Abbiamo bisogno di più dati per ridurre il costo ambientale dell’intelligenza artificiale
L’AI fa largo uso di risorse idriche e contribuisce alle emissioni di carbonio, l’impatto sul pianeta è ampio e in crescita ma per affrontarlo servono più informazioni. I governi chiedono maggiore responsabilità e trasparenza.
Enormi quantità di energie per il calcolo e l’archiviazione dei dati. Milioni di litri d’acqua per raffreddare le apparecchiature. L’intelligenza artificiale generativa costa e, sebbene i suoi impatti sul pianeta siano ancora difficili da valutare, stanno generando preoccupazioni crescenti. A fare un po’ di chiarezza ci pensa un’inchiesta del giornalista scientifico David Berreby sul magazine Yale environment 360. Ad esempio, una sessione di domande e risposte con ChatGPT-3 (circa 10-50 risposte) può richiedere fino a mezzo litro di acqua dolce, afferma Shaolei Ren, professore associato di ingegneria elettrica e informatica presso la UC Riverside che, negli ultimi dieci anni, ha condotto ricerche approfondite sui costi idrici legati alla computazione. Per raffreddare i dispositivi elettronici nei data center, è necessario utilizzare acqua priva di batteri e impurità che potrebbero danneggiare gli apparecchi. Di conseguenza, si legge nell’articolo, i data center spesso competono per la stessa risorsa idrica utilizzata per scopi domestici come bere, cucinare e igiene personale.
L'uso diffuso dell'intelligenza artificiale, inoltre, contribuisce alle emissioni di carbonio attraverso l'impiego di elettricità non rinnovabile e aumenta indirettamente gli impatti ambientali derivanti dalla costruzione e dalla manutenzione delle apparecchiature energetiche. A livello globale quindi, numerose applicazioni dell’AI potrebbero accelerare il cambiamento climatico.
Al momento però, non è possibile prevedere in che modo l’uso dell’intelligenza artificiale influirà sulle emissioni di carbonio o sulle riserve di acqua dolce. "Oggi gli scienziati dei dati non hanno un accesso facile o affidabile alle misurazioni [dell'impatto dei gas serra dell'Ai], il che preclude lo sviluppo di tattiche attuabili", si legge negli atti della conferenza ACM 2022 sulla misurazione dell'intensità di carbonio dell'intelligenza artificiale.
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Ora però, i legislatori e i regolatori, negli Stati Uniti e nell’Ue, stanno iniziando a chiedere responsabilità alle aziende. “Lo sviluppo della prossima generazione di strumenti di intelligenza artificiale non può avvenire a scapito della salute del nostro pianeta”, ha affermato il senatore Edward Markey del Massachusetts quando, insieme ad altri legislatori, ha presentato una proposta di legge che richiederebbe al governo federale di valutare l'impatto ambientale attuale dell'intelligenza artificiale e di sviluppare un sistema standardizzato per la segnalazione degli impatti futuri. Analogamente, l'AI Act dell'Unione europea, recentemente approvato dagli Stati membri, imporrebbe ai sistemi di intelligenza artificiale ad alto rischio di segnalare il loro consumo di energia e l'uso di risorse durante il loro ciclo di vita. Questa legislazione dovrebbe entrare in vigore l'anno prossimo.
Nel frattempo, l’Organizzazione internazionale per la standardizzazione, una rete globale che sviluppa standard per produttori e regolatori, afferma che pubblicherà criteri per “l’intelligenza artificiale sostenibile” entro la fine dell’anno. Questi includeranno standard per misurare l’efficienza energetica, l’uso delle materie prime, i trasporti e il consumo di acqua, nonché pratiche per ridurre gli impatti dell’intelligenza artificiale durante tutto il suo ciclo di vita, dal processo di estrazione dei materiali e produzione di componenti informatici all’elettricità consumata dai suoi calcoli.
D’altra parte, l'intelligenza artificiale ha il potenziale per migliorare i modelli climatici, ottimizzare la produzione di tecnologia digitale, ridurre gli sprechi nei trasporti e limitare l'uso di carbonio e acqua. Si stima che le case intelligenti gestite dall'AI potrebbero ridurre il consumo di CO₂ delle famiglie fino al 40%. Ancora, un recente progetto di Google ha dimostrato che un'AI in grado di elaborare rapidamente i dati atmosferici può guidare i piloti delle compagnie aeree verso traiettorie di volo che producono meno scie di condensazione che rappresentano più di un terzo del contributo dell'aviazione commerciale al riscaldamento globale. Secondo Dave Patterson, ricercatore di Google, “se l'intera industria aeronautica implementasse questa innovazione dell'AI, questa singola scoperta farebbe risparmiare più CO₂e di quella derivante da tutta l’intelligenza artificiale nel 2020”.
Intanto l’uso dell’acqua da parte dei data center è una questione tangibile: in Cile e Uruguay sono già scoppiate proteste contro la progettazione di centri che avrebbero sfruttato i serbatoi di acqua potabile. Un giorno, in futuro, sostiene Jesse Dodge, ricercatore presso l’Allen institute for artificial intelligence di Seattle, un'AI potrebbe essere in grado – oltre ad essere obbligata per legge - di informare l'utente sull'impatto idrico e sulle emissioni di carbonio di ogni singola operazione. "Sarebbe uno strumento fantastico che aiuterebbe l'ambiente", afferma. Per ora, però, i singoli utenti non hanno molte informazioni “per conoscere la propria impronta AI, e tanto meno per prendere decisioni al riguardo".
Immagine di copertina: 123Rf