Quattro scenari plausibili per la cybersecurity nel 2030
Uno studio dell’Uc Berkeley center for long-term cybersecurity ha indagato quattro scenari plausibili per la sicurezza del web nei prossimi anni. Alfabetizzazione digitale e regolamentazione sono necessarie per un futuro sostenibile.
La velocità e la diffusione dell’innovazione tecnologica, dalla digitalizzazione dei servizi alla commercializzazione dell’intelligenza artificiale, pongono nuove sfide per la cybersecurity. Il centro Uc Berkeley for long-term cybersecurity, con il supporto del Centre for cybersecurity del World economic forum e del Cna institute for public research, ha organizzato alcuni workshop per discutere alcuni scenari possibili per la sicurezza digitale nel 2030, raccogliendo i risultati nel documento “Cybersecurity futures 2030 - New foundation”.
I quattro scenari analizzati
- Il sassolino nella rete
Nel primo scenario si esplora la centralità dei semi-conduttori nello sviluppo di tecnologie come l’intelligenza artificiale, la realtà aumentata e l’internet of things. La collaborazione in ambito scientifico e tecnologico è fragile e il mondo è diviso tra potenze occidentali e aree d’influenza provenienti da altre nazioni. Taiwan ricopre un ruolo sempre più importante, in quanto principale produttore di semi-conduttori. Sullo sfondo, la minaccia costante di un attacco militare cinese che vuole “riunificare” Cina e Taiwan entro il 2033.
- La caverna di acciaio
Il secondo scenario ipotizza un mondo in cui sono stati raggiunti progressi importanti nell’automazione del lavoro e nello sviluppo della robotica e dell’intelligenza artificiale, grazie anche al recoupling (unione) dell’economia cinese e statunitense. I tassi di disoccupazione sono aumentati significativamente e il potere politico ed economico si concentra ora nelle mani di pochi giganti tecnologici. Gli Stati Uniti si sono progressivamente isolati, riducendo la propria partecipazione nelle organizzazioni internazionali e abbandonando l’Ucraina e Taiwan.
- Il preludio al rischio
Nel terzo scenario si approfondiscono i rischi della disinformazione e della manipolazione dell’opinione pubblica. La digitalizzazione causa interferenze nei processi democratici, mentre lo sviluppo dell’intelligenza artificiale diventa così incisivo da rendere difficile distinguere immagini e video falsi da quelli veri. Populismo, violenza e sfiducia negli strumenti digitali sono molti diffusi.
- Il sole nudo
Il quarto scenario valuta i risultati raggiunti in ambito medico, in particolare nella terapia genica, grazie allo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Le cure troppo costose, però, rafforzano le disuguaglianze già esistenti. Il mondo, inoltre, deve affrontare le conseguenze del cambiamento climatico: aumentano i migranti ambientali, cresce il costo dell’energia e della vita, diminuiscono le risorse a disposizione.
I risultati principali
La disinformazione e i crimini digitali sono due delle maggiori preoccupazioni legate alla sicurezza digitale, intesa come “l’abilità delle società di far corrispondere la velocità della fiducia alla velocità dell’innovazione”. Dallo studio emerge, infatti, come in alcune regioni la popolazione percepisca un vuoto nella leadership globale e una mancanza di enti regolatori che possano garantire efficacemente la sicurezza e la privacy. Per ridurre i rischi della diffusione di notizie false e aumentare i livelli di fiducia è necessario trovare accordi per la regolamentazione delle nuove tecnologie, promuovere l’alfabetizzazione digitale nella popolazione e sviluppare tecnologie secure by design, ovvero prodotti e software progettati per essere sicuri.
Un altro rischio evidenziato dallo studio riguarda le implicazioni del “capitalismo tecnologico” e la conseguente predominanza di pochi Paesi, tra cui soprattutto Cina e Stati Uniti, sul palcoscenico mondiale. Per poter essere competitivi e indipendenti gli Stati devono essere in grado di attrarre talenti e investimenti e sviluppare le proprie infrastrutture digitali.
Immagine di copertina: Pixabay/unsplash