi ha portato, in prima battuta, a soffermarmi sul principio di correttezza richiamato dall’art. 1175 del Codice Civile per disciplinare i rapporti tra i soggetti di un vincolo obbligatorio, simile per certi aspetti alla buona fede in senso oggettivo.

Particolarmente interessante è risultato indagare sulla ratio legis del dovere di correttezza, che poggia sul principio di solidarietà sociale, previsto dall’art. 2 della Costituzione italiana secondo cui la Repubblica “richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Anche se non viene esplicitamente indicato a chi è richiesto tale adempimento, è ragionevole ritenere che ci si aspetti da tutti un contributo a farsi carico dei problemi della collettività. Ne consegue che l’obbligo di tenere un particolare comportamento, ispirato alle regole della correttezza, si configura come un dovere solidale indispensabile per garantire un’ordinata convivenza sociale.

L’accostamento tra i due principi mi ha, quindi, spinto a esplorare la polisemia del termine “solidarietà” prendendo a riferimento un recente e sapiente saggio a essa dedicato[1]. Nel volume viene in premessa sottolineato che il concetto vanta una ricca storia, attraverso periodi e ambiti disciplinari diversi, dalla filosofia alla sociologia, dalla cultura sindacale alla dottrina sociale della Chiesa. Fino a conquistare un posto di rilievo nelle Costituzioni del dopoguerra “per diventare il vessillo dello stato sociale, dei diritti fondamentali, dell’eguaglianza in senso sostanziale e della politica sociale ed economica dell’Unione Europea”. 

Nella nostra Costituzione il principio di solidarietà di cui all’art. 2 è posto, unitamente all’art. 3, nelle norme di apertura del testo costituzionale, a ribadire l’intenzione del legislatore di sottolineare la natura precettiva della solidarietà. La vicinanza e lo stretto collegamento tra i due articoli stanno infatti a significare che l’uguaglianza sostanziale deve essere assicurata dall’impegno dello Stato a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della personalità.

È in questa cornice, in cui correttezza e solidarietà vanno a ricongiungersi alla dignità della persona e all’eguaglianza per abbracciare l’orizzonte dei diritti e dei doveri verso l’umanità, presente e futura, che andrò ad articolare la mia riflessione.

(…)

La correttezza al tempo della complessità

L’esplorazione dell’insieme di relazioni, accoppiamenti e connessioni che sono emersi dalla parola “correttezza” ci ha condotto, sulla base dell’evoluzione normativa e sociale del principio, a ripensarne il senso e i significati alla luce della sfida della complessità. Abbiamo compreso che il tempo della complessità stimola a “riconoscersi in una famiglia comune planetaria e a riconoscere che il proprio destino, come quello di tutti gli altri esseri viventi del pianeta, dipende largamente dai comportamenti umani”.

Così come abbiamo compreso che la correttezza non può più riguardare la mera osservanza delle norme nella loro portata generale, ma va riletta come riconoscimento solidaristico, in un’adesione all’ordinamento che si inserisce nella relazionalità dell’esperienza umana.

Ragionare in termini di reciprocità e solidarietà è fondamentale nel momento in cui la civiltà umana sta mostrando tutti i suoi limiti: del sistema economico, degli assetti delle condizioni sociali sempre più ingiuste e diseguali, dello sfruttamento delle risorse naturali, degli assetti geopolitici.

L’effettiva possibilità di contrastare ogni forma di discriminazione e di violenza, nonché di affermare e difendere i diritti e la dignità umana dipende innanzitutto dalla comprensione di valori, come la solidarietà e il senso di responsabilità, che stanno alla base della convivenza civile e dell’accessibilità ai beni comuni.

Sono concetti oggi al centro di molte riflessioni e dibattiti. Sono nei discorsi delle persone comuni e dei leader mondiali. Nella ricerca sociale. Nelle scienze. Nella filosofia e nella religione. “Va riscoperta la frontiera della solidarietà – o meglio della fraternità – per farla diventare subito uno stile di civiltà. È nella forza dei legami umani che si riapre oggi il futuro”.

Per rifondare su basi corrette la convivenza tra persone e popoli ci aspetta un lavoro enorme e di lungo periodo. Sta alle istituzioni, alle imprese, agli operatori della cultura e dell’informazione, a ciascuno di noi come cittadino parte di una comunità, impegnarsi seriamente, alzando lo sguardo verso l’orizzonte dello sviluppo sostenibile per far sì che i limiti di oggi non possano diventare la realtà di domani.

In questo difficile momento storico non è facile essere ottimisti. Tuttavia l’unica opzione è quella di coltivare e alimentare la speranza nella ripresa del dialogo multilaterale e nella prospettiva della fraternità.

 

[1]Guido Alpa, professore emerito di Diritto civile dell’Università “La Sapienza” di Roma e presidente emerito del Consiglio Nazionale Forense, ha dedicato a questo concetto il volume Solidarietà. Un principio normativo, edito da il Mulino (Bologna 2022).